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23 Dicembre 2025
6:00

Cosa sono gli asset russi congelati, quanto valgono e la reazione dell’UE

Gli asset russi sono risorse economiche e beni materiali sia dello Stato russo sia di soggetti privati che sono stati congelati nel 2022, allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. Con il prestito di 90 miliardi a tasso zero, Kiev potrebbe andare avanti per circa due anni.

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Cosa sono gli asset russi congelati, quanto valgono e la reazione dell’UE
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Negli ultimi giorni si sta parlando molto di “asset russi” congelati, in relazione all’idea di utilizzare questi asset come garanzia o base di un prestito da circa 90 miliardi di euro all’Ucraina: un’ipotesi che al momento non è stata realizzata a causa della mancanza di consenso politico e dei rischi legali percepiti dagli Stati membri. Ma quando parliamo di asset russi, di che cosa stiamo parlando esattamente? Si tratta principalmente di beni finanziari dello Stato russo,  soprattutto di riserve della Banca centrale detenute all’estero e (in parte) di beni di individui e aziende russe sanzionati. Questi asset sono stati congelati nei paesi occidentali dopo l’invasione dell’Ucraina (24 febbraio 2022), ma non confiscati in via definitiva, e si trovano nei territori sotto la giurisdizione dei paesi dell'Unione Europea, degli Stati Uniti, del Canada, del Giappone e di altri Stati che partecipano allo sforzo congiunto contro le proprietà russe all’estero.

Ad ogni modo, va tenuto a mente che le prime sanzioni occidentali contro la Russia non risalgono al 2022, bensì al 2014, ossia all’indomani dell’annessione forzata della Crimea e dell’inizio della guerra nel Donbass. In quella fase l’Unione Europea e i paesi occidentali avviarono le prime tornate di sanzioni, soprattutto contro figure politiche e militari della Federazione Russa.

Non solo beni dello Stato: le sanzioni colpiscono anche gli individui

Le sanzioni non riguardano solo lo Stato russo, ma si applicano anche a individui collegati alla Russia — cittadini russi ma non solo — riconosciuti colpevoli o coinvolti in attività di sabotaggio, interferenza elettorale, disinformazione e altre azioni volte a destabilizzare l’UE e l’Occidente in generale. Esiste inoltre un livello ulteriore di sanzioni dirette contro asset di natura personale appartenenti a individui responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, in particolare membri della nomenclatura putiniana. Per queste persone è previsto anche il divieto di viaggio o di transito nei paesi occidentali.

Dove si trovano gli asset congelati e a quanto ammontano

La quantificazione complessiva degli asset congelati è complessa. I dati disponibili si riferiscono principalmente agli asset dello Stato russo e ai conti detenuti all’estero dalla banca centrale russa. La maggior parte di questi beni si trova sotto la giurisdizione dell’Unione Europea, ma asset rilevanti sono presenti anche in Nord America, in Giappone e in altri paesi.

All’interno dell’UE, il Belgio è il paese che detiene la quota maggiore, con circa 210 miliardi di dollari di asset russi sequestrati. Seguono la Francia con 22,3 miliardi di dollari e il Lussemburgo con 11,7 miliardi. Al di fuori dell’Unione Europea, il Regno Unito ha congelato asset per 31,6 miliardi di dollari, mentre la Svizzera ne detiene circa 7,3 miliardi.

Fuori dal continente europeo spicca il Giappone, che con 31,8 miliardi di dollari di asset sequestrati risulta il secondo paese al mondo dopo il Belgio. Completano il quadro Canada e Stati Uniti, che hanno congelato rispettivamente 17,7 e 5,5 miliardi di dollari.

Nel complesso, si tratta di circa 340 miliardi di dollari, riferiti esclusivamente ad asset dello Stato russo e non a beni di proprietà di individui.

Ad ogni modo, va detto che il valore di questi asset congelati varia nel tempo a causa dell'inflazione e per la presenza di strumenti finanziari fruttiferi che producono interessi.

Asset russi: non bastano per la ricostruzione dell’Ucraina

La confisca vera e propria e il riutilizzo di questi asset è un'ipotesi che apre un vero e proprio vaso di Pandora sul piano giuridico: una confisca definitiva, infatti, equivarrebbe, dal punto di vista del diritto internazionale, a un’espropriazione forzata di beni di uno Stato sovrano. Qualsiasi futura leadership russa potrebbe rivendicare la restituzione di questi beni, anche ricorrendo a pressioni politiche o azioni legali.

L’idea di utilizzare questi fondi per la ricostruzione dell’Ucraina presenta ulteriori problemi. In primo luogo, la quantificazione dei danni: alcune stime parlano di circa 400 miliardi di dollari, altre arrivano fino a un trilione. Poiché il conflitto è ancora in corso, è estremamente difficile stabilire una cifra definitiva.

In ogni caso, appare ormai assodato che i danni subiti dall’Ucraina superino ampiamente il valore complessivo dei beni russi congelati all’estero, sia quelli statali sia quelli appartenenti agli oligarchi sanzionati. L’utilizzo diretto di questi asset per finanziare la ricostruzione o sostenere lo sforzo bellico di Kiev aprirebbe scenari di contenzioso legale difficilmente gestibili. Proprio per questo, fino a oggi, i paesi occidentali hanno evitato di intaccare il nucleo principale degli asset sequestrati nel 2022, il più rilevante in termini di valore.

Sanzioni anche oltre la Russia: Bielorussia, Moldavia e Ucraina

Il regime sanzionatorio dell’Unione Europea non si applica solo alla Russia, ma anche alla Bielorussia, alla Moldavia e alla stessa Ucraina. Nel caso della Bielorussia, sono colpite le realtà coinvolte nella produzione di tecnologie a duplice uso e nel sostegno logistico, finanziario e commerciale alla Federazione Russa.

Per quanto riguarda la Moldavia, le sanzioni si applicano ai soggetti che, in collaborazione con Mosca, minacciano la sovranità e la sicurezza del paese. Infine, nel caso dell’Ucraina, il regime sanzionatorio colpisce individui che, dal 2014 a oggi, hanno sostenuto le operazioni russe o hanno minato la sicurezza e la dignità dello Stato ucraino, includendo anche figure interne al paese ritenute responsabili di violazioni dei diritti umani o di appropriazioni indebite di fondi pubblici o occidentali.

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