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22 Novembre 2022
7:30

Operazione Chrome Dome: la controversa operazione nucleare degli USA durante la Guerra Fredda

Dal '58 al '68 i bombardieri americani, armati di bombe nucleari, hanno volato permanente sulle nostre teste, pronti a colpire l'URSS in pochi attimi: è l'Operazione Chrome Dome.

A cura di Roberto Manzo
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Operazione Chrome Dome: la controversa operazione nucleare degli USA durante la Guerra Fredda
chrome dome

Durante la Guerra Fredda gli USA tennero in volo 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno dei bombardieri strategici Boeing B-52 Stratofortress armati di bombe nucleari su tutto l'emisfero boreale. Per quale motivo? Semplice: si tenevano pronti a rispondere in pochissimo tempo a un eventuale attacco sovietico. Questa è passata alla storia come operazione Chrome Dome (in inglese Chrome Dome Operation), una delle pagine più controverse della storia della United States Air Force.

Il contesto storico

Tra gli anni ’50 e gli anni ’60 si visse il periodo più buio e drammatico della guerra fredda, caratterizzato da eventi come la Crisi di Cuba e la costruzione del Muro di Berlino. In quel periodo la psicosi di una guerra nucleare era agli apici e le due superpotenze di spiavano e si temevano a vicenda. Verso la fine degli anni ’50 gli USA scoprirono che l’URSS stava costruendo e rendendo operativi missili balistici che avrebbero potuto colpire le basi statunitensi e i suoi alleati in poche decine di minuti. In quegli anni lo Strategic Air Command (SAC), la struttura operativa della United States Air Force incaricata della detenzione e dell'impiego dell'arsenale nucleare strategico degli USA (composto da bombardieri e missili balistici), era sotto il comando del Generale Curtis LeMay. Pensate che Kennedy disse di lui:

Se proprio devi andare, vorresti LeMay nel bombardiere di testa. Ma non vorresti mai che fosse LeMay a decidere se devi andare oppure no.

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Generale Curtis LeMay (credit: US Air Force)

Per neutralizzare la potenziale minaccia  costituita dai nuovi missili sovietici, LeMay aveva attivato nel 1956 il sistema dell'Allerta a Terra (Ground Alert) che prevedeva che alcuni bombardieri strategici Boeing B-52 Stratofortress del SAC fossero sempre pronti a decollare in caso di allarme entro un tempo massimo di trenta minuti. La loro partenza era prevista dalle varie basi aeree dislocate negli Stati Uniti, in Europa e Nord Africa, con bombe nucleari attive Mark 39 o Mark 28.

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Bomba Mark28 (credit: Hans–Peter Scholz)

Il programma di allerta in volo

Dal 1957 sotto la presidenza di Eisenhower l'USAF e il SAC acquisirono sempre più potere. Il generale LeMay divenne vice-capo di stato maggiore dell'USAF e il suo posto al SAC venne preso dal generale Thomas S. Power. Lui, così come LeMay, ritenne insufficiente il programma di Ground Alert e propose di mantenere un certo numero di bombardieri strategici armati di bombe nucleari costantemente in volo su rotte prestabilite. In questo modo in caso di un eventuale attacco dell'Unione Sovietica, i bombardieri già in aria avrebbero sferrato un micidiale contrattacco atomico in pochissimo tempo.

Il programma di "allerta in volo" (Airborne Alert), classificato come Operazione Chrome Dome, prevedeva che i bombardieri impegnati fossero in aria per 24 ore al giorno e tutti i giorni dell'anno su percorsi circolari, con rotte di avvicinamento al territorio sovietico. I B-52 , armati con armi nucleari attive e riforniti in aria da aerei cisterna, avrebbero continuato il loro volo per i tempi previsti e quindi sarebbero rientrati alle basi e sostituiti regolarmente sulle stesse rotte da altri aerei. Questi bombardieri erano armati con[bombe termonucleari a diversa potenza: Mark 28 (1 megatone) Mark 39 (4 megatoni) e Mark 53 (9 megatoni). In alcuni casi erano armati anche con missili termonucleari Hound Dog.

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North American AGM–28B Hound Dog

In cosa consisteva l'operazione Chrome Dome

L'operazione Chrome Dome partì nel 1958 con l'impiego contemporaneo di dodici bombardieri B-52, armati con bombe nucleari attivate e funzionanti. I velivoli potevano viaggiare lungo tre rotte prestabilite. Vediamole brevemente.

