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26 Agosto 2025
18:30

Il test nucleare USA considerato un fallimento, cosa accadde durante l’Operazione Crossroads

L'Operazione Crossroads del 1946 testò l'effetto di bombe atomiche su una flotta navale all'atollo di Bikini. Il primo test fallì a causa di un errore, mentre il secondo causò un'enorme contaminazione radioattiva, costringendo i militari a fermare le operazioni e il terzo test.

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Il test nucleare USA considerato un fallimento, cosa accadde durante l’Operazione Crossroads
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L'Operazione Crossroads del 1946 fu svolta dal Governo USA per testare l'effetto di armi nucleari su una flotta in mare aperto. Il piano era di svolgere tre test (Able, Baker e Charlie) ma il disastroso risultato dei primi due spinse i vertici militari a chiudere prima del previsto le operazioni, segnando contestualmente la fine del Progetto Manhattan. Ma cosa andò storto esattamente? E cosa c'entra tutto questo con Spongebob?

La nascita dell'Operazione Crossroads

Seconda guerra mondiale. Durante il conflitto, lo sappiamo tutti, furono sganciate due bombe nucleari da parte degli Stati Uniti, cioè Little Boy su Hiroshima e Fat Man su Nagasaki. I risultati furono devastanti… ma ciononostante gli Stati Uniti non erano ancora soddisfatti: malgrado la devastazione, volevano saperne di più sugli effetti di queste armi. Il loro obiettivo era quello di vedere quali effetti avrebbe avuto una bomba nucleare su vere navi militari e, in particolare, se un’arma di questo tipo sarebbe stata in grado di abbattere in un solo colpo un’intera flotta oppure no.

Prese così il via l’operazione Crossroads, che si sarebbe svolta durante l’estate del 1946. Come location per questi test venne scelto l’atollo di Bikini, nelle isole Marshall, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico. Si trattava di un’area ottima per l’esercito, visto che c’era molto spazio per accomodare sia il personale militare che civile. Ovviamente questa location portava con sé anche vari problemi: essendo nel bel mezzo del Pacifico era un’impresa logistica enorme portare lì navi, personale e giornalisti. Considerate che fu necessario fare arrivare a Bikini ben 242 navi e complessivamente furono coinvolte 42 mila persone.

Ma non è finita: c’era anche un altro problema. Infatti lì, su quelle isole, viveva delle gente. Parliamo di 162 persone che furono fatte evacuare forzatamente e trasferite sull’atollo di Rongerik, a circa 250 km di distanza, sul quale furono realizzate delle abitazioni provvisorie. Quello che ancora nessuno sapeva – ma che tutti si sarebbero dovuti aspettare – è che nessuno di loro avrebbe mai più fatto ritorno nell'atollo di Bikini.

Cosa prevedevano i tre test

In programma l’esercito aveva tre test nucleari, ciascuno dei quali prevedeva la detonazione di una bomba da 23 kton, cioè poco più potente di quella di Nagasaki.

Il primo test, soprannominato Able, avrebbe replicato un’esplosione in aria, come quella in Giappone. Per valutare gli effetti della bomba sarebbero state disposte in mare in mare 67 imbarcazioni, sia nell’area prossima all’epicentro sia in aree più lontane. Questi mezzi includevano sia navi che sottomarini, e in alcuni casi si trattava di incrociatori presi ai Nazisti e ai Giapponesi al termine della guerra, come il Prinz Eugen o la Sakawa.

A bordo di ogni imbarcazione sarebbero stati installati vari sensori per valutare i danni e la quantità di materiale radioattivo, oltre a diverse tipologie di manichino, pensate per simulare i danni sull’organismo umano. Ma non è finita. Purtroppo a bordo vennero caricati anche migliaia di animali, con l’obiettivo di capire l’effetto delle radiazioni anche su altre forme di vita.

Il secondo test, soprannominato Baker, non prevedeva un’esplosione in aria ma sott’acqua, ad appena 27 metri di profondità. Come per il precedente caso, erano sempre previste imbarcazioni con sensori, manichini e animali, con la differenza che qui la flotta da colpire sarebbe stata composta da ben 95 mezzi.

Il terzo e ultimo test, Charlie, prevedeva invece un’esplosione profonda, ad almeno 300-600 metri di profondità, replicando la struttura del precedente test.
Purtroppo, il Governo statunitense si sarebbe presto reso conto che i test non sarebbero andati come da programma e le conseguenze sarebbero state molto peggiori di quanto previsto.

Able, il primo test

Arriva il giorno del primo test, Able. È il 1 luglio del 1946. Le navi e i sottomarini sono stati posizionati come da programma. Sulla costa, stampa, giornalisti e personalità politiche da ogni angolo del mondo sono pronti ad assistere al test. D’altro canto questo era il primo test nucleare della storia annunciato pubblicamente. A un certo punto, alle ore 9:00, un rumore: il B-29 si avvicina rapido al punto previsto e sgancia la bomba da 23 chilotoni, a circa 160 metri di quota. A quel punto, l’esplosione.

