
Le colonnine di ricarica si dividono in due macrocategorie: quelle a uso domestico, che sarebbero come delle mini stazioni di ricarica casalinghe installate direttamente in garage, e quelle ad uso pubblico, cioè quelle che troviamo per strada.
Quelle in strada sono sicuramente le più veloci, quelle in casa invece sono più lente perché hanno una potenza bassa, però hanno anche il vantaggio di costare meno.
kWh e kW, cosa cambia? Quanto costa ricaricare un'auto elettrica
Per capire il motivo, però, dobbiamo prima spendere due parole su kilowatt e kilowattora. La differenza tra queste due unità di misura sta in un’ “h”, che però cambia tutto.
Il kW, senza ‘h', indica la potenza, ossia la velocità con cui viene trasferita l'energia.
Mentre il kWh, con l' ‘h', indica una certa quantità di energia consumata o prodotta. Esempio: se il mio phon ha una potenza di 1 kW, se dovessi usarlo per un'ora consumerebbe un kilowattora di energia.
Infatti, stando alle formule → Consumo (kWh) = Potenza (kW) x Tempo (T)
E nel caso del nostro phon → 1 kW x 1 ora = 1 kWh
Tornando alle auto elettriche: kWh è quindi l’unità di misura del serbatoio, tipo il litro per le auto a benzina. Mentre con i kilowatt si esprime la potenza di ricarica, e cioè la velocità con cui questa energia viene trasferita nella batteria del veicolo.
Attenzione a non far confusione: sempre con la stessa unità di misura, il kW, si esprime anche un altro dato, la potenza del motore elettrico che fa muovere l’auto, come con i cavalli per il motore a combustione.
Detto ciò, quanto può costare un pieno di un’auto elettrica? Per capirlo facciamo un esempio. Prendiamo un'auto la cui energia totale immagazzinabile è di 75 kWh. Si tratta quindi di un “serbatoio” bello grosso.
Quanto costa caricarla?
Considerato che in casa l’elettricità la paghiamo mediamente 30 centesimi a kWh (questa cifra ovviamente varia in base al gestore e alla tariffa), moltiplicando i 30 centesimi per i 75 kWh dell’auto, viene fuori che per fare il pieno spenderemmo 22 euro circa.
Questo per quanto riguarda la ricarica domestica, e quella pubblica? Ovviamente nella ricarica pubblica il costo cresce in base alla potenza di ricarica della colonnina. Quindi più è rapida e più costa. Diciamo che con una media di 65 centesimi a kWh, per un pieno con la stessa auto di prima il costo sarebbe di quasi 50€.
Quindi sì, la ricarica casalinga costa meno, però va fatto un discorso più ampio relativo anche alla velocità di ricarica.
Come funziona una colonnina elettrica: velocità di ricarica e attivazione
Ricaricare in casa vuol dire avere una potenza di erogazione tra i 3 kW e un massimo di 7,4 kW (raggiungibile con un upgrade dell’impianto elettrico domestico), il che significa che la stessa auto dell’esempio di prima ci metterebbe tra le 10 e le 20 ore per caricarsi del tutto!
Invece in strada, dove le colonnine più diffuse sono quelle da 22 kW, per fare il pieno basterebbero 4 ore, questo ovviamente a patto che la nostra auto possa supportare i 22 kW di velocità di ricarica della colonnina. Mediamente gran parte dei modelli che troviamo in giro accettano al massimo 11 kW nella modalità di ricarica a corrente alternata, quindi seguendo l’esempio di prima ci metterebbero 7 ore circa.
Sì perché è fondamentale conoscere anche la potenza di ricarica massima accettata dal veicolo.
Se un’auto supporta al massimo 100 kW, ad esempio, vuol dire che questo è il massimo della velocità con cui potrà assorbire l’energia di ricarica, anche qualora dovesse essere attaccata a una colonnina da 350 kW.
E a proposito di colonnine da 350 kW, esiste anche un’altra categoria di colonnine: le colonnine ultrafast, cioè ultrarapide. Sono a corrente continua e riescono a ricaricare ad una potenza che va dai 100 fino a 350 kW.
Significa che, per i modelli di auto attuali che accettano ricariche ad alta potenza, la ricarica da 0 a 80% può durare circa 15-30 minuti! Ovviamente a seconda del modello e della capacità della batteria. E le nuove auto sul mercato sono sempre più capaci di sfruttare appieno la potenza di 350 kW (e oltre) delle colonnine disponibili, diminuendo quindi ancora di più i minuti di ricarica necessari.
Ma perché spesso si parla di ricarica “fino all’ 80%”? Il perchè è semplice ed è legato a un discorso di risparmio di tempo.
