
I mongoli di Gengis Khan diedero vita a uno degli imperi terrestri più grandi della storia grazie alle incredibili doti militari del loro leader. Purtroppo questo popolo, originariamente abitante della Mongolia in Asia orientale, viene spesso dimenticato, soprattutto perché non erano soliti realizzare grandi palazzi o incredibili opere d'arte, a differenza di altri popoli coevi. Ma quali erano i segreti militari del Khan? E cosa provocò la sua sconfitta nel giro di pochi decenni?
Chi erano i mongoli: le origini del popolo
Siamo in Mongolia, in Asia. Qui c’è la steppa, quindi una terra fredda con enormi praterie e pochissimi alberi. In un ambiente del genere per sopravvivere le tribù nomadi non potevano contare troppo sull’agricoltura, e infatti si specializzarono nell’allevamento di animali come ovini, cavalli, cammelli e yak – che sono dei bovini tipici di quelle zone – che venivano sfruttati sia per i loro latticini che per la loro carne.
A proposito di carne, i mongoli erano anche ottimi cacciatori: fin da piccoli imparavano ad andare a cavallo e a tirare con l’arco. In particolare misero a punto una particolare tecnica di caccia chiamata nerge. Con questa tecnica i cavalieri battevano un'enorme area di steppa, spingendo lentamente le prede in un'area sempre più piccola, dove potevano essere uccise più facilmente dagli arcieri a cavallo.
Come spesso accade, essendo un popolo nomade, i mongoli vivevano perlopiù in clan e tribù, all’interno delle quali le donne avevano un ruolo – non dico paritario all’uomo – ma comunque più considerato rispetto ad altri popoli coevi. Questo perché in un ambiente così ostile era necessario aiutarsi a vicenda e quindi era più logico raggiungere un qualcosa di simile alla parità e permettere anche alle donne di contribuire attivamente alla vita del clan. A proposito di clan, è proprio da uno di questi, dal clan Kerait, che iniziò a muovere i primi passi la figura centrale del futuro impero mongolo: Gengis Khan.
Il regno di Gengis Khan
In realtà la prima cosa da sapere è che Gengis Khan non è un nome proprio ma si tratta invece di una carica che potremmo tradurre come “sovrano universale”. Il vero nome del Gengis Khan che tutti conosciamo infatti era Temujin e sulla sua vita abbiamo abbastanza informazioni grazie a un testo in lingua mongola chiamato Storia segreta dei Mongoli e scritto da un poeta anonimo per la famiglia reale attorno alla metà del 1200.
Proprio in questo testo viene raccontato che Temujin nacque nel 1162 e dopo un’infanzia dura divenne un abile comandante militare. Fu proprio lui a capire che se le varie tribù e clan si fossero messe insieme, avrebbero avuto la forza e l’abilità necessarie per riuscire a conquistare il mondo. Ovviamente non è semplice mettere d’accordo ogni singolo clan e Gengis Khan… beh usava dei metodi che ad oggi probabilmente disapproveremmo. Infatti la sua formula magica era un mix tra diplomazia e terrore, e spesso i guerrieri non avevano altra scelta che unirsi a lui se non volevano essere giustiziati all’istante.
Tra l’altro una cosa interessante è che nonostante Genigs non si facesse troppi scrupoli a uccidere uomini, donne, bambini e animali se necessario, pare che in realtà all’interno del suo regno non solo non venivano presi spesso prigionieri, ma la tortura era proprio vietata – a differenza di quanto accadeva per altre popolazioni del periodo.
Ad ogni modo, per quanto brutale, il metodo di Gengis si rivelò efficace per i suoi scopi e nel 1206 riuscì a formare un primo grande regno, unito da un unico sistema di scrittura e un codice di leggi uniche chiamato Yasa che, curiosamente, non aveva una forma scritta ma veniva tramandato oralmente.