Le rotte dei bombardieri durante l'operazione Chrome Dome
Le rotte durante l’operazione Chrome Dome (credit: United States Government)

Rotta occidentale

Sei bombardieri percorrevano una rotta circolare a nord, circumnavigando il Canada passando lungo la costa, arrivando sul margine del Circolo polare artico e scendendo verso sud attraverso la costa canadese dell'Oceano Pacifico. Questi aerei, giunti sul margine della calotta polare, si sarebbero trovati pronti in posizione per eventuali attacchi all'Unione Sovietica partendo da nord.

Rotta meridionale

Quattro di questi aerei attraversavano l'Oceano Atlantico fino alla coste della Spagna, quindi percorrevano i cieli del Mar Mediterraneo in tutta la sua lunghezza e tornavano indietro. In questo caso i bombardieri sarebbero penetrati in Unione Sovietica da sud attraverso il Medio Oriente e la regione del Mar Nero.

Rotta settentrionale

Due B-52 ogni giorno raggiungevano i cieli sopra l'importantissima base di avvistamento radar di Thule in Groenlandia, che svolgeva compiti di enorme importanza nel quadro del programma del NORAD (Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America). Questi aerei potevano attaccare l'Unione Sovietica passando attraverso i cieli della Groenlandia.

L'amministrazione Kennedy potenziò in modo straordinario i voli dei B-52 sulle rotte di avvicinamento all'Unione Sovietica e al culmine della crisi fino a 65 bombardieri rimasero permanentemente in volo, pronti a sferrare l'attacco nucleare. I B-52 dell'operazione Chrome Dome effettuarono un totale di 2.088 missioni con oltre 50.000 ore di volo.

Gli incidenti di Palomares e Thule

Durante l'Operazione Chrome Dome si verificarono diversi incidenti che, assieme alla generale modifica dell'assetto geopolitico mondiale, causarono la chiusura del progetto. I più gravi furono quelli di Palomares in Spagna e di Thule in Groenlandia.

L'incidente di Palomares

Il 17 gennaio 1966 un B-52 incontrò difficoltà tecniche durante il rifornimento in volo con un'aerocisterna sopra i cieli Palomares. In questo incidente si persero entrambi gli aerei, entrarono il collisione, e perirono sette uomini. Il bombardiere trasportava quattro bombe termonucleari Mark 28, che fortunatamente non esplosero. Le prime due bombe furono ritrovate quasi subito presso Palomares; una delle due aveva subito un'esplosione parziale degli inneschi e si era frantumata in molti pezzi, liberando plutonio nelle colline intorno. Poco tempo dopo venne rintracciata la terza bomba in un campo coltivato alla periferia di Palomares; anche in questo caso l'ordigno era parzialmente esploso e si era liberata una nube di plutonio. La quarta bomba nucleare venne invece recuperata solo il 15 marzo 1966 dopo difficili operazioni in mare alla profondità di 800 metri, dove l'arma era caduta. Il recupero di questa bomba è stato ripreso anche dal celebre film Men of Honor.

L'incidente di Thule

Il 21 gennaio 1968 si verificò l'incidente nucleare di Thule; un B-52si incendiò per un malfunzionamento dell'impianto di riscaldamento e l'equipaggio fu costretto ad evacuare il bombardiere. Tutti gli uomini di equipaggio riuscirono a lanciarsi in tempo mentre l'aereo, che era armato con quattro bombe nucleari Mark 28, precipitò fino a schiantarsi sulle rocce ghiacciate della baia di Thule.

Al momento dell'impatto del bombardiere si verificò una grande esplosione a cui seguì un enorme incendio che continuò per ore. Tutte le cariche detonanti erano esplose ma, fortunatamente, grazie ai sistemi di sicurezza introdotti nelle bombe non si produsse un'esplosione nucleare – anche se i frammenti radioattivi degli ordigni si dispersero su una vasta aerea di oltre sette chilometri quadrati. Inoltre va segnalato come il plutonio si diffuse nell'aria attraverso i fumi dell'incendio.

La fine dell'operazione Chrome Dome

Dopo poco tempo da quest'ultimo incidente lo Strategic Air Command non ebbe più bombardieri permanentemente in volo con bombe nucleari e continuò solo le operazioni di allerta a terra che proseguirono regolarmente e con efficienza negli anni successivi garantendo, insieme ai sistemi di missili balistici, le capacità di risposta nucleare degli Stati Uniti. Il programma Ground alert è invece continuato fino alla fine della guerra fredda con la dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991.

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