
Era la sera dell’8 novembre 1895 quando, in un laboratorio dell’Università di Würzburg, il fisico Wilhelm Conrad Röntgen osservò in modo casuale qualcosa di straordinario: una fluorescenza misteriosa che sembrava attraversare la materia. Il giorno dopo, 9 novembre, iniziò a documentare sistematicamente ciò che aveva scoperto: una nuova forma di radiazione invisibile capace di penetrare i corpi opachi. Oggi, a distanza di oltre un secolo, i raggi X sono diventati strumenti fondamentali non solo in medicina, ma anche in fisica, archeologia, ingegneria e arte.
Wilhelm Röntgen e la scoperta dei raggi X
Wilhelm Röntgen, fisico tedesco nato nel 1845 a Lennep, la sera dell’8 novembre 1895 stava conducendo esperimenti con i raggi catodici in un laboratorio completamente oscurato, quando notò che uno schermo ricoperto di platino-cianuro di bario brillava debolmente, anche se non era colpito direttamente dalla luce. Aveva schermato il tubo catodico con cartone nero, eppure qualcosa riusciva a oltrepassarlo. Era una nuova forma di radiazione che chiamò provvisoriamente “X” per indicarne l’ignota natura.
Nei giorni successivi, Röntgen condusse esperimenti sistematici scoprendo che questi raggi potevano attraversare materiali come carta, legno e persino carne, ma venivano assorbiti dalle ossa e dai metalli. Il 22 dicembre 1895 realizzò la prima radiografia della storia: la mano di sua moglie Anna Bertha Ludwig, in cui si vedevano chiaramente le ossa e l’anello al dito.

Una rivoluzione per la medicina e non solo
L’impatto fu immediato. Già nel 1896, in Inghilterra, venne aperto il primo reparto ospedaliero di radiologia. I raggi X permisero per la prima volta di “vedere dentro” al corpo umano senza doverlo aprire, rivoluzionando la diagnostica medica. Ma non solo: oggi i raggi X sono usati anche per controlli di sicurezza negli aeroporti, per analizzare opere d’arte, per studiare materiali e perfino per esplorare l’universo.
Un esempio straordinario delle applicazioni moderne è l’ESRF (European Synchrotron Radiation Facility) di Grenoble, in Francia. Qui, grazie a un acceleratore di particelle che produce raggi X milioni di volte più intensi di quelli di Röntgen, si possono analizzare strutture atomiche, studiare virus, osservare fossili tridimensionali senza danneggiarli e persino leggere papiri antichi carbonizzati.
