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21 Novembre 2025
12:47

Si alzano i toni del dibattito attorno alla cometa 3I/ATLAS, Avi Loeb contro la NASA: cosa sta succedendo

La NASA ha confermato che l'oggetto interstellare 3I/ATLAS è una cometa naturale, ma Avi Loeb, astrofisico di Harvard, la accusa di «ripetere un mantra» e di essere popolata da «burocrati e scienziati senza immaginazione». Ecco perché le sue affermazioni sono sbagliate.

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Si alzano i toni del dibattito attorno alla cometa 3I/ATLAS, Avi Loeb contro la NASA: cosa sta succedendo
Editoriale a cura di Filippo Bonaventura
Astrofisico e divulgatore scientifico
cometa interstellare
La cometa interstellare 3I/ATLAS osservata dall’osservatorio Gemini. Credit: International Gemini Observatory/NOIRLab/NSF/AURA/Shadow the Scientist/ J. Miller & M. Rodriguez/T.A. Rector/ M. Zamani

Si alzano i toni del dibattito attorno alla cometa 3I/ATLAS, il terzo oggetto interstellare scoperto in transito nel Sistema Solare. Il rilascio delle immagini della cometa da parte della NASA, avvenuto il 19 novembre in una conferenza stampa, era attesissimo dopo tutte le teorie sulla possibile natura artificiale della cometa promosse dall'astrofisico di Harvard Avi Loeb. L'agenzia spaziale americana, consapevole di questo, ha affrontato direttamente la questione con una dichiarazione esplicita dell'amministratrice associata Amit Kshatriya:

Questo oggetto è una cometa. Appare e si comporta come una cometa, tutte le prove indicano che lo sia.

Insomma, la NASA, cioè la massima autorità mondiale in tema spaziale, ha confermato senza significativi margini di incertezza che 3I/ATLAS è un corpo naturale. Storia chiusa, quindi? In un mondo ideale, queste parole dovrebbero mettere la parola “fine” al dibattito mediatico su questa cometa (dico “mediatico” perché questo dibattito non sta avvenendo all'interno della comunità scientifica ma solo a colpi di contenuti online). Ma non è andata così, e nemmeno ce lo aspettavamo.

Loeb, in un suo intervento sulla piattaforma Medium, per la prima volta in questa vicenda ha usato toni di accusa non troppo velata all'agenzia spaziale americana. «La NASA ha ripetuto il mantra ufficiale secondo cui 3I/ATLAS è una cometa naturale», scrive Loeb. Definire «mantra» la dichiarazione di Kshatriya appare come una forte presa di posizione: non è più l'approccio da scienziato curioso che esplora ipotesi improbabili e stimolanti, come quello tenuto da Loeb finora. Ora siamo di fronte a uno scienziato che di fatto sta attaccando la più prestigiosa agenzia spaziale al mondo perché non conferma un'ipotesi che lui stesso ha considerato come improbabile, contestandole un presunto “rifiuto” anche solo di prendere in considerazione tale ipotesi.

Il fatto è che la NASA non si sta rifiutando a priori di prendere in considerazione l'ipotesi aliena. La NASA sta procedendo né più né meno di come ci si aspetta da un'istituzione scientifica: osserva delle anomalie e raccoglie dati per tentare di spiegarle; inizialmente esplora le ipotesi più probabili o verosimili o compatibili con la conoscenza già affermata, e se queste non reggeranno – cioè non si riveleranno compatibili con i dati raccolti – allora si sposterà sulle ipotesi più improbabili. Qui siamo in una situazione particolare perché c'è un tempo limitato per studiare la cometa: sta transitando molto rapidamente nel Sistema Solare interno e tra qualche mese non ci sarà più. Non c'è il tempo per valutare anche le opzioni improbabili, e anche se ci fosse ha comunque senso procedere prima con quelle più realistiche.

Un esempio: Loeb la composizione chimica delle emissioni cometarie di 3I/ATLAS ottenute dalla NASA non permettono di escludere che sotto uno strato di acqua, monossido di carbonio e anidride carbonica ghiacciati ci sia una navicella aliena al posto del nucleo cometario di 3I/ATLAS. Ma questa è un affermazione molto problematica, perché oltre a essere una “teiera volante” cozza con uno dei principi alla base del pensiero scientifico, cioè il cosiddetto “rasoio di Occam”. In sintesi, questo principio afferma che per spiegare un fenomeno è sempre preferibile la spiegazione che fa uso del minor numero possibile di ipotesi. In questo caso, per spiegare il comportamento della cometa Loeb vorrebbe un'ipotesi molto forte (quella della navicella extraterrestre) in assenza di elementi che ne indichino una necessità concreta. Come detto prima, al ci sono tante anomalie che non sappiamo ancora spiegare, ma considereremo l'ipotesi forte solo nel momento in cui quelle standard dovessero rivelarsi insoddisfacenti.

Loeb cita Arthur Conan Doyle per mostrare la sua posizione rispetto all'agenzia spaziale americana: «Sherlock Holmes ha detto: “È un errore capitale teorizzare prima di avere i dati. Insensibilmente si comincia a distorcere i fatti per adattarli alle teorie, invece che le teorie per adattarle ai fatti”». A parte che non è assolutamente chiaro quali fatti la NASA starebbe distorcendo, l'impressione è che sia proprio Loeb – e non la NASA – a forzare una teoria di cui l'intera comunità scientifica non sente il bisogno prima che il lavoro degli scienziati abbia prodotto spiegazioni ragionevoli sulle anomalie di 3I/ATLAS.

Nel finale del suo intervento, Loeb accusa esplicitamente la NASA: «Burocrati e scienziati senza immaginazione vogliono farci credere in ciò che è previsto. Ma il resto di noi sa che il meglio deve ancora venire». Affermazione, questa, che fa uso di un linguaggio più vicino a quello dei complottismi e delle pseudoscienze che a quello della scienza, e per questo suona quasi come una presa di distanza dalla comunità scientifica poiché. È come se fosse caduta una maschera. E questo dovrebbe far riflettere attentamente i media sull'opportunità di amplificare le affermazioni di Loeb senza contestualizzarle.

Fonti
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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator, Autore
Coordinatore editoriale di Geopop, autore di contenuti e responsabile del magazine geopop.it, dove scrivo principalmente di astronomia, spazio, fisica e meteorologia. Ho una laurea in Astrofisica, un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste e in passato ho fatto divulgazione scientifica con il progetto “Chi ha paura del buio?”.
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