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22 Ottobre 2025
10:32

Come la NBA ha reso il basket uno sport globale: numeri e diffusione nel mondo

L'NBA è sempre più globale: gli ultimi 7 MVP non sono nati negli USA. Accanto a leggende americane come LeBron, Curry e Durant, brillano stelle internazionali come Dončić e Wembanyama. La nuova stagione NBA conferma il trend di globalizzazione del basket con 135 giocatori internazionali.

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Come la NBA ha reso il basket uno sport globale: numeri e diffusione nel mondo
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Gli ultimi 7 titoli di MVP della NBA (i migliori giocatori di basket della stagione) sono stati vinti da atleti nati fuori dagli Stati Uniti. Giannis Antetokounmpo (Grecia, x2), Nikola Jokić (Serbia, x3), Joel Embiid (Camerun) e Shai Gilgeous-Alexander (Canada), sono diventati gli atleti di spicco della lega di basket più famosa e influente al mondo. Questo curioso trend dimostra come uno sport nato 134 anni fa negli Stati Uniti e profondamente radicato nella cultura di questo Paese sia diventato uno sport globale con atleti di spicco provenienti da ogni parte del mondo. Fino agli anni '80 e '90 era impensabile, gli atleti stranieri in NBA erano circa 15/20 per ogni stagione, nel 2025/26 saranno 135 – un record storico – con 71 europei e 55 giocatori nati in Africa o con un genitore africano.

I volti più iconici e leggendari come LeBron James, Stephen Curry e Kevin Durant sono ancora in attività e made in USA, ma oggi al loro fianco ci sono superstar internazionali come lo sloveno Luka Dončić e il francese Victor Wembanyama, considerati il presente e il futuro del gioco. Questa trasformazione è il risultato di una crescita esponenziale iniziata decenni fa che ha reso questo sport un fenomeno globale. La storia continua con la nuova stagione NBA, partita questa notte, in cui potremo vedere questi talenti internazionali.

La crescita internazionale del basket in numeri: dal 1980 a oggi

Il gioco del basket è nato nel lontano 1891 a Springfield, Massachusetts, quando l'insegnante di educazione fisica James Naismith fu incaricato di inventare un nuovo sport indoor che fosse meno pericoloso del football e che potesse tenere attivi gli studenti durante i rigidi mesi invernali. La sua idea di lanciare un pallone in un cesto di pesche ebbe successo e si diffuse rapidamente.

Questa popolarità portò alla nascita della Basketball Association of America (BAA), che nel 1949 si fuse con la National Basketball League (NBL) per creare la National Basketball Association (NBA) che conosciamo oggi. Per decenni, fino all'inizio degli anni '80, la lega è stata dominata da giocatori statunitensi. Gli stranieri erano rarissime eccezioni, spesso meno di dieci per stagione.

Nella sola stagione 2025-26, ben 135 giocatori nati fuori dagli USA (un nuovo record) provenienti da 43 Paesi di 6 continenti sono presenti nelle squadre iniziali. Anche quest'anno, il Canada guida la classifica con 23 giocatori, seguito da Francia 19 e Australia 13. Ci sono poi nazioni rappresentate da un singolo atleta, come l'Italia con Simone Fontecchio, la Bosnia Erzegovina, la Cina, il Mali, il Portogallo e i Paesi Bassi. Nella stagione appena iniziata, ci sono 71 giocatori europei e 55 nati in Africa o con un genitore africano.

Il primo giocatore internazionale  in assoluto fu Hank Biasatti, nato in Italia e cresciuto in Canada, che giocò nella BAA nel lontano 1946. La prima ondata di giocatori europei arrivò tra la metà e la fine degli anni '80 con il tedesco Detlef Schrempf, il sovietico Šarūnas Marčiulionis e l'olandese Rik Smits che dimostrarono di poter competere oltreoceano e di potersi ritagliare ruoli importanti nelle loro squadre. Le Olimpiadi di Barcellona 92′ segnarono uno spartiacque: il successo incontrastato del Dream Team USA, delle leggende Micheal Jordan, Magic Johnson e Larry Bird fu un fenomeno globale che ispirò un'intera generazione di talenti.

Negli anni '90 arrivarono le prime superstar europee: il compianto Dražen Petrović (Jugoslavia), Vlade Divac (Jugoslavia), Toni Kukoč (Croazia), Arvydas Sabonis (Lituania).

