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Le qualifiche di Formula 1 servono a stabilire la griglia di partenza per la gara di domenica e oggi si svolgono in tre fasi a eliminazione: Q1, Q2 e Q3. Nel Q1 corrono tutti i piloti e i 15 più veloci passano al Q2; da qui, i 10 migliori accedono al Q3 per la sfida finale. Al termine dell’ultima sessione, il pilota con il miglior tempo conquista la pole position, cioè il diritto di partire davanti a tutti. Curiosamente, l’origine di questo termine non ha nulla a che vedere con i motori: deriva infatti dalle corse ippiche del XIX secolo, dove il cavallo più veloce nelle prove otteneva il diritto di partire vicino al “palo” più interno (in inglese pole) del tracciato ovale, cioè nella posizione migliore. La Formula 1 ha ereditato questo concetto per indicare il pilota che parte davanti a tutti dopo le qualifiche.
Perché in Formula 1 ci sono tre turni di qualifica: Q1, Q2 e Q3
Le qualifiche di Formula 1 sono uno dei momenti più emozionanti del weekend di gara. Si svolgono il sabato pomeriggio e servono a decidere l’ordine di partenza per la gara della domenica. Oggi, il sistema si divide in tre sessioni a eliminazione chiamate Q1, Q2 e Q3. Tutti i piloti partono in Q1 e cercano di fare il giro più veloce possibile nei 18 minuti a disposizione. Al termine, i 5 piloti più lenti vengono eliminati e partiranno nelle ultime posizioni, dal 16° al 20° posto in griglia.
Chi supera il taglio passa alla Q2, dove i 15 piloti rimasti hanno 15 minuti per migliorare i loro tempi. Anche qui, alla fine, vengono eliminati altri 5 piloti, quelli dal 11° al 15° posto. La Q3 è la fase decisiva e dura 12 minuti: qui si sfidano i 10 piloti più veloci. In questa sessione ogni centesimo di secondo conta perché chi segna il miglior tempo conquista la pole position, cioè la prima posizione in griglia di partenza.
Un altro aspetto fondamentale da sapere riguarda la regola del "parco chiuso". Fino a poco prima dell'inizio della prima sessione, la Q1, i team non possono più modificare l'assetto della vettura fino alla gara. Questo significa che le regolazione effettuate prima dell'inizio delle qualifiche sono decisive: se un pilota scende in pista con una macchina non perfettamente bilanciata, dovrà tenerla così anche in gara. Soltanto piccoli aggiustamenti (come la regolazione dell'ala anteriore o la pressione delle gomme) sono concessi. Se invece si decide di modificare qualcosa di più sostanziale come l'altezza da terra o le sospensioni, si infrange il parco chiuso e dunque si è costretti a partire dalla pit lane, la corsia dei box.
Nonostante l’idea comune che partire davanti sia sinonimo di successo, i numeri raccontano una storia diversa. Secondo i dati ufficiali della Formula 1, solo il 42% delle gare disputate dal 1950 a oggi è stato vinto da chi partiva in pole. In pratica, più della metà delle gare ha visto trionfare piloti che partivano dalla 2°, 3° o addirittura più indietro in griglia. La probabilità di vittoria per il poleman è aumentata negli ultimi decenni, ma anche nel periodo 2010-2023 la media si è mantenuta intorno al 40-45%. Molto dipende dalla struttura del tracciato, dalle condizioni meteo, dal degrado delle gomme, dalle strategie; tutti fattori che possono decidere in modo netto l'andamento di un GP.
L'evoluzione delle qualifiche negli anni
Nel corso degli anni, il sistema di qualifiche della Formula 1 ha subito numerose trasformazioni, ognuna pensata per migliorare lo spettacolo, aumentare la competitività e rispondere alle esigenze tecniche e commerciali della disciplina. Per quasi mezzo secolo, dal 1950 al 1995, la griglia di partenza della gara veniva decisa da 2 sessioni, disputate una al venerdì e una al sabato con il miglior tempo combinato di entrambe le sessioni che andava a decretare le varie posizioni. Non c'erano limiti sul carburante e nessuna eliminazione; chi andava più veloce partiva davanti. Questo sistema però aveva un grande difetto: se il venerdì la pista era asciutta e il sabato bagnata, i tempi più veloci venivano già segnati al venerdì e dunque il sabato perdeva di spettacolo.
