In seguito alluvioni in Romagna della scorsa settimana, il sindaco del Comune di Ravenna Michele de Pascale ha pubblicato il 5 maggio 2023 in albo pretorio una singolare ordinanza che riguarda le auto ibride ed elettriche. Nello specifico, se i veicoli sono stati sommersi o sono umidi, devono restare per quindici giorni fermi parcheggiati in quarantena a scopo precauzionale per scongiurare il rischio incendio. La scelta è stata presa dopo che un auto elettrica in un concessionario della zona ha preso fuoco.
L'ordinanza di quarantena del Comune di Ravenna
Riportiamo di seguito lo stralcio dell'ordinanza che recita quanto appena appreso:
[…] a tutte le concessionarie di auto, ai privati cittadini e agli altri soggetti che a qualsiasi titolo detengano veicoli elettrici o ibridi che siano stati soggetti ad immersione o si trovino comunque in ambiente particolarmente umidi di porre in quarantena per 15 giorni i detti veicoli in appositi spazi esterni con una distanza tra un veicolo e l’altro, da edifici e da altri veicoli di almeno 5 metri. […]
Dal documento e dal comunicato stampa presente sempre sul sito del comune si capisce inoltre che tale ordine è stato diramato su richiesta del comando provinciale dei Vigili del Fuoco come azione preventiva a scopo precauzionale, per possibile rischio di innesco incendi.
Va da sé che questa notizia abbia scosso l'opinione pubblica sul tema sicurezza dei veicoli a trazione elettrica (sia ibrida che full-electric) e questo articolo serve proprio per fare chiarezza, spiegando dal punto di vista tecnico cosa si cela dietro a tutto questo.
Gli standard di sicurezza delle auto elettriche
Innanzitutto è necessario ribadire che si tratta di una misura precauzionale. Inoltre, sia le auto elettriche che ibride, per poter essere commercializzate e vendute sul mercato italiano, devono essere dotate di una serie di sistemi di protezione che prevedono la messa in sicurezza del veicolo anche quando questo dovesse venire immerso in acqua (a seguito di incidente o come in questo caso per alluvione).
Inoltre batteria, motore e inverter (il modulo elettronico che comanda il motore) sono fisicamente sigillati in involucri che li proteggono dall'acqua.
Pertanto gli standard di sicurezza di tutti i mezzi di trasporto a propulsione elettrica sono i medesimi se non addirittura più stringenti rispetto a quelli dei veicoli alimentati con altre fonti di energia.
Il rischio di fuga termica della batteria
Nonostante tutti questi sistemi però, l'insidioso nemico di una macchina elettrica dal quale bisogna tenersi alla larga è la fuga termica della batteria. Spiegandolo in modo semplice, si tratta di un aumento della temperatura interna della batteria causato dalle reazioni chimiche interne alla batteria stessa che si autoalimenta e si propaga incontrollato. Questo fenomeno si sviluppa per esempio a seguito di una scarica impulsiva di corrente generata dalla batteria (come un cortocircuito) che riscalda per effetto Juole la batteria stessa, innescandone il processo.
L'effetto dominio risultante va a surriscaldare la batteria nel giro di pochi secondi innescando incendi o addirittura piccole esplosioni. Questo fenomeno, che si innesca solamente in rarissime e particolari condizioni di guasto, una volta avviato è molto difficile da domare.
Questo problema quindi non sorge nel momento in cui il veicolo è immerso spento nell'acqua ma nel momento in cui il veicolo viene estratto dall'acqua e avviato, dopo essere stato immerso nell'acqua per molte ore. Le varie componenti infatti sono sì protette dall'acqua – come detto in precedenza – ma lo sono solamente rispetto ai forti getti o spruzzi, mentre la tenuta d'acqua potrebbe non essere garantita quando i componenti rimangono invece immersi per ore in acqua (una condizione evidentemente estrema e anomala per qualsiasi automezzo).
L'acqua che nel mentre si è infiltrata ed è entrata in contatto con le parti elettriche del mezzo può essere causa di cortocircuiti che fanno surriscaldare la batteria facilitando l'innesco della fuga termica.
Quindi, alla luce di quanto appena appreso ora risulta più chiara la decisione presa dal comune di Ravenna: il fatto di lasciare il veicolo fermo all'aperto è il modo più pratico, semplice ed economico per permettere a quest'ultimo di asciugarsi completamente dall'acqua e umidità che si potrebbe essere accumulata all'interno dei suoi componenti, riducendo al minimo la probabilità di sviluppare incendi.