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16 Agosto 2024
14:00

La campana elettrica di Oxford ha una batteria che funziona da 200 anni, ma non si sa come sia possibile

Questa campana alimentata da due batterie suona sin dal lontano 1840 ed è uno degli esperimenti scientifici più longevi al mondo. Da anni è conservata nel Clarendon Laboratory dell'Università di Oxford da cui prende il nome.

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La campana elettrica di Oxford ha una batteria che funziona da 200 anni, ma non si sa come sia possibile
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Campana di Oxford. Credits: BBC

Quasi non si sente il suono della campana elettrica di Oxford, talmente è flebile. Nonostante ciò, la campana – che è anche conosciuta come "Clarendon Dry Pile" – ha iniziato a suonare già ben prima del 1840, e quindi da quasi due secoli. Ha visto tutto il vecchio secolo e i primi vent'anni di quello nuovo, e anche se è ampiamente invecchiata e sempre più "stanca", va ancora avanti grazie alle due batterie che la alimentano. Come siano fatte al loro interno, però, è ancora un mistero per gli scienziati: se le aprissero la campana si romperebbe, e a quel punto addio a uno degli esperimenti scientifici più longevi di sempre. Ma tutto ha una fine: secondo gli esperti ci vorrà circa una decina d'anni prima che anche questo sistema di batterie arrivi al termine, e finalmente si potranno aprire e studiare.

Secondo gli studiosi il suono della campana si sarebbe verificato almeno 10 miliardi di volte, e proprio per questo motivo detiene il Guinness World Record come "la batteria più durevole al mondo".

Da dove arriva la campana e l'enigma delle batterie

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Questo longevo esperimento scientifico è costituito da due campane di ottone, ognuna posizionata sotto una batteria a pila secca, e da una sferetta di metallo dal diametro di 4 millimetri che oscilla perpetuamente tra di esse grazie alla forza elettrostatica e che produce un suono (frequenza di oscillazione di 2 Hertz).

Il reverendo Robert Walker, che all'epoca era anche professore di fisica all'Università di Oxford, acquistò la campana dai costruttori di strumenti Watkin and Hill che la avevano realizzata nel 1825 e la portò in classe per mostrarla ai suoi studenti. L'oggetto oggi si trova nel Clarendon Laboratory dell'università – da cui ha preso la prima parte del nome – protetta da ben due strati di vetro.

Abbiamo capito perché si chiama Clarendon, ma invece Dry Pile? Tradotto dall'inglese significa "pila a secco". Questa seconda parte del nome le è stata attribuita perché le due batterie somigliano moltissimo a quelle "a muschio secco" realizzate dal prete e fisico italiano Giuseppe Zamboni. Queste batterie erano composte da almeno 2000 paia di dischi di stagnola incollati su carta impregnata di solfato di zinco e rivestiti sull'altro lato con biossido di manganese. Le pile non sono asciutte, ma contengono la giusta quantità d'acqua per fornire l'elettrolita senza causare cortocircuiti.

Le batterie della campana di Oxford inoltre sono sigillate al loro esterno con un rivestimento che si ritiene sia di zolfo, e ciò le fa sembrare delle candele (tranquilli, è tutta apparenza: è impossibile che siano candele, sennò la campana non potrebbe funzionare).

Tuttavia non è certo che siano pile di questo genere, e per sapere esattamente la loro composizione bisogna aspettare che le batteria muoiano: come abbiamo scritto in precedenza se dovessimo aprirle ora l'esperimento avrebbe fine, e gli scienziati vogliono farlo durare il più a lungo possibile.

Perché è in funzione da così tanto tempo?

Si pensa che almeno in parte il motivo per cui la campana suona da così tanto tempo sia dovuto al fatto che non richiede molta energia e che non ne spreca molta.

Il dottor Robert Taylor dell'Università di Oxford ha spiegato:

Mentre si muove avanti e indietro, la piccola campana di piombo tocca le due batterie da entrambi i lati, e così facendo si carica e si scarica di continuo.

Una piccola quantità di carica filtra tra le due estremità e l'unica perdita è la resistenza dell'aria.

Quando smetterà di funzionare?

La campana ha suonato per tanto tempo, ma non lo farà all'infinito, e presto o tardi smetterà di funzionare. Secondo Taylor ci vorranno tra i 5 anni o i 10 al massimo, visto che negli ultimi 40 anni ha rallentato sempre di più. Perché prima o poi tutte le batterie si esauriscono, e quando finirà l'energia la campana smetterà si suonare, rendendo l'Università di Oxford un po' più silenziosa.

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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