Il boato fu potentissimo, ma nonostante quello che potremmo pensare, il pubblico non fu particolarmente impressionato. Forse perché si trovavano a oltre 20 km di distanza, o forse perché il programma era stato pubblicizzato così tanto da avere alzato le aspettative all’inverosimile, e quindi la reazione della stampa fu molto tiepida. All’epoca addirittura qualche giornalista minimizzò quanto appena visto scrivendo che “la bomba atomica era, dopo tutto, solo un’altra arma” e dopo questo primo test circa un terzo dei giornalisti presenti abbandonò l’atollo.

Tra l’altro in seguito si scoprì che la bomba era stata detonata nel punto sbagliato: aveva mancato l’obiettivo di qualche chilometro. Proprio per questo motivo aveva affondato solo cinque navi. Il primo test quindi fu di fatto un fallimento, sia dal punto di vista militare che mediatico.
Ma il Governo americano aveva in serbo ben altro per la stampa.

Il test Baker

Il 25 luglio 1946 viene scelto come giorno per il secondo test, Baker. Come anticipato, questo avrebbe previsto un’esplosione sottomarina a circa 27 metri, quindi molto superficiale. Alle ore 8:35 l’arma viene fatta detonare, e questa volta l’esplosione fu memorabile. Fu così violenta da sollevare una mastodontica colonna d’acqua e fumo alta oltre 2500 metri, seguita da un’onda circolare alta quasi 30 metri. Lo spettacolo fu incredibilmente potente, tanto da ribaltare in un secondo il parere della stampa in merito all’effettiva potenza di queste armi.

Ma quello che ancora nessuno sapeva, erano gli effetti collaterali di questo test.

Gli effetti collaterali del test Baker

L’esplosione, come abbiamo detto, sollevò una quantità di acqua spropositata. Qual è il punto? Che quest’acqua era altamente radioattiva e si riversò su tutte le navi presenti nell’area. Anche con il test Able si depositò materiale radioattivo, intendiamoci, ma essendo un esplosione aerea questo era in quantità minore, visto che riuscì perlopiù a disperdersi in atmosfera. In questo caso invece i livelli di radiazione erano tali da impedire al personale tecnico di avvicinarsi alle navi per interi giorni. Addirittura anche dopo settimane, quando l’esercitò iniziò a fare turni per ripulire le navi e recuperare dati dei sensori, ci si rese conto che le radiazioni erano ancora elevati.

Quindi non solo si contaminarono le navi di supporto, ma pare che anche gli stessi soldati iniziarono ad ammalarsi e ad avere problemi a lungo termine proprio a causa delle radiazioni. Anche se su questo aspetto va detto che non ci sono molte fonti in merito. Comunque, a tutto questo, che già causò ritardi enormi nel programma e fece scendere l’interesse dell’opinione pubblica, si aggiunse anche un’altra cosa, cioè che anche questo test non diede i risultati sperati: di tutte le navi presenti ne affondarono solamente 9.

Anche il test baker, quindi, fu un fallimento. Anzi, fu proprio la goccia che fece traboccare il vaso: i vertici militari infatti furono spinti a chiudere l’Operazione Crossroads una volta per tutte e a non svolgere mai Charlie, il terzo test della serie. In un altro contesto questa notizia non avrebbe fatto forse così tanto scalpore, ma la scelta di invitare la stampa diede un’eco mediatica abbastanza rilevante all’evento, che anche dopo la sua chiusura fu al centro di numerose critiche, sia per i suoi costi che per questioni etiche. La dislocazione forzata degli abitanti, ad esempio, fu un argomento di dibattito negli anni a venire, soprattutto perché quel sito fu utilizzato nei decenni dopo anche per altri test, impedendo a tutte queste persone di ritornare alla propria terra.

Un altro argomento caldo fu quello degli animali. Perché come vi dicevo a bordo erano presenti animali come cani, pecore, gatti, maiali, topi e tanti altri. Complessivamente erano 3352. Il 10% di questi morì appena dopo il blast iniziale dei due test. Un altro 25% invece morì nelle settimane successive a causa di avvelenamento da radiazioni o dopo la soppressione da parte dello staff veterinario. Su 3352 animali, quindi, ben 1173 persero la vita.

Il legame tra i test e Spongebob

Spongebob è ambientato in una città fittizia chiamata Bikini Bottom, e secondo qualcuno questo sarebbe non solo un riferimento all’atollo di Bikini, ma sarebbero state proprio le radiazioni dei test nucleari a far mutare gli animali protagonisti della serie, dandogli la capacità di parlare. In realtà gli autori per decenni hanno negato questo collegamento, ma a dicembre 2024 in un’intervista hanno confermato che sì, l’ispirazione per la serie è legata sia ai test nucleari dell’Operazione Crossorads sia a tutti quelli che il governo americano ha fatto qui negli anni seguenti.

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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