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4 Settembre 2024
17:00

Storia di Gengis Khan, il mongolo che conquistò uno degli imperi più vasti di sempre

Gengis Khan partì come semplice capoclan delle steppe asiatiche per poi conquistare un territorio sconfinato, fondando l'impero mongolo e diventando famoso per la crudeltà con la quale trattava i nemici.

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Storia di Gengis Khan, il mongolo che conquistò uno degli imperi più vasti di sempre
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Gengis Khan (anni '60 XII secolo d.C. – 1227) è stato un condottiero e sovrano mongolo, noto per le sue conquiste e la sua ferocia. Nato in una famiglia nobile e dopo aver assunto il potere nel suo clan, riuscì a unificare sotto il suo dominio tutti i popoli della steppa asiatica e in seguito attaccò e sconfisse imperi consolidati: quelli degli Xia e dei Jin in Cina e quello Corasmio in Asia centrale. La forza di Gengis stava nelle sue abilità di comando. Creò, infatti, un esercito dotato di grande mobilità e disciplina e sceglieva i suoi sottoposti in base alle capacità e non al lignaggio. Gengis, inoltre, era esperto nell’incutere terrore ai nemici per ottenerne la sottomissione. Alla sua morte i mongoli dominavano un territorio vastissimo, che gli imperatori successivi ampliarono ulteriormente, fino a farne il più grande impero terrestre della storia. L’impero mongolo, però, non durò a lungo e alcuni decenni dopo la morte Gengis fu suddiviso in diverse entità politiche.

Le origini e l’ascesa al potere di Gengis Khan

Il vero nome di Gengis Khan era Temujin. Nacque presso il fiume Onon, nel territorio dell’attuale Mongolia, negli anni ’60 del XII secolo (la data esatta non è nota, forse il 1167). A quel tempo l’area era abitata da etnie e tribù nomadi, spesso in guerra tra di loro. Temujin era figlio un capo della tribù dei Borjigin e nel 1186 fu eletto khan (cioè sovrano) dei mongoli, una delle etnie asiatiche. Negli anni successivi condusse numerose battaglie contro le altre etnie, sconfiggendole una dopo l’altra, e unificò sotto il suo dominio tutte le popolazioni della Mongolia. Nel 1206 l’assemblea dei capi, il Kiriltai, gli assegnò il titolo di Gengis Khan, che significa, probabilmente, “imperatore oceanico”.

Pseudoritratto di Gengis Khan, realizzato dopo la sua morte
Pseudoritratto di Gengis Khan, realizzato dopo la sua morte

L’espansione a oriente dei mongoli

Gengis iniziò subito a espandere i suoi domini, indirizzandosi verso il territorio dell’attuale Cina, che all’epoca era diviso in tre Stati principali: a sudest del territorio dei mongoli sorgeva l’impero degli Xia; più a oriente vi era l’impero Jin e a sud di quest’ultimo il territorio della dinastia Song.

La Cina nel XII secolo (credit Ian Kiu)
La Cina nel XII secolo (credit Ian Kiu)

Gengis attaccò gli Xia già nel 1207 e li sconfisse nel volgere di tre anni. In seguito decise di attaccare l’impero Jin, ma per vincere doveva affrontare difficoltà maggiori. Fino ad allora i mongoli avevano sconfitto popoli della steppa o Stati poco fortificati, mentre i Jin possedevano fortezze e città cinte di mura, contro le quali i guerrieri nomadi non avevano alcuna esperienza. L’armata di Gengis, però, si servì di prigionieri e disertori del nemico per imparare a usare le catapulte e altre macchine d’assedio e nel 1215 poté occupare la capitale centrale dell’impero, Kaifeng, situata dove oggi sorge Pechino. Tutta la Cina settentrionale si trovò nelle mani di Gengis e per i suoi nemici non c’era scampo: lo sterminio dei popoli conquistati e la distruzione completa delle loro città erano la norma.

L’espansione a occidente e la morte di Gengis

Dopo la Cina, Gengis rivolse le sue attenzioni all’Asia centrale, in parte occupata da uno Stato di religione musulmana, l’Impero Corasmio, che si estendeva sul territorio di diversi Paesi attuali: Iran, Afghanistan e altri.

