
Siamo stati all’iliad International Broadcast Center di Lissone, vicino Milano, dove si trovano tutte le sale VAR della Lega Serie A. A differenza di quanto si potrebbe pensare, infatti, le sale VAR non sono all'interno degli stadi ma sono concentrate in questo edificio. In totale sono 8, dal momento che tra anticipi e posticipi non ci sono mai più di 8 partite in contemporanea.
Il VAR, acronimo di “Video Assistant Referee,” è uno strumento a disposizione degli arbitri che serve per analizzare le immagini video in tempo reale. In ogni stadio sono posizionate diverse telecamere: nel modello “Standard A”, il più avanzato, sono circa 20. Si tratta di telecamere di altissima qualità: alcune hanno il super SLO-MO, altre sono dotate di uno zoom potentissimo. La
maggior parte di queste telecamere sono le stesse che vediamo TV, altre invece potrebbero essere dedicate solo all’analisi VAR. La regola è che tutte le telecamere che inquadrano il campo devono essere messe a disposizione del VAR: questo significa che se una tv vuole posizionare delle telecamere aggiuntive, come ad esempio dietro la porta o un drone, anche queste devono obbligatoriamente essere messe a disposizione del VAR.
La velocità del segnale
Le immagini video viaggiano dagli stadi fino a Lissone in meno di un secondo, grazie alla fibra ottica. Questa velocità permette alla sala VAR di comunicare con l’arbitro in campo praticamente in tempo reale. Dal momento che le immagini video arrivano tutte all’iliad International Broadcast Center di Lissone, qui viene anche curata la parte grafica delle partite di Serie A, come la virtualizzazione dei cartelloni pubblicitari e la color correction dei campi.
L’interno di una sala VAR
La prima cosa che si nota entrando in una sala VAR è che non ci sono finestre. Tutto l’ambiente è stato ideato per isolare gli arbitri evitando distrazioni esterne. Inizialmente, quando è stato introdotto il VAR, venivano allestite delle cabine negli stadi, dove però gli arbitri erano maggiormente esposti alle pressioni legate a quell’ambiente. Curiosità: gli arbitri arrivano al centro di Lissone in giacca e cravatta, proprio come facevano quando andavano allo stadio. Poco prima della partita si cambiano, e indossano la divisa uciale di gara. Si tratta anche in questo caso di un fattore psicologico che permette all’arbitro di entrare in modalità partita
Come funziona il VAR
Gli arbitri della sala VAR comunicano con il campo tramite un pulsante rosso, che apre il collegamento audio. Mentre chi sta in sala VAR riceve sempre l’audio dal campo, per fare il contrario bisogna premere il pulsante. Se durante la partita il VAR nota un possibile fallo non fischiato, non mette in pausa il video, ma preme un altro pulsante, di colore verde, che fa comparire un marker sulla timeline dei loro monitor. Solo quando l’azione è terminata si torna indietro e si rivede l’episodio. Questo non avviene sempre: per non rallentare troppo il gioco, il VAR può intervenire solo in 4 casi: assegnazione di un gol, calcio di rigore, espulsione diretta e scambio di identità, e comunque solo in caso di un chiaro ed evidente errore. Una volta identificato l’episodio, si crea un loop per rivederlo.
Come intervengono il fuorigioco semiautomatico e la Goal Line Technology
Diverso è il funzionamento del fuorigioco: da qualche anno esiste il fuorigioco semiautomatico (SAOT), una tecnologia che opera in parallelo al VAR. Consiste in 10 telecamere incrociate che tracciano in tempo reale i movimenti degli esoscheletri di tutti i calciatori in campo e della palla. Quando parte un lancio in avanti, il SAOT lo riconosce e invia automaticamente una bandierina colorata sulla timeline del VAR: verde ( posizione regolare), rossa (fuorigioco) o arancione (fuorigioco di meno di 1 metro). Un calciatore però può anche essere in posizione di fuorigioco “passivo”, non partecipando all’azione, e per questo c’è bisogno del controllo umano, che lo rende “semi-automatico”.
Anche la Goal Line Technology è una tecnologia che opera parallelamente al VAR. 12 telecamere dedicate, 6 per porta, forniscono le immagini per un controllo video e inviano un segnale all’orologio dell'arbitro in campo, facendolo vibrare se la palla dovesse superare la linea di porta. Tutto grazie ai dati delle telecamere, senza chip nel pallone o sensori nella porta. Curiosità: il sistema è tarato a inizio stagione per riconoscere solo i palloni uciali, certificati. Con un pallone diverso, la Goal Line Technology non funzionerebbe.
Il margine di errore della tecnologia
Eppure, nonostante tutta questa tecnologia, un margine di errore resta sempre. Il VAR è stata una grandissima innovazione, che ha fornito agli arbitri degli strumenti extra per il loro lavoro. Come nella Scienza però, anche qui l’interpretazione dei dati non è sempre perfetta, e un certo grado di incertezza fa parte del processo. L’introduzione del VAR nasce con l’obiettivo di portare chiarezza nel mondo del calcio e ha dato la possibilità di conoscere quali sono i processi dietro le decisioni arbitrali, con maggiore trasparenza rispetto a quanto si poteva fare in passato.