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22 Luglio 2025
12:00

Air India, i test psicologici per i piloti aerei non sono obbligatori: come funzionano in Europa

Dopo l'incidente del volo Air India si è riaperto il dibattito sui test psicologici a cui sono sottoposti i piloti: in India non sono obbligatori ma raccomandati. Il pilota Stefano Tosti ci spiega come funzionano questi test, quali sono le tipologie di domande e ogni quanto vengono realizzati.

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Air India, i test psicologici per i piloti aerei non sono obbligatori: come funzionano in Europa
Con la consulenza di Stefano Tosti
Pilota di aviazione civile e istruttore di CRM
disastro air india
Il disastro del volo Air India del 12 giugno 2025. Credit: Prime Minister’s Office (GODL–India), GODL–India , via Wikimedia Commons

L'incidente del volo Air India AI171 del 12 giugno 2025 sarebbe stato causato dall'interruzione volontaria del flusso di carburante da parte del comandante dell'aereo, Sumeet Sabharwal: a confermarlo è stato la scorsa settimana il Wall Street Journal, citando funzionari statunitensi a conoscenza del contenuto dei file audio della scatola nera.

A seguito di queste rivelazioni, ha iniziato a diffondersi l’ipotesi che il comandante soffrisse di problemi di salute mentale e depressione. Per il momento si tratta comunque di voci non confermate, che però hanno riaperto il dibattito sui test psicologici ai quali sono sottoposti i piloti prima di ottenere la licenza, ma anche durante l'intero corso della loro carriera.

Ma come funzionano questi test e come si valuta il profilo psicologico dei piloti? Ce lo spiega Stefano Tosti, pilota di aviazione civile e istruttore di CRM (Crew Resource Management). 

Come funzionano i test psicologici e quali sono le domande

In generale, i controlli psicologici destinati ai piloti (e, più in generale all'equipaggio aereo) ha vissuto un momento di spartiacque: l'incidente del volo 9525 della Germanwings il 24 marzo 2015, schiantatosi sulle Alpi francesi a causa di un'azione deliberata del primo ufficiale Andreas Lubitz. «Prima di quel momento, i controlli rientravano nella categoria dei test medici, che includevano anche delle valutazioni psicologiche poco approfondite», spiega Stefano Tosti. A seguito di quel disastro aereo, l'ICAO (l'Organizzazione Internazionale per l'Aviazione Civile), ha applicato standard più stringenti per verificare la stabilità dei piloti e del personale aereo in situazioni di fatigue.

«In ogni caso, non esiste un modello universalmente adottato di test psicologico: tra questi, ad esempio, ci sono i test MMPI o i 16 PF, che includono anche test cognitivi attitudinali». Nello specifico, si tratta prove composte da almeno 600/800 domande e che possono durare fino a 3 ore consecutive.

«I test si compongono di diverse tipologie di quesiti: dalle prove di abilità logica, dove viene richiesto di muovere degli oggetti nello spazio e incastrarli in altri oggetti (così da capire le capacità di analisi di un problema e di ricerca delle soluzioni), fino agli esercizi matematici e agli esercizi riferiti all'aereo, in cui si richiede al candidato di muovere un cubo all’interno di uno spazio o simulare atterraggio di un aeroplano piccolo», continua Stefano Tosti.

«Poi, chiaramente, c'è tutta la parte delle domande di carattere personale, ad esempio “Sei su una torre, tuo padre è da una parte e tua madre dall’altra, chi spingi giù per primo?”, oppure “Hai mai sognato di essere un imperatore romano? E un terrorista?”. È anche possibile che queste domande si ripetano nel corso del test, proprio per valutare la stabilità della personalità del pilota e la coerenza nelle sue risposte».

Indicativamente, questi test sono impostati con una schematicità piuttosto simile: l'obiettivo finale è sempre quello di capire se un pilota è in grado di lavorare bene anche sotto stress.

Chi decide quali sono i test psicologici e la loro frequenza

Bisogna specificare che non esiste un modello universalmente adottato di test psicologico: «a stabilire le tipologie di test sono le singole DGCA, ovvero le autorità di regolazione del settore dell'aviazione civile (in Italia si tratta dell'ENAC, ndr), che poi le comunicano alle singole compagnie aeree».