Infatti, in realtà, la velocità di ricarica non è costante durante tutto il processo. È molto più elevata dallo 0 al 50%, poi inizia a rallentare e infine, dall’80% al 100%, rallenta ulteriormente. Questo rallentamento è gestito direttamente dall'elettronica dell'auto, e serve per preservare la vita della batteria. E proprio perché a un certo punto inizia a rallentare, spessissimo si lascia vuoto quel 20% finale, che delle volte potrebbe arrivare addirittura a raddoppiare il tempo di ricarica complessivo.
inoltre, a meno di esigenze specifiche come ad esempio viaggi molto lunghi, è consigliabile evitare di ricaricare la batteria fino al 100%, così da allungarne la vita e preservare le prestazioni nel lungo termine.
Ma una volta arrivati alla stazione di ricarica, come si attiva la colonnina?
Abbiamo davanti tre strade: la prima è attivarla tramite un normale pagamento con carta. Alcuni gestori come Ewiva, infatti, permettono di pagare direttamente con il POS. La seconda modalità, invece, avviene tramite app o tessera d’abbonamento. Ci sono delle aziende terze, infatti (i cosiddetti fornitori di servizi di ricarica o MSP, "mobility service provider"), che forniscono all’utente servizi di ricarica, tra cui dei veri e propri pacchetti d’abbonamento, il che è molto utile perché permettono di ricaricare un po’ ovunque senza il vincolo a uno specifico brand di colonnina.
Infine c’è un terzo metodo: la ricarica Plug & Charge. In questo caso si ha il provider integrato nella macchina, quindi basterà collegare il cavo affinché la ricarica inizi automaticamente.
La situazione delle colonnine in Italia e la mappa
Ovviamente per il momento le grandi città sono mediamente più servite, ma questo non vuol dire che nel resto del territorio non ci sia copertura.
Secondo i dati di Motus-E, l'associazione che riunisce tutte le aziende del settore, oggi in Italia abbiamo più di 64.000 punti di ricarica pubblici, alimentati per la maggior parte da energia rinnovabile, come gli oltre 1400 punti ultra-veloci realizzati da Ewiva. Praticamente vuol dire che ci sono 23 colonnine ogni 100 veicoli elettrici circolanti, quasi il doppio rispetto a paesi come Francia, Germania e Inghilterra.
Va anche detto che nel nostro Paese circolano meno auto elettriche, ma il dato rimane comunque positivo: pensate che in media abbiamo un punto di ricarica ogni 4 chilometri circa. E continuano ad aumentare.

Auto elettrica: differenze con il sistema a benzina e convenienza
Insomma, le auto elettriche sono sempre di più e la loro diffusione sicuramente cambierà un po’ il nostro modo di pensare ai viaggi e al rifornimento. Magari non andremo più dal benzinaio appositamente per fare rifornimento ma impareremo a caricare l’auto durante le pause della nostra quotidianità. Per esempio durante una pausa caffè alla stazione di servizio o mentre siamo al cinema, oppure durante la spesa al supermercato. Anche perché con l’avanzare delle tecnologie, le pause di ricarica stanno diventando sempre più brevi.
Ma quindi oggi qual è il sistema più conveniente?
La scelta tra un'auto elettrica e una con sistemi di rifornimento tradizionali in termini di costo totale di possesso dipende da molti fattori.
Per capirlo bisogna prendere in considerazione il costo totale di possesso o TCO (total cost of ownership), che è la somma di tutti i costi che si sostengono durante la vita del veicolo, a partire da quello di acquisto fino a quello relativo alla ricarica (o rifornimento, nel caso di auto a motore a combustione), alla manutenzione, assicurazione, bollo e quant’altro.
Sicuramente acquistare un’auto elettrica mediamente costa di più, è anche vero però che se consideriamo il costo totale di possesso, sul lungo termine le spese vengono ammortizzate. Innanzitutto perché l’energia elettrica costa meno rispetto, ad esempio, alla benzina, e poi perché un’auto elettrica ha bisogno di molta meno manutenzione, avendo meno componenti rispetto a un’auto tradizionale. Senza contare che per l’elettrica solitamente ci sono più incentivi statali e altri benefici come la possibilità di parcheggiare gratuitamente in determinate zone e accedere ad alcune ZTL.
La risposta quindi è: dipende.
Se l’utilizzo è sporadico, allora da un punto di vista economico potrebbe convenire un’auto tradizionale, sulle lunghe distanze però, l’elettrica sembra avere la meglio su diversi fronti, permettendo di risparmiare molto di più.