Le conquiste del popolo mongolo e l'espansione dell'impero
L’esercito mongolo in questa prima fase poteva già contare su più di 10 mila uomini. Per la maggior parte si trattava di arcieri a cavallo che, guarda caso, in battaglia utilizzavano proprio la tecnica del nerge, cioè la stessa che veniva utilizzata anche per catturare la selvaggina. Cioè stringevano progressivamente il nemico in una piccola area, così da eliminarlo senza troppa fatica. Oltre ai soldati ordinari in realtà esisteva anche la guardia personale del Khan, i Kheshig, che in un secondo momento diventarono poi personaggi chiave dell'amministrazione mongola.
Il suo primo obiettivo furono due regni in Cina, quelli di Jin e quello di Xi Xia, passando poi all'Asia Centrale e alla Persia, dove riuscì a conquistare città come Samarcanda, Bukhara, Herat e Nishapur. Pensate che per questa fase delle sue conquiste si stima che utilizzò un esercito composto da circa 240 mila unità. Che anche per l’epoca era una cifra totalmente fuori scala, visto che nell’area gli eserciti più grandi non superavano le decine di migliaia di unità. Con tutta questa forza militare non dovrebbe stupirci il fatto che riuscì anche ad invadare molti Paesi del Mar Caspio e del Mar Nero – tanto che vari regni musulmani lì presenti lo soprannominarono “il maledetto”.
È impressionante la quantità di terre che un solo imperatore è riuscito ad assoggettare. E la cosa ancora più assurda è che era un impero così vasto che da una parte, verso il Giappone, i mongoli dovevano lottare contro i samurai, mentre dalla parte opposta con i crociati in Terra Santa! Che sembra una cosa folle, ma questo è per farvi capire l’estensione dell’impero mongolo.
Ad ogni modo, proprio all’apice del suo successo, Gengis Khan morì. Non in battaglia, non tradito da un suo fedelissimo, ma a causa di una malattia ancora oggi ignota che, nel 1227, lo fece passare a miglior vita.
Perché l’impero mongolo è caduto: le sconfitte
Alla sua morte, l’impero mongolo venne diviso tra i suoi quattro figli… ma non durò molto. In circa quarant’anni, all'epoca cioè in cui il potere era ormai perlopiù nelle mani dei nipoti di Gensis Khan, ogni khanato – così si chiamavano i regni – divenne indipendente dagli altri e, come spesso accade, iniziarono a combattere tra di loro per dispute sui confini e sulle rendite fiscali, iniziando progressivamente ad indebolirsi a vicenda, anche se sul piano militare l'espansione continuò almeno ancora per altri sessant'anni in direzione dell'Europa orientale.
Alla fine di quell’impero così vasto non restò molto: gran parte dei mongoli di fatto erano diventati sedentari, e quindi iniziarono a mescolarsi ai popoli conquistati. Questo lo si vede ad esempio dalle loro conversioni, visto che progressivamente abbandonarono la loro religione animista in favore del buddismo, dell’islam o del cristianesimo. Inoltre sulla scena geopolitica del tempo iniziarono ad affacciarsi anche altre potenze, come ad esempio la dinastia Ming, in Cina, che divenne un loro grande avversario.
L’impero mongolo quindi è stata una fiamma estremamente brillante ma che si è esaurita in fretta. Come dicevamo non furono mai grandi artisti o costruttori, non abbiamo grandi segni tangibili del loro passaggio. Ma il loro impero così vasto fu il primo caso di globalizzazione, per certi versi, che permise di mettere in collegamento aree del mondo estremamente lontane: è grazie ai mongoli se arrivarono in Europa la polvere da sparo e la bussola, tanto per fare un esempio. Ma è anche per colpa dei mongoli che arrivò in Europa la peste nera, giunta a Venezia dalla Cina e poi diffusasi in tantissimi stati.
Quindi possiamo dire che, nel bene e nel male, questo impero spesso dimenticato è stato forse uno dei più rilevanti nel plasmare il mondo nel quale viviamo ancora oggi.