Dove nascono i campioni NBA nel mondo: la mappa dei giocatori

La NBA di oggi pesca talenti da ogni angolo del pianeta: 6 continenti e oltre 90 nazioni diverse hanno visto almeno un loro giocatore calcare i parquet americani. La storia della lega è costellata non solo da stelle europee o canadesi, ma anche da pionieri provenienti da Paesi con meno tradizione cestistica, come Angola, Capo Verde, Iran, Islanda, Lussemburgo o Taiwan.

Dopo gli Stati Uniti (con 4377 giocatori nella storia), il Paese più rappresentato è il vicino Canada, con ben 57 atleti. Seguono nazioni che sono diventate vere e proprie "fucine" di talento NBA, come la Francia (42), l'Australia (32), la Germania (30) e la Serbia (26). L'Europa, nel suo complesso, ha fornito un contributo enorme alla lega. La mappa interattiva qui sotto mostra tutti i Paesi che hanno dato i natali ad almeno un giocatore nella storia NBA – gli Stati Uniti in blu scuro sono fuori scala con i loro 4377 atleti.

Anche l'Italia ha contribuito a questa storia, portando oltreoceano 12 professionisti, tra cui nomi noti come Danilo Gallinari, Andrea Bargnani, Marco Belinelli, Gigi Datome, Simone Fontecchio, Nico Mannion, Stefano Rusconi, Vincenzo Esposito e Nicolò Melli.

L'NBA parla straniero: quando i migliori non sono più americani

Il segno più evidente di come l'NBA sia diventata un fenomeno globale è la recente dominazione internazionale del premio MVP: negli ultimi sette anni, il titolo di miglior giocatore della stagione è andato a giocatori nati fuori dagli Stati Uniti.

Nella storia della lega, su un totale di 70 premi MVP assegnati, la stragrande maggioranza (59) è andata a giocatori statunitensi. Ecco l'elenco dei 7 giocatori non americani che hanno vinto l'MVP della regular season:

  • Hakeem Olajuwon (Nigeria) – Houston Rockets 1994
  • Steve Nash (Canada) – Phoenix Suns 2005, 2006
  • Dirk Nowitzki (Germania) – Dallas Mavericks 2007
  • Giannis Antetokounmpo (Grecia) – Milwaukee Bucks 2019, 2020
  • Nikola Jokić (Serbia) – Denver Nuggets 2021, 2022, 2024
  • Joel Embiid (Camerun) – Philadelphia 76ers 2023
  • Shai Gilgeous-Alexander (Canada) – Oklahoma City Thunder 2025

Il futuro sembra pendere ancora di più dalla parte del resto del mondo. Giocatori come Luka Dončić (Slovenia), Victor Wembanyama (Francia) e Domantas Sabonis (Lituania) stanno già trascinando le loro squadre ai vertici della lega con un basket di altissimo livello. Questa crescente influenza globale sarà messa in mostra, a rischio e pericolo degli Stati Uniti e del loro orgoglio, anche dal prossimo All-Star Game (l'evento annuale che celebra lo spettacolo dello sport americano) in programma nel febbraio 2026 a Los Angeles: per la prima volta, infatti, la sfida non sarà più Eastern contro Western Conference, ma adotterà il formato USA contro Resto del Mondo.

L'impatto della crescita globale su Mondiali e Olimpiadi

L'ascesa del basket internazionale ha avuto un impatto diretto sui risultati degli Stati Uniti nelle competizioni FIBA (l'organismo di governo della pallacanestro mondiale). Ai Mondiali, dove spesso Team USA non schiera i suoi migliori giocatori NBA, la concorrenza è agguerrita, dopo la vittoria della Spagna nel 2019, la Germania è campione in carica con la vittoria nel 2023 trascinata da Dennis Schröder e Franz Wagner. Alle Olimpiadi, invece, la storia è diversa: gli USA convocano quasi sempre le loro superstar. Nonostante la crescita del livello globale, la nazionale a stelle e strisce ha mantenuto un dominio quasi incontrastato, vincendo gli ultimi cinque ori consecutivi (dal 2008 al 2024). L'ultima vittoria a Parigi 2024 è arrivata grazie a leggende come LeBron James, Kevin Durant e Stephen Curry, che, pur avendo tra i 35 e i 40 anni, hanno dimostrato ancora una volta il loro infinito talento.

Gli Stati Uniti, nel bel mezzo di un ricambio generazionale, sono alla ricerca di nuove leve che possano riportare la nazionale costantemente al vertice. Le speranze del Paese sono ora riposte su talenti emergenti come Cooper Flagg, il diciottenne scelto dai Dallas Mavericks come prima scelta assoluta all'ultimo draft.

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