
Torre, cavallo, regina, re e pedoni: la maggior parte dei pezzi degli scacchi si ispira a oggetti, persone e animali che tutti abbiamo bene in mente. Ma l'alfiere invece cosa rappresenta? Si tratta di uno dei pezzi più importanti sulla scacchiera, capace di percorrere una qualunque distanza in diagonale, ma a differenza di tutti gli altri la sua origine è spesso ignota. L'alfiere, in generale, rappresenta il portabandiera: come confermato anche dall'Enciclopedia Treccani, una possibile etimologia della parola deriverebbe dall'arabo al-fāris, cioè "il cavaliere", con probabile riferimento al cavaliere portabandiera. Questo termine in realtà inizierà a essere ampiamente utilizzato nel tardo Medioevo e nel Rinascimento, quando il grado di alfiere veniva attribuita a ufficiali inferiori.
Se però ci riferiamo in maniera specifica all'alfiere scacchistico (indicato anche con i simboli ♗, ♝),allora l'etimologia cambia. Questa infatti deriverebbe sempre dall'arabo, ma dalla parola al-fīl, cioè l'elefante. Questo perché fino al 1400 circa questo pezzo era modellato a forma dell'animale e poteva saltare solamente due caselle per volta in diagonale.

Oggi invece questi pezzi sono in grado di muoversi in diagonale di un qualsiasi numero di passi, e a dirla tutta, il loro design non ricorda più quello di un pachiderma. In realtà la fessura presente nella parte superiore del pezzo in alcune versioni dell'alfiere avrebbe rappresentato in maniera stilizzata le zanne dell'animale ma, con il tempo, alcuni Paesi ci hanno visto invece la mitra vescovile – cioè quel particolare copricapo utilizzato dalle cariche ecclesiastiche. Proprio per questo motivo, ancora oggi, il pezzo è modellato proprio su questo indumento e in alcuni Paesi, come in quelli anglofoni, l'alfiere è chiamato bishop, cioè vescovo.