Insomma, è l'ICAO a stabilire regolamentazioni e linee guida per l'aviazione civile mondiale: queste normative, poi, devono essere recepite dai vari enti sottostanti (come possono essere l’EAASA per l'Unione Europea o la FAA per gli Stati Uniti).

«In Europa, ad esempio, è obbligatorio per ogni compagnia aerea realizzare dei test psicologici prima di poter rilasciare la licenza ai piloti. Gli stessi test, poi, devono essere ripetuti periodicamente per rinnovarla, con una frequenza di circa 1 anno», sottolinea il pilota.

Come anche riportato dall'ITAPA (l'Associazione Italiana di Psicologia dell'Aviazione), in Europa  la valutazione psicologica dei piloti avviene in due momenti: una prima fase iniziale, dove viene valutata l’idoneità a conseguire licenza di volo (sezione MED.B.055 del Regolamento UE 2019/27) e una seconda fase dove invece si valuta l’adeguatezza del pilota alla mansione specifica che andrà a svolgere per una determinata compagnia aerea o per un operatore (Regolamento UE 1042/2018).

Mentre il test iniziale consiste in una valutazione clinica per escludere eventuali patologie incompatibili con la professione di pilota, la seconda valutazione punta ad approfondire le attitudini dei candidati, così da stabilire chi possiede le abilità e le competenze necessarie per lavorare come pilota in una specifica compagnia.

Negli ultimi anni, poi, a questi test sono stati affiancati altri strumenti di controllo e di supporto: prime fra tutti le prove ai simulatori, obbligatorie 2 volte l'anno per tutti i piloti, che in tempi recenti hanno iniziato a valutare anche le loro capacità nel gestire lo stress psicologico. «Ad esempio, al pilota viene chiesto di realizzare un atterraggio con forte vento e con l'indisposizione totale del copilota», prosegue Tosti. Tutto questo per capire se il pilota è troppo irascibile, se non rispetta determinate regole o determinati obblighi tecnici o se è troppo stressato».

Dall’ottobre del 2016 l'EASA ha inoltre approfondito i programmi di addestramento CRM (Crew Resource Management), ossia una formazione obbligatoria per il personale di volo e ripetuta ogni 2 anni con l'obiettivo di istruire i membri della crew sui comportamenti da adottare quando ci si trova a operare con altri. Già durante questa formazione è possibile valutare l'equilibrio psicofisico del pilota ed, eventualmente, offrigli supporto.

Ultimo, ma non per importanza, «il Pilot peer support, un programma di supporto dedicato a piloti e membri di equipaggio che stanno attraversando un periodo difficile e al quale possono rivolgersi in anonimato. In Europa, dopo l'approvazione del Regolamento UE 2018/1042, le compagnie aeree regolari sono obbligare a creare dei dipartimenti per offrire sostegno a tutti gli operatori del trasporto aereo commerciale anche se, trattandosi di un programma relativamente recente, la loro implementazione e il loro utilizzo da parte del personale aereo non è ancora a uno stato ottimale», conclude il pilota.

La situazione dei controlli psicologici ai piloti in India

A questo punto, però, viene da chiedersi: ma in India come funziona? Anche i piloti delle compagnie aeree indiane sono sottoposti a test psicologici così frequenti?

«In linea di massima, in India sono in vigore le stesse regolamentazioni stabilite dall'ICAO nell'Annex I», prosegue Stefano Tosti. «I test psicologici delle compagnie aeree indiane sono particolarmente complessi e severi: quello che cambia, però, è il monitoraggio periodico».

In India, infatti, per acquisire la licenza di pilota è obbligatorio svolgere test psicologici iniziali: tutti i controlli nel corso dell'esercizio della professione, però, non sono obbligatori ma raccomandati.

In altre parole, una volta ottenuta la licenza, un pilota aereo in India potrebbe non essere sottoposto ad altri controlli sul suo equilibrio psicofisico: test psicologici, formazione CRM e programmi di peer support non infatti sono obbligatori per le compagnie aeree, ma solo raccomandati.

Bisogna specificare, però, che le regolamentazioni dell'ICAO sono state recepite dall'ente dell'aviazione civile indiana: questo significa che, per il momento, la normativa esiste ma non è ancora vincolante (e quindi obbligatoria) per le compagnie aeree. È quindi probabile che, dopo il disastro del volo Air India, i controlli psicologici sui piloti aerei in India subirà una rapida accelerazione.

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