Per superare questo problema, nel 1996 venne introdotto un nuovo format che prevedeva una sola sessione di qualifiche di 1 ora durante la quale ogni pilota poteva effettuare fino a 12 giri per segnare il tempo migliore. L'idea era quella di concentrare tutta l'azione in un'unica sessione ma ben presto si scoprì un altro problema: i team aspettavano troppo a lungo in garage per trovare condizioni di pista ottimali, riducendo l’azione in pista e la suspense.
Per dare più spettacolo e visibilità a tutti, nel 2003 la F1 introdusse il sistema del giro singolo: venerdì i piloti uscivano uno alla volta in ordine di classifica per segnare un tempo che avrebbe determinato l’ordine di uscita del giorno successivo, sempre a giro singolo ma in ordine inverso rispetto al venerdì. Il sabato, ogni pilota aveva un solo giro cronometrato per stabilire la posizione di partenza. La particolarità? Dovevano qualificarsi con il carico di carburante con cui avrebbero corso la gara. Questo formato però era fortemente influenzato dalle condizioni della pista che potevano cambiare rapidamente, favorendo alcuni piloti a discapito di altri.
Nel 2005 venne poi introdotto un sistema che sommava i tempi di due sessioni: un giro a basso carburante il sabato e uno con carico da gara la domenica mattina. I tempi aggregati decidevano la griglia. La novità però non piacque né ai tifosi né ai media, perché rendeva difficile capire subito l’ordine di partenza e il sabato perdeva drammaticità. Dopo sole 6 gare, si tornò al sistema del giro singolo.
Dal 2006 la F1 tornò a un sistema a più sessioni con eliminazioni progressive: dopo ogni segmento i piloti più lenti venivano eliminati, fino a lasciare in pista solo i migliori 10 a giocarsi la pole. Questo sistema fu subito apprezzato per la tensione che creava, con il rischio reale di uscire presto anche per un pilota top. Tuttavia, in Q3 i piloti dovevano ancora qualificarsi con il carico di carburante da gara, limitando l’attacco puro.
Con il divieto di rifornimento durante la gara dal 2010, i piloti iniziarono a qualificarsi a basso carburante: con meno benzina le macchine si alleggerivano raggiungendo velocità maggiori e rendendo più spettacolare la lotta per la pole. Piccole modifiche vennero apportate nella durata delle sessioni e nell’utilizzo degli pneumatici, ma il sistema a 3 fasi con eliminazioni progressive rimase stabile.
Nel 2016 la FIA (Federazione Internazionale dell'Automobile) provò un formato innovativo, eliminando il pilota più lento ogni 90 secondi dopo una breve finestra iniziale in ciascuna sessione. L’idea era di rendere le qualifiche ancora più intense e continue, ma il sistema si rivelò troppo complicato e poco apprezzato, durando solo due gare prima di essere abbandonato. Dopo l’esperimento, si tornò al sistema tradizionale di Q1, Q2 e Q3.
Alcuni dati e statistiche sulle qualifiche di Formula 1: piloti, scuderie e record storici
Quando si parla di pole position in Formula 1, ci sono alcuni nomi che emergono in modo netto per la loro capacità di essere veloci sul giro secco. Tra tutti spicca in cima alla classifica il ferrarista Lewis Hamilton, capace di conquistare oltre 100 pole nella sua carriera, un record assoluto nella storia della categoria. È seguito da Michael Schumacher (68), Ayrton Senna (65) e Sebastian Vettel (57). Lewis Hamilton detiene anche il record del giro più veloce nella storia delle qualifiche della F1 in termini di media oraria, fatto segnare a Monza nel 2020: 1’18”887 con una media di 264,363 km/h.
Tra le Scuderie invece primeggia al primo posto la Ferrari con oltre 200 pole position nella storia del campionato:
- Ferrari – 253
- McLaren – 171
- Mercedes – 142
- Williams – 128
Parlando di età, il pilota più giovane ad aver mai conquistato una pole è stato Sebastian Vettel che nel 2008 al GP d’Italia (quel giorno vinse anche la sua prima gara in carriera) ha segnato la pole con la Toro Rosso a soli 21 anni e 72 giorni. Il più anziano è stato Giuseppe Farina, che nel 1954 nel GP di Argentina ottenne la pole a 47 anni e 79 giorni con la Ferrari.