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Come nascono i superpoteri al cinema? Viaggio dietro le quinte degli effetti visivi

Siamo entrati nei laboratori di EDI, eccellenza italiana, per trasformare Andrea in un supereroe e mostrarvi, passo dopo passo, come si creano gli VFX.

31 Luglio 2025
18:30
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Come nascono i superpoteri al cinema? Viaggio dietro le quinte degli effetti visivi
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Artigli di adamantio che spuntano dalle nocche, raggi incandescenti che partono dagli occhi, interi mondi che prendono vita da uno schermo verde. Al cinema, specialmente nei film di supereroi, siamo abituati a vedere cose impossibili. Ma vi siete mai chiesti come nascono questi effetti? Quanto lavoro e quanta tecnologia si nascondono dietro una singola scena di pochi secondi? Per scoprirlo, siamo andati a trovare gli amici di EDI (Effetti Digitali Italiani), un'azienda milanese che rappresenta un'eccellenza nel campo degli effetti visivi a livello internazionale, per seguire dall'interno l'intero processo. Abbiamo trasformato Andrea in un supereroe e abbiamo seguito tutto il processo di produzione. Vediamo insieme, passo dopo passo, come si fa a realizzare la magia del cinema.

La differenza tra effetti speciali (SFX) ed effetti visivi (VFX)

Partiamo dal chiarire che spesso definiamo "effetti speciali" quelli che in realtà sono effetti visivi. Ma qual è la differenza?

  • Gli Effetti Speciali (SFX) esistono praticamente dagli albori della pellicola: sono quelli realizzati fisicamente sul set durante le riprese, come un'esplosione controllata, una macchina che si ribalta, la nebbia artificiale, il trucco prostetico.
  • Gli Effetti Visivi (VFX) sono invece creati o manipolati digitalmente in post-produzione, dopo che le riprese sono state completate. Gli artigli di adamantio o i raggi laser di cui parliamo in questo articolo sono un esempio perfetto di VFX.

Come si creano gli effetti visivi

La creazione di un effetto visivo (VFX) segue diverse fasi fondamentali. Analizziamole nel dettaglio:

Step 1: si parte dalle riprese

Per il nostro esperimento, il team di EDI è venuto nei nostri studi di Geopop per girare la scena iniziale, e come prima cosa sono state disegnate delle "X" nere tra le nocche della mano di Andrea, i cosiddetti "marker".

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Step 1: con un marker vengono disegnate delle X sulla mano.

Queste servono come punti di riferimento che vengono applicati sul corpo, sugli oggetti o nell'ambiente, e permettono ai software di "mappare" la scena e di riconoscere con precisione i punti esatti in cui, successivamente, andranno inseriti gli elementi digitali.

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Step 1: i punti di riferimento che vengono applicati sul corpo, sugli oggetti o nell’ambiente.

Step 2: tracking e il layout

Una volta ottenuta la clip video, inizia il vero e proprio lavoro digitale. La prima fase è il tracking: l'obiettivo è analizzare ogni singolo fotogramma del video per ricostruire in uno spazio 3D il movimento esatto della telecamera.

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Step 2: il tracking per ricostruire il movimento
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Step 2: il layout

È come creare una sorta di gemello digitale del corpo, che si muove in perfetta sincronia con la sua controparte reale. Questo scheletro servirà da "calamita" per tutti gli effetti che verranno aggiunti dopo.

Step 3: La costruzione dell'asset

A questo punto, il reparto di competenza procede nella modellazione  degli artigli. Questo processo si chiama creazione dell'asset e si compone di diverse fasi:

  • Modellazione: usando software di computer grafica, i "modellatori" costruiscono la forma tridimensionale degli artigli, definendone la geometria;
  • Texturing e Shading: in questa fase si definisce il materiale e  l'aspetto superficiale degli artigli. Sono metallici? Lucidi o opachi? Per i nostri artigli si è scelto un materiale simile all'adamantio, lucente e con riflessi metallici.
  • Rigging: qui l'oggetto 3D viene dotato di uno "scheletro" interno con dei controlli, il rig. Questo lo trasforma in una specie di marionetta virtuale, permettendo agli animatori di muoverlo, piegarlo e, nel nostro caso, farlo uscire e rientrare.
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Step 3: modellazione con software grafici.

A questo punto si passa all'animazione vera e propria, dove si decide la velocità e la dinamica con cui gli artigli fuoriescono, fotogramma per fotogramma.

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Step 3: rigging per mettere uno scheletro sull’oggetto 3D.

Step 4: dare realismo con la luce, il lighting e il rendering

La fase di lighting (illuminazione) è cruciale. Vengono create quindi delle luci virtuali che replicano quelle reali presenti sul set per far sì che l'oggetto digitale venga colpito dalla luce e proietti le ombre nello stesso modo degli oggetti reali.

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Step 4: lightning e rendering

Una volta che animazione e luci sono pronte, si passa al rendering. Il computer prende tutte le informazioni (modello 3D, materiali, animazione, luci) e le "traduce" in una sequenza di immagini finali ad altissima risoluzione, un fotogramma alla volta.

Step 5: i raggi laser

E per i raggi laser? Qui entriamo nel dominio del reparto FX, che si occupa di simulare fenomeni come fuoco, fumo, fluidi o, appunto, energia. Per creare il laser sono state disegnate delle "curve" digitali. Un primo set di curve definisce il nucleo incandescente, mentre un secondo strato, più "disturbato", gli conferisce movimento e instabilità. Vengono poi aggiunte  tante piccole particelle per simulare il pulviscolo e il calore emanato.

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Step 5: creazione dei raggi laser

Per arrivare a un primo risultato da passare al reparto successivo, nel caso di questa clip, sono serviti circa tre o quattro giorni di lavoro.

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Step 5: vengono poi aggiunte piccole particelle per simulare il pulviscolo e il calore emanato.

Step 6: compositing 

Siamo all'ultimo anello della catena: il compositing. Qui tutti gli elementi creati finora vengono assemblati e fusi insieme.

Per integrare perfettamente gli artigli, è necessario creare delle occlusioni nella pelle per farli apparire come se stessero realmente sbucando dalla mano.

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Step 6: compositing

Per i laser, vengono aggiunti effetti secondari per aumentare ulteriormente il realismo e dare nell'insieme un effetto più "cinematografico":

  • Il bagliore del laser che illumina il viso di Andrea
  • Le scintille e i fulmini sottocutanei che indicano l'accumulo di energia
  • L'onda di calore che distorce l'aria intorno ai laser
  • Le crepe sull'obiettivo della telecamera quando viene colpita
  • L'aberrazione cromatica, un difetto ottico delle lenti per aumentare il realismo dell'immagine digitale
  • Infine, una leggera grana su tutta l'immagine per amalgamare gli elementi digitali e quelli reali.
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Il risultato finale.
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