
Il circuito di Baku sorge tra le vie cittadine della capitale dell'Azerbaigian, dove dal 2016 corrono le monoposto di Formula 1. Il suo nome significa “città dove soffia il vento”: qui le raffiche possono superare i 50–70 km/h, mettendo in difficoltà piloti e ingegneri nella ricerca del giusto assetto. Quello di Baku è il secondo circuito cittadino più veloce al mondo, dietro a quello di Jeddah, in Arabia Saudita. Inoltre, con i suoi 6003 metri è la seconda pista più lunga dell'intero calendario, seconda soltanto al tracciato belga di Spa-Francorchamps. La gara di domenica 21 settembre alle 13:00 si articolerà lungo 51 giri, per un totale di 306.049 km da percorrere. Baku ospita anche il rettilineo più lungo di tutto il Mondiale: 2,2 km (il doppio rispetto a quello di Monza) da percorrere a gas completamente spalancato e proprio in questo tratto il motore va a pieno regime per ben 28 secondi fino alla staccata di curva 1. La velocità più elevata mai registrata sul tracciato è di 366 km/h fatta segnare da Valtteri Bottas durante le qualifiche del 2016 con la Williams.
La configurazione ideale per affrontare il tracciato per le monoposto prevede un assetto da medio-basso carico aerodinamico, serve poca resistenza all'avanzamento per volare nei rettilinei ma anche di carico verticale per non perdere stabilità in frenata e in trazione uscendo dalle curve. Dal punto di vista meccanico, power unit, cambio e freni sono messi duramente sotto stress. I piloti, inoltre, devono poi fare attenzione ai consumi: in certi punti useranno la tecnica del "lift and coast", cioè alzare leggermente il piede dall’acceleratore prima delle curve e lasciar scorrere l’auto senza frenare, per risparmiare carburante. Nel 2019 Charles Leclerc ha fatto registrare il giro record in gara con il tempo di 1'43″009, ad una velocità media di circa 210 km/h.
Il rettilineo più lungo del Mondiale, curve strettissime e frenate impegnative: le caratteristiche di Baku
Il circuito azero, dove per circa il 73% del tempo sul giro l'acceleratore resta completamente spalancato, è composto da 20 curve, di cui 8 a destra e 12 a sinistra. Il circuito è un ibrido unico nel suo genere: lunghi rettilinei e sezioni veloci si alternano a tratti lenti con tornanti strettissimi che ricordano Montecarlo.
Baku impone un compromesso complesso: serve carico aerodinamico per uscire efficacemente dalle curve lente del primo e del secondo settore, ma senza rendere la vettura vulnerabile nel lungo e velocissimo tratto finale. L’asfalto, percorso tutto l’anno dai veicoli cittadini, offre un grip inferiore rispetto ai circuiti permanenti e favorisce il fenomeno del graining. Il tracciato dispone di due zone DRS – una subito dopo curva 2 e l’altra sul rettilineo principale – ma la Safety Car può stravolgere la strategia, come dimostrano le dieci sue apparizioni nelle otto edizioni del GP, per un totale di 45 giri neutralizzati (quasi il 10% dei giri complessivi dal 2016).
Il giro parte dal rettilieno principale, dove le monoposto accelerano a pieno regime fino alla prima staccata, curva 1, affrontata a circa 344 km/h. Questa è una delle frenate più ardue di tutto il Mondiale, dove i i piloti esercitano uno sforzo di 130 kg sul pedale del freno, generando una decelerazione di 4,4 G e una potenza frenante di 2.428 kW. La curva è una sinistra a gomito che riduce la velocità a circa 109 km/h in soli 2,5 secondi e 137 metri. Subito dopo, si entra nella prima zona DRS: un breve rettilineo che conduce a curva 2, una piega a sinistra veloce, affrontata in sesta marcia a circa 264 km/h, dove il carico aerodinamico medio aiuta la stabilità della monoposto.
Segue un altro breve rettilineo che conduce verso curva 3, uno dei tre punti principali di sorpasso: qui la frenata riduce la velocità a circa 65 km/h, generando un picco di decelerazione di 5,2 G. Curva 4 è una sinistra veloce di raccordo, mentre curva 5 e 6 formano una chicane destra-sinistra in prossimità del Museum Centre, dove precisione e trazione sono fondamentali per non perdere tempo.
Il secondo settore è quello più tecnico, caratterizzato da curve lente e tortuose tra la città vecchia. In questo tratto emerge l’anima cittadina di Baku: curve come la 5 e la 6, affrontate a meno di 120 km/h, esaltano il grip meccanico delle monoposto. Il passaggio simbolo è la curva 8, lo “Stretto di Baku”: appena 7,6 metri di larghezza, che costringono i piloti a sfiorare i muretti millimetricamente. Curva 7 è un tornante a destra da percorrere in seconda marcia a circa 60 km/h, dove il grip meccanico diventa cruciale. Seguono le curve 8-11, una sequenza di esse strette che si snoda tra i palazzi e le mura storiche: i piloti viaggiano tra 60 e 150 km/h, con margini di errore minimi. Curva 12 e 13, una sinistra e una destra percorse rispettivamente in settima e sesta marcia intorno ai 280 km/h, dove l’aderenza aeromeccanica è fondamentale, qui non è raro vedere le monoposto "graffiare" i muretti. Curva 14 e 15, affrontate in discesa, preparano l’uscita sul rettilineo finale.
