
Il circuito di Austin, meglio conosciuto come COTA (Circuit of the Americas), è un circuito permanente situato vicino la città di Austin, in Texas. Presente nel calendario di Formula 1 dal 2012, ha fin qui ospitato 12 edizioni del Mondiale e dal 2013 ospita anche le gare del Motomondiale. Il tracciato americano è unico nel suo genere per avere dislivelli significativi che rendono il controllo delle monoposto molto complicato. A riguardo, già dal rettilineo di partenza che porta alla prima curva, una secca a sinistra si ha una ripida salita che presenta una pendenza dell'11% ed un dislivello di 21 metri. Il circuito ha una lunghezza di 5513 metri con i piloti che domenica 19 ottobre alle ore 21.00 dovranno percorrere in totale una distanza di 308.728 km per 56 giri totali.
La conformazione della pista richiede un assetto da medio-alto carico aerodinamico, soprattutto per quanto riguarda il primo settore, quello più tecnico che va da curva 2 a curva 9 costituito da una serie di chicane da percorrere a velocità elevate che ricordano la celebre sequenza del circuito di Silverstone nel tratto Maggots-Becketts.
Nel 2019 Charles Leclerc ha fatto registrare il giro più veloce in gara in 1'36"169 con la Ferrari ad una velocità media di 206 km/h. Scopriamo meglio nel dettaglio le caratteristiche tecniche e i punti più critici del circuito americano per i piloti.
Il Circuit of the Americas di Austin del GP degli Stati Uniti, uno dei più difficili del Mondiale di F1
Il circuito americano è composto da 20 curve, di queste 9 sono a destra e 11 a sinistra. Tra tutte le curve, spicca sin dalla partenza la curva 1, un tornante cieco in salita verso sinistra dove si passa da ottava a terza marcia: i piloti arrivano a circa 315 km/h e frenano per poco più di 2 secondi percorrendo 65 metri scalando a 86 km/h, qui si ottengono 4.6 G di decelerazione. In questo punto della pista, essendo molto largo, i piloti spesso prendono traiettorie diverse per compiere sorpassi. L’idea del Circuit of the Americas nacque nel 2007 quasi per caso. Tavo Hellmund, l’imprenditore texano che ne ha curato la realizzazione, disegnò il primo layout del tracciato su un semplice tovagliolo, ispirandosi all’Autódromo de las Américas di Città del Messico per il nome. Sorprendentemente, circa il 90% del disegno originale è stato mantenuto nel progetto definitivo, incluso il celebre dislivello di 41 metri che porta proprio alla curva 1, simbolo di Austin.
Al Circuit of the Americas, i piloti sono chiamati a utilizzare i freni ben 12 volte a giro, per un tempo complessivo di poco superiore ai 17 secondi. Delle 20 curve che compongo il tracciato, dodici mettono a dura prova l’impianto frenante: oltre alla curva 1, le altre più impegnative sono la frenata in curva 12 dove si passa da 316 a 86 km/h in 2,78 secondi, percorrendo 128 metri sotto costante pressione sul pedale, mentre la curva 11 obbliga a scendere da 282 a 80 km/h in 2,51 secondi. Durante l’intera gara, ogni pilota esercita sul pedale del freno un carico complessivo di oltre 64 tonnellate: una cifra che rende perfettamente l’idea della fatica fisica e meccanica richiesta da questo circuito. In totale i piloti passano il 18% del tempo sul giro con il piede schiacciato sul pedale del freno.
Per quanto riguarda la power unit, qui ad Austin si sta con il gas completamente spalancato per oltre il 62% del tempo sul giro. Il tratto che collega curva 11 a curva 12 è il più esteso del circuito, poco più di 1 km di rettilineo dove solo qui l'acceleratore lavora per 16 secondi. In questo tratto è inoltre la presente la prima delle seconde sezioni in cui si potrà attivare il DRS, la prima si trova sul rettilineo principale che va da curva 20 e sfocia nella curva 1.
Il primo settore del circuito è una serie di cambi di direzione velocissimi che richiama i curvoni veloci di Silverstone in Maggotts-Becketts-Chapel o il primo settore di Suzuka: le curve 3 e 4 si affrontano in settima marcia a circa 280 km/h, mentre le curve 5 e 6, in sesta marcia, si percorrono a circa 230 km/h con 3,5 g di accelerazione laterale. Qui il carico aerodinamico è cruciale: bisogna trovare il giusto equilibrio tra velocità, trazione e carico, perché è proprio tra curva 2 e curva 9 che si fa il tempo e si notano le differenze tra vetture ben bilanciate e monoposto che soffrono.
Il settore centrale si apre con la curva 11, dove i piloti arrivano a 295 km/h e devono frenare fino a 75 km/h in 120 metri, con una decelerazione di 4,5 g, affrontando la curva in terza marcia. La curva 12 è ancora più impegnativa: si passa da 328 km/h a 87 km/h in 140 metri, con 4,6 g di decelerazione, la trazione qui diventa fondamentale, soprattutto nel tratto che porta a curva 16, dove accelerazione e aderenza possono fare la differenza.
