
I due paracadutisti esperti Ermes Zampa (70 anni) e Violetta Laiketsion (63 anni) sono morti in un drammatico incidente durante un lancio a Fano, nelle Marche, nella giornata di domenica 14 dicembre 2025. Secondo le testimonianze dei presenti, in particolare di Roberto Mascio, direttore della scuola di paracadutismo locale, le calotte dei due paracadute sarebbero entrate in collisione a circa 40-50 metri da terra, causando l'aggrovigliamento dei cavi con il conseguente collasso delle calotte, senza che i due paracadutisti esperti avessero tempo per intervenire in alcun modo. Al momento sembrano quindi escluse le ipotesi del malfunzionamento tecnico o del malore, ma l'esatta dinamica dell'incidente verrà ricostruita solamente al termine delle indagini che sono già state avviate dai Carabinieri.
Non intendiamo quindi spiegare come è avvenuto il tragico incidente ma semplicemente spiegare da un punto di vista scientifico perché la collisione di due paracadute può essere così pericolosa anche per paracadutisti esperti e causare una perdita quasi totale di controllo.
Concettualmente, un paracadute funziona aumentando la resistenza dell'aria alla caduta grazie alla sua superficie. Mentre un corpo cade nell'aria, infatti, su di esso agiscono due forze principali: la forza peso che lo spinge verso il basso, e l'attrito con l'aria che agisce in direzione contraria al moto e dunque rallenta la caduta. In questo tiro alla fune tra gravità e attrito, il paracadute dà un'enorme aiuto all'attrito. Aprendosi, infatti, aumenta drasticamente la superficie esposta all'aria, e l'attrito aerodinamico aumenta all'aumentare della superficie. Questo basta per portare la velocità di un paracadutista da circa 200 km/h a 15-20 km/h.
Per funzionare, un paracadute ha quindi bisogno di una superficie estesa. Ma cosa tiene dispiegata la calotta di un paracadute? La tensione delle funi che lo ancorano al paracadutista. Ecco perché è pericolosissimo se due paracadute aggrovigliano i propri cavi: intrecciandosi, impediscono alla vela di dispiegarsi e questo compromette la sua capacità di offrire superficie all'aria. Come ci ha spiegato Emanuele Bielli, istruttore di paracadutismo e segretario dell’AIP (Associazione Istruttori di Paracadutismo), «il tessuto del paracadute è realizzato in nylon imbevuto di silicone e, quindi, ha una porosità pari a zero. Questo tessuto però funziona quando c'è tensione sulle funi e, quindi, quando la vela è tesa. Nel momento in cui le funi perdono questa tensione – quando c'è, ad esempio, uno scontro, una collisione con un altro paracadutista – allora il tessuto si sgonfia e quindi non ha più quella caratteristica di freno, di àncora statica che riesce a frenare la caduta verso il basso».
Insomma, se le funi perdono la loro tensione, la vela quindi si sgonfia e il paracadute non è più in grado di generare attrito aerodinamico: il paracadutista accelera verso il basso sostanzialmente in caduta libera. Una delle principali norme di sicurezza per chi si tuffa con un paracadute è mantenersi a debita distanza dagli altri paracadutisti, proprio per evitare questo tipo di incidenti. Infatti i lanci avvengono a qualche secondo di distanza l'uno dall'altro in modo da mantenere tutti a quote diverse. Purtroppo a volte può capitare che differenti tempistiche di rilascio delle calotte possa "allineare" due paracadutisti, come è successo ieri a Fano.
Quando le funi di un paracadute si intrecciano, esistono delle procedure di emergenza che possono essere adottate; tuttavia, purché funzionino devono essere applicate tra i 1000 e i 500 metri di altezza affinché si abbia il tempo materiale per evitare il peggio. Quando le loro funi si sono intrecciate, Zampa e Laiketsion si trovavano invece a 40-50 metri dal suolo. Considerando la loro velocità iniziale e l'accelerazione di gravità, questo significa che avevano poco più di 3 secondi per schiantarsi a terra a decine di km/h.
«In questo tipo di incidenti, la prima regola è capire come è avvenuta la collisione e come si sono intrecciati i paracadute», ci ha spiegato l'istruttore. «Nel caso in cui uno dei due paracadutisti è libero da qualsiasi intreccio con le funi o con il tessuto, allora si può sganciare dall’imbrago del paracadute principale e aprire successivamente il paracadute di emergenza. Anche l'altro paracadutista, ovviamente, si deve liberare e in questo caso può utilizzare una lama, inserita nell’imbrago proprio per tagliare, nel caso di necessità, delle parti di funi. Al contrario, nel caso in cui i due paracadute si intreccino tra di loro e quindi non diano la possibilità di sostenere le persone attaccate, allora bisogna immediatamente aprire il paracadute d'emergenza. Perché, effettivamente, l'unica cosa che salva la vita è avere un paracadute aperto – totalmente o parzialmente – che rallenta la discesa verso il terreno».
Con il tragico incidente avvenuto a Fano, il numero degli incidenti mortali in paracadute avvenuti in Italia subisce un aumento: «Negli ultimi 4 anni in Italia si è verificato in media 1 incidente mortale l’anno. Nel settembre 2025 c’era già stato un incidente mortale alle porte di Roma, durante il quale aveva perso la vita un uomo di 49 anni. E le statistiche dimostrano come il maggior numero di incidenti avvenga a paracadutisti esperti, complice una sottovalutazione del rischio – legata all’esperienza – ma anche una sopravvalutazione delle proprie capacità di reazione di fronte a situazioni di emergenza».
Guardando invece alle statistiche di Paesi più grandi, negli Stati Uniti in tutto il 2024 si sono verificati 9 incidenti mortali, un minimo storico per l’ultimo decennio.
Insomma, il paracadutismo resta uno sport estremo e pericoloso: tuttavia, anche grazie al continuo aggiornamento delle procedure di emergenza e a nuovi metodi di addestramento, il numero di incidenti è drasticamente calato rispetto al passato.