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Dai rifiuti a energia e compost: come funzionano i biodigestori

I biodigestori trasformano i rifiuti organici in biometano ed energia da una parte e in compost dall’altra. Roma punta su due nuovi biodigestori a Cesano e Casal Selce per gestire in modo sostenibile 200.000 tonnellate di organico all’anno, abbattendo costi e impatto ambientale.

4 Novembre 2025
18:30
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Dai rifiuti a energia e compost: come funzionano i biodigestori
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Ciò che oggi consideriamo spazzatura, domani può diventare energia e fertilizzante: per farlo è fondamentale l’impianto che rende possibile questo passaggio, il biodigestore. Si tratta di una tecnologia sempre più diffusa, che consente di ridurre le emissioni, contenere i costi e rendere le città più sostenibili.

Cos'è e cosa fa un biodigestore

Un biodigestore è un po’ come un grande stomaco: prende i rifiuti organici e li trasforma in due cose: compost, quindi fertilizzante per la terra e in biogas, che dopo la raffinazione diventa biometano, un gas naturale per produrre energia. I passaggi di questo processo sono quattro, e concettualmente sono molto simili alla nostra digestione del cibo.

La prima fase avviene nella zona di pretrattamento, che è un po’ come se fosse la nostra bocca. Qui arrivano i rifiuti organici che vengono triturati in un enorme frullatore e poi si separano le altre componenti indesiderate, come plastica o componenti ferrose.

Il materiale finisce poi dentro a degli enormi parallelepipedi, i biodigestori. Come nel nostro intestino ci sono gli enzimi che trasformano il cibo per la digestione, in questi cilindroni i batteri degradano le sostanze organiche e le fanno fermentare, cioè le trasformano in biogas.

Il biogas prodotto all’interno, però, non può ancora essere sfruttato, perché contiene solo il 60% di metano, e la soglia minima per la distribuzione è del 97,5%. Per questo va “raffinato”, ovvero si cattura l’anidride carbonica e altri gas presenti, così da ottenere biometano. Durante questo processo, l’anidride carbonica catturata viene impiegata per altri scopi, ad esempio in ambito alimentare.

Ora, c’è un ultimo passaggio. Cosa succede alla fine della digestione? C’è uno scarto. Allo stesso modo, nel biodigestore rimane un residuo, detto “digestato”, che diventa compost. In pratica, il digestato viene seccato e mischiato con potature e foglie. Poi viene stoccato in delle grandi camere, le biocelle, dove viene fatto fermentare per una quarantina di giorni.

Il biodigestore inquina?

Quando si parla di questo tipo di impianti si potrebbe avvertire un senso di scetticismo: c’è la paura che questi impianti siano dannosi per la salute e l'ambiente, che facciano cattivi odori… e così via. Ma dietro c’è un grande lavoro di studio e di ricerca sull’impatto ambientale, analizzando in anticipo tutti i possibili effetti dell’impianto su diversi fattori, dall’impatto olfattivo alle emissioni atmosferiche.

Ad esempio, in questo impianto le lavorazioni che potrebbero causare potenzialmente cattivi odori avverranno quasi interamente in ambienti confinati. Inoltre, come altri tipi di impianti di questo genere, sarà presente un sistema di abbattimento degli odori. Le emissioni poi verranno costantemente monitorate per rispettare rigorosamente i parametri previsti dalla legge.

In questo caso, nello studio d’impatto ambientale è stato anche simulato l’impatto acustico che avrà l’impianto: per quanto riguarda la fase operativa, anche il livello di rumore rientrerà nei limiti di legge previsti.

Biodigestori a Roma: i progetti in cantiere per gestire i rifiuti nella capitale

Città densamente popolate come Roma hanno un grande bisogno di impianti di questo tipo. Infatti, l’organico della Capitale ammonta a circa 250.000 tonnellate all’anno, che finora è stato mandato in biodigestori esterni, tra cui Friuli Venezia Giulia e Veneto, ma ciò richiede costi elevati che sul lungo periodo sono sempre meno sostenibili.

Proprio per ovviare a questi tipi di problematiche Roma Capitale ha deciso di realizzare due biodigestori, uno a Cesano (i cui lavori sono iniziati lo scorso luglio) e uno a Casal Selce (entro il 2027) che gestiranno in maniera efficiente 200.000 tonnellate di rifiuti organici della città. Ogni impianto produrrà circa 9.5 milioni di metri cubi di biometano e 18 mila tonnellate di compost all’anno. Oltre ai due biodigestori verranno realizzati due impianti per il trattamento di carta e plastica, promuovendo la circolarità delle risorse e la produzione sostenibile di energia. A questi si aggiunge il termovalorizzatore, che gestirà 600 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati all’anno e chiuderà il ciclo dei rifiuti di Roma Capitale.

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