

In questo nuovo episodio di PopCorner, la rubrica di Geopop in cui parliamo di attualità e cultura pop, abbiamo avuto il piacere di ospitare nei nostri studi Gianluca Gazzoli, conduttore radiofonico, creator e ideatore di "Passa dal BSMT", uno dei format di maggior successo in Italia. Durante la chiacchierata con Andrea Moccia, abbiamo esplorato il suo percorso, dai sogni di adolescente alle strategie per intervistare ospiti "impossibili" come Roberto Baggio. Gianluca, oltre a condividere la sua filosofia sul successo e il duro lavoro, ci ha anche raccontato la sua storia personale e la sua convivenza con un defibrillatore sottocutaneo.
Nato nel 1988, Gianluca Gazzoli ha costruito la sua carriera partendo dalle radio locali e da un'esperienza a MTV, fino ad approdare nel 2017 a Radio Deejay, dove è una delle voci di punta. Oggi è un creator, conduttore radiofonico e televisivo, ma è soprattutto l'ideatore di "Passa dal BSMT": un format di interviste tra i più seguiti d'Italia, in cui ospita nel suo "scantinato" ricco di cimeli le più importanti personalità dello spettacolo, dello sport e della cultura.
Uno degli aspetti di spicco di "Passa dal BSMT" è la sua capacità di attrarre ospiti di altissimo livello, spesso considerati irraggiungibili. Il segreto, spiega Gazzoli, non è economico ma si basa su un lavoro di anni, sulla perseveranza e su un approccio umano e diretto. «Nel caso di Baggio, è tre anni circa che stavo provando», racconta. La sua strategia consiste spesso nell'andare di persona a cercare il contatto, per trasmettere la passione e l'autenticità.
Dietro il successo professionale, Gianluca nasconde una storia personale complessa. Da ragazzo, quando seguiva la sua passione giocando a basket, soffriva di aritmie ventricolari maligne, una condizione patologica che portava il suo cuore ad accelerare e battere fino a 315 volte al minuto per poi fermarsi all'improvviso. «Soffrivo soprattutto facendo sport, portavo il mio cuore a degli eccessi, ma non era semplicemente lo sforzo, ma lo sforzo misto allo stress emotivo», spiega.
Dopo un anno di mancate diagnosi, il problema fu scoperto grazie a un holter, un piccolo dispositivo portatile che prevede la registrazione dell’attività elettrica del cuore, indossato durante una partita. Per questo motivo a 17 anni gli fu impiantato un defibrillatore sottocutaneo, una "macchinetta" che gli avrebbe salvato la vita più volte ma che lo costrinse ad abbandonare lo sport agonistico. La funzione di questo defibrillatore è monitorare l'attività cardiaca e interrompere, tramite una scarica elettrica, le accelerazioni improvvise causate dalle aritmie ventricolari potenzialmente mortali riportando il cuore alla funzione fisiologica.
La prima volta che si è azionato è stato quasi traumatico «un'esplosione interna, così forte da pensare di essere stato colpito da una pallonata fortissima o da una spranga». Per anni Gianluca ha tenuto nascosta questa condizione: «Se non lo dicevo, era come se non ce l'avessi». Solo in seguito ha capito l'importanza della condivisione, diventando un punto di riferimento per tante persone con problemi simili.
Gianluca si vede come un "underdog", uno che ha raggiunto i propri obiettivi con sacrificio, duro lavoro e "ossessione", intesa non con un'accezione negativa ma come una componente fondamentale per affermarsi. Questa filosofia si riflette nella sua idea di "influencer": per lui, i veri modelli sono i suoi idoli come Michael Jordan e Alessandro Del Piero, che hanno guadagnato la loro influenza eccellendo nel proprio mestiere, non scegliendola come professione.
Il successo, spiega Gazzoli, non sono i 100 metri, ma una maratona: richiede la capacità di investire su se stessi e su un team di persone valide.
Non conosco una persona che abbia compiuto grandi cose che non sia stata ossessionata da quello che fa.