L’ultimo settore è un misto di curve medie e rettilinei da sfruttare in pieno. Curva 16 è una sinistra ampia da percorrere in sesta a circa 253 km/h, che introduce alla sezione finale cittadina. Curva 17 e 18 richiedono precisione e continuità nell’accelerazione, mentre curva 19 riduce la velocità a circa 160 km/h per entrare nell’ultima curva 20, una sinistra leggermente inclinata che porta sul rettilineo principale di oltre 2 km, dove i piloti possono riattivare l’ala mobile DRS e spingere il motore a piena potenza.
Baku è estremamente impegnativa per freni e cambio: ogni giro prevede 12 staccate, con picchi superiori ai 100 kg sul pedale in otto punti. In totale, i piloti passano circa il 20% del tempo sul giro con il piede sul pedale del freno. Il cambio viene anch'esso molto sollecitato, circa 3.800 sono le cambiate durante la gara, con le marce più impiegate che sono la seconda e la sesta.

Le strategie da adottare a Baku tra degrado degli pneumatici, mescole più morbide e pit-stop
Il tracciato di Baku è un banco di prova particolarissimo per gli pneumatici. Il tratto più particolare è il rettilineo principale: qui le gomme anteriori possono raffreddarsi anche di 40 °C, passando da 100 a 60 gradi. Risultato? Alla staccata di curva 1 il rischio è quello di bloccare le ruote, cioè di farle smettere di girare mentre la macchina scivola sull’asfalto. In questi casi la gomma si appiattisce in un punto – quello che in gergo si chiama “flat spot” – creando vibrazioni fortissime al volante e rendendo le prestazioni molto peggiori. A volte un solo errore può costringere il pilota a cambiare subito le gomme.
Per il Gran Premio di Baku 2025 Pirelli ha deciso di portare la terna più morbida della gamma: C6 come Soft, C5 come Medium e C4 come Hard. È una scelta più aggressiva rispetto allo scorso anno, quando le mescole più dure avevano spinto quasi tutti i team verso la strategia ad una sola sosta. Con questo cambio, invece, torna in gioco anche l’opzione delle due fermate, rendendo la gara più aperta sul piano tattico. L’anno scorso, infatti, quasi tutti avevano puntato su una sola fermata: Pierre Gasly dell'Alpine riuscì a coprire addirittura 50 giri con le Hard, fermandosi al penultimo passaggio solo per montare le Soft.
Inoltre, una novità da non sottovalutare per la gara di quest'anno è quella di Pirelli che ha deciso di alzare leggermente le pressioni minime degli pneumatici, soprattutto all’anteriore. È un modo per proteggere le gomme dai forti carichi che si sviluppano sui lunghi rettilinei di Baku e per ridurre il rischio di danni strutturali. In pratica, con una pressione interna più alta, la gomma è più rigida e quindi meno soggetta a deformarsi sotto stress. Di contro, però, si riduce un po’ il grip meccanico, e questo rende ancora più delicata la gestione nelle curve più lente. A complicare il quadro ci pensano i palazzi della capitale azera, che creano zone d’ombra improvvise e modificano la temperatura dell’asfalto, oltre al vento del Mar Caspio, capace di raffreddare le gomme o spingere lateralmente le monoposto nei punti più veloci.
Per quanto riguarda la strategia ai box, a Baku il tempo medio per un pit stop è di circa 22-24 secondi, tra i più alti del calendario. Il motivo è dato dalla pit lane lunghissima, circa 400 metri. In altre parole, ogni fermata ai box pesa molto di più rispetto ad altri circuiti, e i team sono quindi spinti a ridurre al minimo il numero di soste. La strategia più probabile resta una sola sosta (Hard + Medium), ma con le nuove mescole non è da escludere che qualcuno tenti una doppia fermata per spingere di più.
Il circuito di Baku letto attraverso i numeri: statistiche e record del tracciato azero
Il circuito di Baku detiene anche un primato insolito: è il tracciato più basso dell’intero calendario di Formula 1, situato a circa 28 metri sotto il livello del mare. Oltre a questo record geografico, il circuito azero ha scritto pagine importanti della storia della F1 sebbene abbia ospitato soltanto 8 edizioni fin qui (ad eccezione del 2020 quando non si corse a causa della pandemia). Ecco i numeri più importanti da conoscere:
- Piloti con più vittorie: soltanto un pilota è riuscito a fare il bis a Baku ed è Sergio Perez avendo trionfato nel 2021 e 2023, alle sue spalle Nico Rosberg, Daniel Ricciardo, Lewis Hamilton, Valtteri Bottas, Max Verstappen ed Oscar Piastri con 1 vittoria ciascuno.
- Scuderie più vincenti: in questa classifica primeggia la Red Bull con 4 vittorie, Mercedes (3) e McLaren (1).
- Pole position: il vero re di Baku è Charles Leclerc con ben 4 pole position ottenute, seguito da Nico Rosberg, Lewis Hamilton, Sebastian Vettel e Valtteri Bottas con 1 pole ciascuno.
- Piloti con più podi conquistati: anche qui troviamo Sergio Perez in cima con 5 podi ottenuti, seguito da Sebastian Vettel (3), Lewis Hamilton, Valtteri Bottas, George Russell, Max Verstappen e Charles Leclerc (2).
- Piloti con più giri percorsi in gara: Lewis Hamilton (408), Valtteri Bottas (402), Sergio Perez (394), Max Verstappen (351).
- Giro record in gara: 1'43″009, stabilito da Charles Leclerc nel 2019
- Giro record in qualifica: 1'40″495, segnato da Valtteri Bottas nel 2019
Infine, curioso il caso del pilota monegasco Charles Leclerc che ha inanellato ben 4 pole position consecutive (2021-2024), ma senza mai riuscire a centrare la vittoria.