Da qui parte la sezione più iconica del tracciato. Dopo la lenta curva 13, i piloti si preparano alla curva 14, in cui prendere il punto di corda è decisivo per impostare al meglio la curva 15, larga in entrata e stretta in uscita. Poi arriva la spettacolare sequenza delle curve 16, 17 e 18, percorse in piena accelerazione in settima marcia, a circa 260 km/h, con 4,8 g di accelerazione laterale: una sezione in appoggio continuo che ruota intorno all’Austin360 Amphitheater, dove equilibrio e precisione sono fondamentali. Il giro si chiude con la discesa verso la curva 19 e l’ultima piega, la curva 20, un tornante a sinistra che riporta sul rettilineo principale.
Poco stress invece sul cambio, con circa 3200 cambiate in totale durante tutto l'arco della gara.

Il COTA sotto la lente: strategie, gestione pneumatici e segreti dell'asfalto
Per la gara di Austin di quest'anno, Pirelli ha deciso di sperimentare un approccio particolare: un salto di mescola, cioè una selezione non consecutiva di gomme – C1 Hard, C3 Medium e C4 Soft – per aumentare la differenza di prestazioni e stimolare strategie diversificate. La scelta è stata fatta per osservare se una mescola più dura del solito potrà favorire chi punta a una sola sosta, o se invece prevarranno tattiche più aggressive a due pit stop. Infatti, solitamente ad Austin la strategia più adottata è quella che prevede una sola sosta, come confermato dalla precedente edizione.
Gli pneumatici saranno messi a dura prova. Il primo settore distribuisce le sollecitazioni in modo quasi uniforme tra destra e sinistra, con accelerazioni e carichi laterali che mettono alla prova la struttura delle gomme. Le curve 16-17-18, tutte a destra ad alta velocità, gravano sulle gomme sinistre, mentre posteriori e anteriori sono impegnate da frenate brusche, trazione e rapidi cambi di direzione. Il degrado è soprattutto termico e può essere accentuato dal caldo texano, che in ottobre supera spesso i 30°C. Un ulteriore fattore è l’evoluzione della pista: con ogni giro l’asfalto accumula gomma, aumenta il grip e migliora i tempi sul giro, permettendo stint più lunghi e strategie più efficaci.
La pit lane del COTA è lunga circa 400 metri, e il tempo medio di sosta ai box è di circa 20 secondi. Strategie come l'undercut (pit stop anticipato per guadagnare posizioni) e l'overcut (posticipare il pit stop per sfruttare le gomme più fresche) sono spesso adottate.
Il circuito di Austin in numeri: record, vittorie e statistiche del tracciato texano
Oltre alle sfide tecniche, il COTA è anche un terreno di record e statistiche che raccontano la sua storia recente nella Formula 1 moderna. Ecco i numeri più interessanti da conoscere sul GP degli Stati Uniti:
- Piloti con più vittorie: il Re di Austin è Lewis Hamilton che qui detiene il record con 5 vittorie, seguito da Max Verstappen a quota 3. Una vittoria a testa invece per Sebastian Vettel, Kimi Raikkonen, Charles Leclerc e Valtteri Bottas.
- Scuderie più vincenti: svetta su tutti la Mercedes con 5 vittorie, seguita da Red Bull (4), Ferrari (2), McLaren (1).
- Pole position: anche qui primeggia Lewis Hamilton con 3 pole position, seguito da Sebastian Vettel e Nico Rosberg (2).
- Piloti con più podi conquistati: Lewis Hamilton (9), Max Verstappen (6), Sebastian Vettel (4), Nico Rosberg (3).
- Piloti con più giri percorsi in gara: Lewis Hamilton (617), Sergio Perez (614), Daniel Ricciardo (525), Valtteri Bottas (523), Fernando Alonso (514).
- Giro record in gara: 1'36″169, stabilito da Charles Leclerc nel 2019
- Giro record in qualifica: 1'32″029, siglato da Valtteri Bottas nel 2019
Ma oltre ai meri numeri, ad Austin negli anni si sono susseguiti una serie di eventi che meritano di essere citati. Ad esempio, sulle 12 edizioni disputate fin qui, ben sette sono state decise con meno di 5 secondi di distacco tra primo e secondo classificato: emblematica la gara inaugurale del 2012, in cui Lewis Hamilton vinse ai danni di Sebastian Vettel per appena 0,675 secondi di margine. In altri casi, invece, i vincitori hanno dominato: basti pensare a Hamilton nel 2017, che chiuse con 10,143 secondi di vantaggio, o a Verstappen nel 2023, autore del record di margine più ampio con 10,730 secondi.
Il COTA è stato anche teatro di qualifiche serratissime: nel 2019 Valtteri Bottas conquistò la pole per soli 12 millesimi di secondo, mentre nel 2024 Lando Norris la strappò a Verstappen con appena 0,031 secondi di differenza. In media, la pole ad Austin si decide con uno scarto di poco superiore ai decimi di secondo.