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Le stelle marine, appartenenti all'ordine degli Asteroidei e Phylum Echinodermi, evocano immagini di mare e di vacanze, ma al di là dell’aspetto si tratta di organismi dotati di tali e tante proprietà e caratteristiche davvero sorprendenti e ancora oggi non del tutto note, al punto che è difficile descriverle tutte. Lontane parenti di ricci e cetrioli di mare, sono presenti in tutti gli oceani del mondo con oltre 1900 specie viventi e sono voraci predatori con il ruolo ecologico di regolatori numerici di altri organismi negli ecosistemi marini. Sono in grado di rigenerare le loro braccia se vengono amputate accidentalmente o perse volontariamente per sfuggire ai predatori: inoltre, possono averne fino a 50, non solo cinque! Si muovono grazie a un particolare sistema idraulico che sgonfia e gonfia i piccoli peduncoli situati sul lato ventrale. Possiedono inoltre uno stomaco "espandibile" che permette ad alcune specie di mangiare prede anche molto più grandi di loro! Rivestono persino un interesse farmaceutico visto che producono metaboliti con proprietà antivirali, antimicotica e antimicrobica. Nonostante siano particolarmente attraenti è assolutamente sconsiderato manipolarle o tirarle fuori dall’acqua perché quest’azione le condannerà a morte.
Quante specie di stelle marine esistono, dove vivono e cosa mangiano
Le stelle marine rappresentano un intero Ordine di invertebrati marini: gli Asteroidei, così detti per la forma simile ad astri, delle stelle appunto. Appartengono al Phylum Echinodermi e ne esistono oltre 1900 specie viventi, distribuite in tutti gli oceani del mondo dai tropici alle acque polari. Inoltre, si adattano a diverse profondità dalle zone più vicine alle coste fino agli abissi, a quasi 6000 metri di profondità. Reperti fossili dimostrano come gli Asteroidi attuali siano morfologicamente molto diversi da quelli del Paleozoico: le stelle marine del Paleozoico erano anch'esse molto diversificate, ma subirono un'estinzione di massa durante il Permiano come molti altri organismi. Le specie che vediamo oggi sono quindi il frutto di una nuova diversificazione.

Sono predatori, particolarmente ghiotti di molluschi tanto da essere considerate un problema per gli allevamenti di cozze. Alcune specie tuttavia si accontentano anche di materiale organico in decomposizione. Le specie più evolute riescono a mangiare anche organismi più grandi di loro grazie a uno stomaco a forma di tasca che può essere estroflesso dal corpo dell'animale. In presenza di una grossa preda lo stomaco viene spinto all'esterno, si poggia sulla preda e secerne enzimi che predigeriscono il cibo prima dell'ingestione. Anche l'intestino è ampio, occupa il disco centrale e si estende fino alle braccia della stella marina.
Un animale tutta testa
Non si direbbe dall’aspetto, ma recenti ricerche dimostrano che la stella marina è un animale con una gran testa! In effetti la testa per come la intendiamo comunemente non si vede, ma una complessa analisi genetica ha dimostrato il contrario. La stella marina è un animale a simmetria raggiata, ciò vuol dire che idealmente è possibile suddividere il suo corpo in cinque parti uguali, un po’ come i raggi di una ruota. Questa simmetria è diversa da quella della maggior parte degli animali che sono a simmetria bilaterale e hanno un corpo che può essere diviso in due metà fra loro speculari: pensate ai lati destro e sinistro del corpo umano. In questi organismi a simmetria bilaterale i geni che in fase embrionale esprimono il differenziamento dei tessuti della testa si concentrano in una parte del corpo corrispondente a quello che sarà la testa nell’organismo sviluppato. Invece, nelle stelle marine che hanno simmetria raggiata questi geni sono distribuiti un po’ in tutto il corpo dell’animale e arrivano fino all'estremità delle braccia: insomma, la loro "testa" è sparsa dappertutto.

Struttura della stella marina: un sistema idraulico per muoversi
Questi animali riescono a muoversi e a scambiare gas con l’ambiente grazie a un sofisticato sistema idraulico. Sulla parte dorsale, c’è una sorta di ossicino poroso, chiamato madreporite, che termina a forma di setaccio e consente l’ingresso dell’acqua nel corpo della stella marina. L’acqua una volta entrata si distribuisce in un sistema di canalizzazioni (i canali radiali) che partendo dal corpo centrale dell’animale si irradiano lungo le braccia. Lungo i canali radiali sono presenti migliaia di piccole protuberanze che sporgono dal corpo della stella marina sul lato ventrale e che entrano in contatto con il substrato marino: sono i pedicelli ambulacrali, così detti perché servono per deambulare. A ogni pedicello è collegata una sorta di organello di tessuto muscolare a forma di ampolla, in grado di pompare acqua verso i pedicelli facendoli gonfiare e sgonfiare. Questo meccanismo di micro-pompaggio consente all’animale di aderire al substrato e di compiere spostamenti.

Le braccia possono rigenerarsi
Le braccia non sono necessariamente 5 come si rappresentano in molti disegni, ma ci sono specie che arrivano ad averne addirittura 50 molto lunghe e sottili. Le stelle marine possono distaccare volontariamente una o più braccia in caso di pericolo, di stress o per sfuggire ad un predatore, ma riescono successivamente a rigenerarle. Questa capacità, nota come autotomia, è presente in alcune specie animali ed è una valida strategia di sopravvivenza. Nella stella marina gli scienziati hanno identificato un neurormone rilasciato in condizioni di pericolo, la colecistochinina, che induce una contrazione muscolare alla base del braccio e ne regola il distacco.
Perché le stelle marine non si possono toccare?
La peggior condanna che si può infliggere a questi straordinari animali è quella di manipolarli e tenerli fuori dall'acqua, condannandoli a morte certa. Non vanno considerate dei trofei o delle decorazioni e non vanno assolutamente toccate. Sono estremamente sensibili al tatto, alla luce, alla temperatura e alla qualità dell'acqua, oltre ad avere un delicato equilibrio idrosalino, mantenuto costante solo in acqua di mare. Estrarle dall'acqua o metterle in acqua dolce comporta in pochi minuti uno stress osmotico e la formazione di bolle d'aria che vanno ad ostruire i canali respiratori. Manipolarle comporta lesioni ai pedicelli ambulacrali, rimozione del muco protettivo di cui l'animale è rivestito e contaminazione batterica che provoca infezioni letali per la stella marina.