L'impero corasmio (credit Arab League)
L’impero corasmio (credit Arab League)

Il Khan cercò di stringere rapporti commerciali con l’impero, ma i suoi ambasciatori furono messi a morte. La guerra era inevitabile: nel 1219 i mongoli invasero l’impero e nel volgere di poco più di un anno conquistarono tutte le città, inclusa la capitale Samarcanda.

Dopo la vittoria, Gengis tornò in Oriente per raggiungere il territorio degli Xia, che si erano rifiutati di fornirgli un contingente di truppe e dovevano perciò essere puniti. Nel 1227, mentre la guerra con gli Xia era in corso, Gengis trovò la morte, per ragioni mai chiarite fino in fondo. Il suo corpo fu portato in Mongolia e sepolto in una località segreta.

L’organizzazione militare dei mongoli

L’armata di Gengis era composta soprattutto da arcieri a cavallo, ai quali si aggiungevano la cavalleria pesante e pochi reparti appiedati. Per esempio, in occasione dell’attacco all’Impero Corasmio l’armata mongola comprendeva, secondo alcune fonti, 150.000 cavalieri e circa 10.000 genieri cinesi a piedi. L’uso su larga scala della cavalleria garantiva alle truppe grande mobilità.

L’esercito era organizzato in formazioni di dieci uomini, gli arban, riunite in unità più grandi, composte da 100, 1000 e 10000 soldati. L’arma principale era l’arco composito, costruito con legno, corno e tendini animali, che poteva scoccare frecce fino alla distanza di duecento metri.

Ricostruzione di un soldato mongolo (credit William Cho)
Ricostruzione di un soldato mongolo (credit: William Cho)

Le ragioni del successo di Gengis Khan

La poderosa espansione mongola fu resa possibile dalle condizioni favorevoli, perché in Asia non c’erano potenze militari capaci di opporsi efficacemente, e dalle doti di comandante di Gengis. Anzitutto, nel suo esercito vigeva una rigida disciplina. Per esempio, se un soldato disertava, l’intero arban del quale faceva parte era messo a morte. Il tasso di diserzione era di conseguenza prossimo allo zero. Gengis, inoltre, considerava la meritocrazia più importante del lignaggio: assegnava gli incarichi di comando in base alle capacità e non all’appartenenza alle famiglie nobili.

Un’altra caratteristica vincente era la capacità di appropriarsi delle tecnologie dei popoli contro i quali combatteva: non solo le macchine d’assedio, ma anche la polvere da sparo, della quale però non si servì frequentemente (la polvere sarà poi usata su larga scala dai suoi successori).

Infine, Gengis sapeva usare bene un’arma molto potente: il terrore. Le popolazioni che incontrava sulla sua strada sapevano che, se avessero rifiutato la sottomissione, sarebbero state sottoposte a terribili castighi. La proverbiale crudeltà delle orde mongole non era fine a se stessa, ma rientrava in una precisa strategia, volta ad agevolare la resa dei nemici e a impedire le ribellioni.

L’impero mongolo dopo Gengis

Dopo la morte di Gengis, i suoi successori proseguirono l’espansione. A Oriente, conquistarono tutto il territorio cinese; a Occidente rovesciarono il califfato islamico di Baghdad e stabilirono il loro dominio sull’Asia centrale e su parte della Russia. L’impero raggiunse la massima estensione al tempo di Kublai Khan (1260-1294), un nipote di Gengis, che è noto anche per aver accolto presso la sua corte Marco Polo.

Con i suoi 24 milioni di chilometri quadrati, il territorio dominato da Kublai era il più vasto impero terrestre mai esistito e il secondo più grande impero di sempre, preceduto solo dall’Impero britannico, che dopo la Prima guerra mondiale raggiunse un’estensione complessiva di oltre 35 milioni di kmq. Per fare un confronto, l’Italia si estende per circa 300.000 kmq, un ottantesimo dell’Impero mongolo.

L’impero, però, non ebbe lunga durata e dopo la morte di Kublai fu diviso in quattro grandi regni, detti khanati, che di fatto erano indipendenti gli uni dagli altri.

Khanati mongoli nel 1335 (credit Wengier)
Khanati mongoli nel 1335 (credit Wengier)
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