
La vicenda della “famiglia del bosco” ha riaperto il dibattito sull’homeschooling – l'istruzione parentale svolta da casa – dopo che tre bambini sono stati allontanati dai genitori con i quali vivevano in una casa nel bosco a Palmoli, in Abruzzo.
Senza entrare troppo nel dettaglio di questo complesso caso – al quale si applicano anche le normative sulla responsabilità genitoriale e sul decadimento della patria potestà –, va detto che nel nostro Paese la scuola è obbligatoria fino ai 16 anni. E, in effetti, nell'ordinanza emessa dal tribunale, viene specificato che i tre bambini non frequentavano la scuola.
Ma, quindi, è legale nel nostro Paese istruire i propri figli da casa senza mandarli a scuola? In realtà sì, nella legislazione italiana esiste «un'alternativa alla frequenza delle aule scolastiche» nel momento in cui la famiglia sceglie di provvedere direttamente all'educazione dei figli. Chiaramente, questa possibilità è vincolata al rispetto di alcuni criteri specifici, dalla dichiarazione annuale da consegnare al dirigente scolastico fino all'esame di idoneità dello studente.
Come funziona l'istruzione parentale in Italia
Come specificato dal Ministero dell'Istruzione e del Merito, in Italia l'istruzione parentale, conosciuta anche come “scuola familiare” o “homeschooling”, rappresenta un'alternativa riconosciuta al percorso scolastico tradizionale in aula. In particolare, questa opzione è regolata dall'articolo 2 del Decreto Legislativo 62/2017, che riconosce alla famiglia la possibilità di scegliere di provvedere direttamente all'educazione e all'istruzione dei propri figli. Tuttavia, l'attuazione dell'istruzione parentale è vincolata a procedure e requisiti ben specifici.
Innanzitutto, la famiglia che decide di avvalersi dell'istruzione parentale è tenuta a comunicare tale decisione ogni anno al dirigente scolastico della scuola statale più vicina alla propria residenza. Questa comunicazione deve essere inoltrata entro i termini stabiliti, ma l'aspetto cruciale è che la famiglia deve dimostrare di possedere le capacità tecniche ed economiche necessarie per provvedere in modo autonomo all'insegnamento. Il dirigente scolastico, poi, avrà il dovere di verificare la correttezza di quanto dichiarato dai genitori e sarà obbligato a vigilare sull'adempimento dell'obbligo di istruzione del minore.
Il secondo pilastro dell'homeschooling è invece l'esame di idoneità, al quale ogni alunno deve sottoporsi annualmente per poter accedere alla classe successiva. Questo esame viene sostenuto – direttamente in una scuola statale o paritaria – come candidato esterno e serve proprio a verificare che l’alunno abbia effettivamente acquisito le competenze relative al suo grado di studio. Nel caso in cui l’alunno non superi l’esame di idoneità, o se la famiglia non dovesse presentare tutta la documentazione necessaria, il dirigente scolastico dovrà attivare le procedure per l’iscrizione immediata dell’alunno presso una scuola.
In altre parole, se i requisiti stabiliti dalla legge non dovessero essere rispettati, lo studente sarà obbligato a frequentare fisicamente la scuola, dovendo quindi rinunciare all'istruzione parentale da casa.
Nel caso specifico della famiglia di Palmoli, il Ministero dell'Istruzione ha specificato tramite una nota che l'obbligo scolastico dei tre minori era stato rispettato, dopo aver ricevuto la conferma dal dirigente scolastico competente.
I dati sull'homeschooling in Italia
Secondo i dati ufficiali rilasciati dal Ministero dell'Istruzione, nel corso degli ultimi anni l'istruzione parentale è aumentata anche in Italia, soprattutto a seguito della pandemia da Covid-19. Nello specifico, se nell'anno scolastico 2018/2019 gli studenti educati a casa dai genitori erano circa 5.126, già nel 2020/2021 questo numero aveva raggiunto i 15.361.
Al momento, il record sembra essere stato raggiunto per l'anno scolastico 2024/2025, quando il Ministero registrò circa 16.000 studenti e studentesse istruiti da casa, a fronte di un totale di 7.073.587 studenti tornati tra i banchi di scuola. Insomma, pur in crescita, si tratta di una quota estremamente ridotta, pari allo 0,23% degli alunni totali.
Per quest'anno la quota si ferma a 10.600, ma i dirigenti scolastici hanno tempo fino alla fine dell'anno per comunicare il numero definitivo di studenti in homeschooling.
Guardando invece all'estero, tra i Paesi più avanzati sotto questo punto di vista ci sono gli Stati Uniti: secondo i dati ufficiali rilasciati dal National Center for Education Statistics (NCES), nell'anno scolastico 2022/2023 circa il 3,4% degli studenti – dalla scuola materna fino all'ultimo anno di liceo – ricorreva all'homeschooling.
La differenza tra homeschooling e unschooling
L'homeschooling, però, non va confuso con quello che viene definito “unschooling”: nel primo caso, gli studenti vengono istruiti a casa dai propri genitori, i quali sono tenuti a seguire un programma specifico a seconda del grado scolastico, utilizzando spesso libri di testo simili a quelli scolastici e dedicando un momento specifico della giornata allo studio, nell'ottica di preparare l'alunno all'esame finale di cui parlavamo sopra.
L'unschooling, invece, è un termine coniato dall'educatore John Holt per indicare una sorta di “apprendimento autoguidato”. Nella pratica, quindi, consiste in una pratica di istruzione in cui gli studenti hanno una forte autonomia decisionale per quanto riguarda l'attività scolastica, che non è strutturata in programmi fissi né in lezioni pre-impostate, ma dipende in gran parte dai singoli interessi e dall'ambiente circostante.