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24 Giugno 2025
13:45

Perché alcuni concerti vengono dichiarati “sold out” anche se ci sono ancora posti liberi e cosa c’è davvero dietro

I concerti vengono spesso dichiarati “sold out” anche quando ci sono ancora posti liberi, perché dietro ci sono strategie di marketing, biglietti riservati a sponsor e staff, rivendite a prezzi più che dimezzati e l’esigenza degli artisti di mostrare un’immagine di successo, anche a costo di riempire gli spalti con inviti e sconti. Ma cosa si nasconde davvero dietro questo fenomeno, che in realtà va avanti da anni?

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Perché alcuni concerti vengono dichiarati “sold out” anche se ci sono ancora posti liberi e cosa c’è davvero dietro
finti sold out concerti

Negli ultimi anni è diventato sempre più comune vedere concerti annunciati come “sold out”, cioè con tutti i biglietti esauriti, ma spesso la realtà è diversa. Poco prima dell’evento, infatti, capita di trovare biglietti ancora disponibili, spesso a prezzi molto più bassi rispetto al normale, o addirittura regalati a gruppi di persone legate a sponsor o aziende. Questa pratica, anche se poco nota al grande pubblico, è molto diffusa nel mondo della musica dal vivo e serve principalmente a creare l’immagine di un successo che in realtà potrebbe non esserci – e ad evitare che circolino foto di spalti vuoti sui social.

Per molti artisti, specialmente dopo la pandemia, riempire grandi stadi o palazzetti è diventato sempre più difficile, nonostante il successo sui social e nelle piattaforme di streaming. Tuttavia, poter dichiarare un “sold out” resta fondamentale per la loro immagine pubblica: un concerto pieno fa curriculum, attira l’attenzione dei media, degli sponsor e aiuta a vendere nuovi tour. Per questo motivo, dietro a quei cartelli di “tutto esaurito” spesso si nasconde una strategia ben studiata, che passa per la vendita last minute di biglietti scontati o la distribuzione di ingressi omaggio.

Questa pratica è resa possibile anche dal forte controllo che alcune grandi agenzie hanno sul mercato dei concerti, grazie a contratti con anticipi importanti che gli artisti devono poi “pareggiare” con le vendite dei biglietti. Quando le vendite reali non bastano, si cerca così di salvare almeno l’apparenza, limitando le perdite economiche e proteggendo la reputazione dell’artista.

Negli ultimi anni, anche a causa dei bassi guadagni dello streaming, i concerti sono diventati la principale fonte di reddito per cantanti e band. Ma dopo la pandemia qualcosa si è rotto: c'è stata un’esplosione di eventi dal vivo, spesso troppo ambiziosi, e il pubblico non riesce più a starci dietro.

Molti artisti, forti di milioni di follower e ascolti online, hanno iniziato a puntare direttamente a stadi e palazzetti, anche quando il loro pubblico reale non è così numeroso. Il risultato? Troppe date, location troppo grandi e biglietti che restano invenduti. Eppure, far vedere che si è “sold out” è ormai diventato uno status symbol: fa notizia, fa sembrare l’artista sulla cresta dell’onda e aiuta a vendere meglio tutto il resto. Per questo, spesso, l’apparenza conta più della sostanza.

Capita così che qualche settimana prima del concerto, le agenzie decidano di svuotare gli ultimi blocchi di biglietti tramite vendite riservate a prezzi molto bassi, indirizzate a sponsor, aziende, associazioni e gruppi organizzati. L’obiettivo non è guadagnare, ma riempire le zone vuote e far sembrare che il concerto sia stato un grande successo.

Tour annullati, finti sold out e bolla dei concerti: cosa sta succedendo davvero nel mondo della musica dal vivo

Non è un mistero: i concerti grandi, quelli negli stadi o nei palazzetti, spesso non si riempiono come ci si aspetterebbe. Negli ultimi tempi sono esplose polemiche sui “finti sold out” e i tour annullati. Ma la tanto temuta bolla dei concerti è davvero scoppiata? No, i dati dicono altro. Nel 2023, il settore della musica dal vivo in Italia ha raggiunto un fatturato record di quasi un miliardo di euro, con una crescita del 33,5% rispetto all’anno precedente. Sempre più spesso, i numeri dello streaming e dei social danno un’illusione: milioni di ascolti su Spotify non significano automaticamente file ai botteghini.  Andare a un concerto richiede tempo, soldi e passione vera: non basta cliccare “play”.

Dietro i “finti sold out” e i prezzi scontati che circolano spesso, c’è una strategia precisa: promuovere l’evento come un successo per mantenere alta l’immagine dell’artista e giustificare investimenti ingenti da parte di agenzie e sponsor. I promoter devono riempire gli spalti a ogni costo, anche ricorrendo a biglietti regalati o venduti a pochi euro a gruppi di dipendenti, fan “invitati” o tramite offerte riservate.

Perché i concerti costano tanto e i biglietti finiscono spesso scontati o regalati

I biglietti per i grandi concerti spesso costano molto, e non è un caso. Dietro quel prezzo alto c’è un meccanismo complesso: affitto delle location, luci, sicurezza, staff, tecnici, trasporti, marketing, e soprattutto gli anticipi che le agenzie versano agli artisti. Molte di queste spese sono fisse e non si riducono nemmeno se il pubblico è meno numeroso. Questi anticipi sono somme ingenti che l’artista deve “ripagare” con la vendita dei biglietti; fino a quando ciò non avviene, i guadagni dal live sono praticamente nulli.

Quando le vendite non bastano, ecco entrare in gioco il piano B: biglietti venduti a prezzi stracciati o addirittura regalati, spesso tramite link riservati a sponsor, aziende o dipendenti. Questo serve a riempire gli spalti e dare l’impressione che il concerto sia un successo totale. Non si tratta di truffa, ma di una strategia di marketing ben studiata per salvare l’immagine dell’artista, mantenere alta la reputazione e attirare nuovi sponsor e investitori.

La pandemia ha complicato ulteriormente le cose. Durante il lockdown, la musica dal vivo si è praticamente fermata, e molti concerti sono stati annullati o rimandati. Invece di rimborsare in denaro, spesso i biglietti sono stati convertiti in voucher da usare in futuro, lasciando in mano alle agenzie una liquidità importante anche in un momento di crisi. Questo ha rafforzato il potere delle grandi agenzie, che ora controllano buona parte del mercato e possono permettersi anticipi ancora più alti. Ma questo significa anche maggior pressione sugli artisti: devono organizzare tantissimi concerti per ripagare gli anticipi e spesso si trovano a dover ricorrere a strategie come la vendita di biglietti scontati o la distribuzione di ingressi gratuiti per riempire gli spalti.

In questo modo, anche eventi che sembrano dei flop economici riescono a mantenere una facciata di successo. E mentre gli spettatori pagano prezzi alti, dietro le quinte si muovono equilibri complessi, legati a un business sempre più centralizzato e strutturato, dove l’apparenza conta quasi quanto i numeri veri.

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