
ChatGPT Atlas, il nuovo browser prodotto da OpenAI, entra a gamba tesa in una competizione tra colossi tech che potrebbe stare plasmando il modo in cui in futuro interagiremo con il Web e soprattutto con le informazioni in esso contenute: si tratta di una vera e propria “guerra dei browser”, e non è la prima volta che questo succede. Dopo che Internet Explorer sconfisse Netscape Navigator negli anni ’90 (durante quella che potremmo chiamare “prima guerra dei browser”) e che Google Chrome, a partire dal 2008, conquistò il primato sottraendolo a Firefox e allo stesso Internet Explorer (vincendo così la “seconda guerra dei browser”), l'ecosistema dei software per navigare sul Web sembrava essersi stabilizzato. Da allora Chrome si mantiene in testa, ma sono molti i segnali che indicherebbero che un nuovo conflitto digitale sia già iniziato: una competizione che qualcuno l'ha già ribattezzato “terza guerra dei browser”. Guerra che non si gioca più sul terreno della velocità o della compatibilità dei software con i vari sistemi operativi, ma sull'integrazione dell'intelligenza artificiale con il mondo della ricerca online.
Nuovi (e anche vecchi) attori del mondo tech puntano a cambiare il concetto stesso di browser che, da semplice finestra d'accesso ai contenuti online, aspira a diventare un vero e proprio assistente autonomo, in grado di rispondere, sintetizzare e, sempre più spesso, persino di compiere azioni in autonomia. Perplexity, The Browser Company e OpenAI, ma anche attori già noti nel mondo della ricerca Web, come Opera. Ciascuno di questi, con il proprio “browser AI” dotato di agenti intelligenti in grado di navigare e interagire con il Web al posto dell’utente, cerca di ritagliarsi il proprio spazio. E Google Chrome, nonostante mantenga la fetta più importante delle attuali quote di mercato, si trova in una posizione fragile: da un lato deve affrontare l'azione da parte dell'Antitrust del governo statunitense, che accusa Google di monopolio nella ricerca, dall'altro subisce la pressione tecnologica di concorrenti che intendono ripensare da zero il concetto stesso di navigazione e ricerca Web (e come risposta, Google ha integrato nel suo browser l'AI Mode).
Chi la spunterà alla fine di questa terza guerra dei browser è ancora presto per dirlo. Una cosa però è certa: alla fine la ricerca online non sarà più la stessa di prima.
I protagonisti della terza guerra dei browser AI: da Comet a ChatGPT Atlas
Le aziende che guidano questa svolta hanno compreso una lezione che Google aveva già appreso un ventennio fa: chi controlla il browser controlla, difatti, anche la ricerca. Vediamo dunque chi sono i nuovi protagonisti della ricerca online.
Comet di Perplexity
Perplexity, la startup statunitense diventata nota per il suo motore di risposta basato su chatbot, propone Comet, un browser “AI-first” che unisce la navigazione tradizionale a un agente intelligente capace di leggere, comprendere e sintetizzare le pagine visitate. L'assistente integrato può riassumere articoli lunghi, estrarre dati, scrivere e-mail o creare eventi in calendario senza cambiare scheda. Tutte le funzioni di ricerca di Perplexity sono incorporate direttamente nel browser: non servono link o pagine di risultati, perché le risposte vengono mostrate in tempo reale, come in una chat. Comet supporta inoltre comandi vocali e contestuali e offre una “modalità automatica” in cui l'agente può esplorare siti multipli per completare un'attività.
Inizialmente disponibile per gli abbonati al piano Perplexity Max, da ottobre 2025 è disponibile gratis su Windows e macOS.

Dia di The Browser Company
La Browser Company, già conosciuta per il browser Arc, ha sviluppato Dia, una nuova interfaccia di navigazione che mette l'intelligenza artificiale al centro dell'esperienza. Può riassumere documenti, confrontare prodotti, analizzare PDF o fogli di calcolo, e addirittura suggerire azioni da compiere in base al contesto (come salvare un evento, generare note o tradurre un testo). La funzione History consente a Dia di “ricordare” le ricerche e i siti visitati negli ultimi 7 giorni per offrire risposte personalizzate nel tempo, un approccio simile alla “memoria” dei modelli linguistici più recenti.
Da ottobre 2025 è disponibile gratis per tutti gli utenti su macOS.

Neon di Opera
Opera, veterano delle prime guerre dei browser, torna sulla scena con Neon, un progetto che combina il suo classico motore Chromium con un sistema di “consapevolezza contestuale” simile a quella umana. Neon è concepito per capire che cosa l'utente sta cercando di fare, non solo quali pagine visita. Il suo motore AI interpreta le intenzioni e le realizza tramite agenti cloud collegati all'account dell'utente. Può generare frammenti di codice, report di lavoro, articoli, infografiche e molto altro ancora. Neon è inoltre tra i primi browser a offrire agenti locali offline, in grado di operare senza connessione, grazie a modelli AI leggeri installati sul dispositivo.
Per usare il browser bisogna iscriversi a una lista d'attesa. Per altro non è gratuito: costa 19,99 dollari/mese. È disponibile per Windows e macOS.

ChatGPT Atlas di OpenAI
Anche OpenAI, la società che ha dato il via alla rivoluzione dei chatbot con ChatGPT, è recentemente entrata in questa nuova competizione con ChatGPT Atlas, un browser che pone il modello linguistico al centro dell'esperienza di navigazione. Atlas consente di cercare, visitare e interagire con il Web direttamente dentro ChatGPT, senza passare da elenchi di link: si può chiedere di “trovare fonti sull'energia solare in Europa” e ricevere un riassunto completo con tanto di link su cui cliccare per approfondire l'argomento. La sua “modalità Agente” può anche eseguire azioni: compilare moduli, gestire prenotazioni, etc. E grazie alle memorie del browser, Atlas è in grado di personalizzare al massimo l'esperienza di navigazione online per ciascun utente.
È già disponibile gratis su macOS ed è in arrivo su Windows, Android e iOS.

La questione privacy
Dietro la feroce competizione tecnologica che accomuna tutti i browser AI menzionati nell'articolo si nasconde una posta in gioco molto importante e delicata: la privacy degli utenti. E-mail, messaggi, calendari e documenti in generale sono sempre più interconnessi, e i nuovi browser AI promettono di coordinarli in modo automatico. Questo comporta però nuove importanti sfide per la privacy. Gli agenti intelligenti hanno accesso a una quantità di dati personali molto superiore ai browser tradizionali e possono dedurre intenzioni, abitudini, stati d'animo. Riusciranno questi nuovi protagonisti della ricerca a fare meglio dei loro predecessori? Difficile prevederlo al momento. Sicuramente le aziende che operano in questo settore si stanno assumendo una grossa responsabilità, come ha dichiarato a Fortune il prof. George Chalhoub, dell'UCL Interaction Centre, che senza mezzi termini ha detto:
[Usare browser AI, NdR] è sicuramente un rischio per la privacy, non perché l'intelligenza artificiale sia intrinsecamente negativa, ma perché concentra più contesto e intenzioni in un unico posto. Quindi le aziende devono davvero assumersi le loro responsabilità in questo senso.