
La cometa interstellare 3I/ATLAS è finita al centro di un vero e proprio caso mediatico sulla sua presunta origine artificiale, ipotizzata e a più riprese suggerita dall'astrofisico Avi Loeb dell'Università di Harvard sin dall'epoca della sua scoperta, a luglio. Questa ipotesi deriva dalle numerose anomalie presentate da questo insolito oggetto interstellare, il terzo che osserviamo transitare nel nostro Sistema Solare. Purtroppo, sebbene non ci siano prove convincenti a sostegno di questa ipotesi, la narrazione della tecnologia extraterrestre ha preso il totale controllo sul discorso pubblico attorno a questa cometa scoperta il 1° luglio scorso, creando comprensibili preoccupazioni tra la popolazione e oscurando completamente l'interesse scientifico su questo corpo celeste. La NASA ha dichiarato che si tratta di una cometa e, con una conferenza stampa in programma oggi alle 21:00 italiane, inizierà a rilasciare nuove immagini raccolte nei mesi precedenti.
Come si è creato un “caso mediatico” attorno alla cometa 3I/ATLAS: il ruolo di Avi Loeb e dei media
Loeb non ha mai affermato esplicitamente che 3I/ATLAS sia una navicella aliena, né ha dipinto questo scenario come probabile. Del resto è uno scienziato di grande levatura, con un curriculum di presigio. Ma un grande scienziato, più di altri, ha delle responsabilità anche solo quando suggerisce pubblicamente certe affermazioni, perché viene preso sul serio. È il cosiddetto “bias di autorità”: lo dice un’autorità, quindi ci credo. Che ha senso, ma dobbiamo sempre ricordare le parole di Carl Sagan, forse il più grande divulgatore di tutti i tempi: “affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie”. Qui, semplicemente, prove straordinarie non ce ne sono.
L'ipotesi della possibile navicella aliena, pur di limitato interesse dal punto di vista scientifico, ha tuttavia una grande attrattiva per i media, perché rendono 3I/ATLAS molto più notiziabile.
L'unica autorità in grado di contrastare questa narrazione e riportarla sul piano scientifico è la NASA, ma lo shutdown iniziato a ottobre negli USA ha ridotto al minimo le attività dell’agenzia spaziale, che per un mese e mezzo non ha rilasciato immagini della cometa né dichiarazioni. Molti hanno preso questa cosa come sospetta, come ci fosse un qualche segreto da nascondere, anche se era semplicemente “colpa” dello shutdown. Ora che il blocco è finito la NASA ha cominciato a fare dichiarazioni sul fatto che 3I/ATLAS è una cometa per calmare un po’ le acque e sta cominciando a rilasciare le immagini raccolte durante lo shutdown.
Come la scienza affronta queste questioni: il concetto della “teiera volante”
Ma quindi 3I/ATLAS è o non è una navicella aliena? La risposta più onesta è che non lo è fino a prova contraria. L'opinione comune vuole che se non si può escludere un'ipotesi sia giusto avere una mentalità aperta e studiare attivamente questa possibilità. Questa idea ha perfettamente senso però ci sono delle sfumature. La scienza affronta queste cose con un approccio ben preciso, e per spiegarlo torna utile il concetto filosofico della cosiddetta “teiera volante”, o “teiera di Russell”
Il filosofo britannico Bertrand Russell scrisse nel 1952:
Se io sostenessi che tra la Terra e Marte vi fosse una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un'orbita ellittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi purché io avessi la cura di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere rivelata persino dal più potente dei nostri telescopi. Ma se, visto che la mia asserzione non può essere smentita, io sostenessi che dubitarne sia un'intollerabile presunzione da parte della ragione umana, si penserebbe giustamente che stia dicendo fesserie.
Qui Russell ci dice che non siamo tenuti a esplorare attivamente ipotesi solo perché non si possono escludere. Esploriamo le ipotesi quando hanno prove a sostegno. Qui abbiamo un’ipotesi molto forte, ma nessuna prova forte. Insomma, l’astronave aliena di cui parla Avi Loeb è a tutti gli effetti una teiera volante: qualcosa che esiste solo nella misura in cui non può essere smentita. Ergo, va bene cercarla ma gli scienziati non sono tenuti a farlo.