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Cosa succede quando tiriamo lo sciacquone? Dove finiscono la cacca e gli altri rifiuti

Ogni giorno le nostre acque di scarico arrivano nei depuratori, dove vengono filtrate, trattate e trasformate in acqua pulita, energia e fertilizzante. Un processo ingegnoso che protegge il mare, l’ambiente e la nostra salute.

24 Ottobre 2025
18:30
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Cosa succede quando tiriamo lo sciacquone? Dove finiscono la cacca e gli altri rifiuti
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Ti sei mai chiesto dove finisce tutto quello che buttiamo nel water dopo aver tirato lo sciacquone? Ogni giorno milioni di litri di acque reflue — che comprendono non solo feci e urine, ma anche l’acqua del lavandino, della doccia e degli elettrodomestici — partono dalle nostre case e arrivano in un luogo fondamentale per l’ambiente: il depuratore. Come potete vedere nel video, abbiamo visitato l’impianto Iren di Rapallo, in provincia di Genova, per capire come funziona davvero questo incredibile sistema di depurazione.

Il pretrattamento: la prima barriera

Tutto comincia con un’enorme condotta che convoglia le acque di scarico nell’impianto.
Qui, il primo passo è il pretrattamento, dove speciali filtri rotanti separano i materiali solidi che non dovrebbero mai essere gettati nel water. Nei sacchi bianchi accanto ai macchinari si accumulano scarti come assorbenti, cotton fioc, lamette, preservativi, capelli e plastica: tutto ciò che intasa i filtri e rallenta la depurazione. La regola, quindi, è semplice: nel wc solo carta igienica!

In questa fase vengono anche separati gli oli, come quelli di frittura o del tonno in scatola, che non andrebbero mai versati nel lavandino. Un’apposita macchina li isola dalle acque reflue. Infine, un sistema di separazione elimina anche le sabbie presenti nelle fognature.

Il trattamento biologico: i batteri che puliscono

Dopo la rimozione dei materiali solidi, entra in gioco la parte più affascinante: il trattamento biologico. A prima vista le grandi vasche sembrano piscine di acqua sporca che bolle, ma in realtà dentro si nasconde un esercito invisibile di batteri “buoni” che lavorano per noi.

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I batteri aerobi hanno bisogno di ossigeno per vivere, e per questo le vasche vengono continuamente areate dal basso. Grazie a queste bolle, i batteri riescono a ossidare le sostanze organiche e azotate, eliminando gran parte degli inquinanti. Successivamente, quando l’aria viene spenta, entrano in azione i batteri anaerobi, che completano il processo in assenza di ossigeno. Tutto ciò avviene naturalmente, senza l’aggiunta di sostanze chimiche.

La depurazione dell'aria

Giustamente però, all’interno dell’impianto ci potrebbe essere un po’ di cattivo odore.
Per questo, l’aria all’interno dei locali viene aspirata e filtrata con carboni attivi, che intrappolano le molecole odorose grazie alla loro struttura estremamente porosa.
Risultato: all’esterno del depuratore non si percepisce alcun odore, permettendo di costruire questi impianti anche vicino ai centri abitati.

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La filtrazione a membrane: acqua pulita e fanghi separati

Una volta eliminati i contaminanti, è il momento di separare l’acqua dai fanghi.
Questo avviene tramite filtri a membrana: sottili fili dotati di pori di appena 0,03 micron — circa 1800 volte più piccoli di un capello! — che trattengono i batteri e lasciano passare solo l’acqua.
Da una parte si ottiene acqua limpida, dall’altra fanghi biologici ricchi di microorganismi.

Dal fango al fertilizzante

I fanghi vengono poi disidratati e trattati con processi naturali in cui i batteri stessi si “autodigeriscono”. Dopo centrifugazione e ispessimento, si ottiene un fango secco e pulito, pronto per essere utilizzato come ingrediente per fertilizzanti agricoli. L’acqua, invece, è così depurata da poter essere reimmessa nei corsi d’acqua o nel mare — a distanza di sicurezza dalla costa — senza causare inquinamento.

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Energia e riuso: l’economia circolare dei depuratori

Ogni depuratore ha le sue peculiarità. A Genova, l’impianto DAC ha tutte le vasche sigillate per eliminare ogni odore e riesce a produrre biometano dai fanghi, coprendo fino al 50% del fabbisogno energetico. A Reggio Emilia, invece, una parte dell’acqua depurata viene riutilizzata per l’irrigazione dei campi, chiudendo il ciclo idrico e sostenendo l’agricoltura.

I rifiuti come risorse per preservare il mare

Il mare pulito che oggi diamo per scontato è anche merito di questi impianti e delle persone che ci lavorano ogni giorno. I depuratori non solo eliminano gli inquinanti, ma trasformano rifiuti in risorse, producendo acqua riutilizzabile, energia e fertilizzante. Sono l’esempio perfetto di economia circolare al servizio dell’ambiente e della salute di tutti.

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