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14 Dicembre 2025
8:00

I 5 plurali che sbagliamo più spesso: dai nomi in -cia e -gia a quelli composti

Nella lingua italiana esistono delle forme plurali difficili, che possono diventare un vero e proprio grattacapo, come le parole che finiscono in -cia e -gia”, plurali irregolari e composti.

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I 5 plurali che sbagliamo più spesso: dai nomi in -cia e -gia a quelli composti
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I plurali più sbagliati dagli italiani? Ciliegie, valigie, piogge e arance probabilmente, ma anche i nomi composti ci fanno venire parecchi dubbi. Se da bambini, alle scuole elementari ci era subito sembrato semplice trasformare le parole da singolari a plurali, ci siamo ben presto resi conto che non è proprio così. Senza andare a vedere i nomi invariabili, ci sono forestierismi ed eccezioni che possono metterci in dubbio. Di seguito analizziamo gli errori più comuni, così da imparare le forme corrette e non sbagliarle mai più.

Sostantivi in cia/gia: quando cadono le i

Un grande classico che ci ha messi tutti in dubbio almeno una volta. La regola, però, è molto semplice: la I si conserva formando il plurale solo quando la C e la G sono precedute da una vocale. Ad esempio:

  • acacia ▶ acacie
  • ciliegia ▶ ciliegie
  • camicia ▶ camicie
  • valigia ▶ valigie

Ciò vale anche per i sostantivi in cui la I della sillaba è accentata:

  • farmacia ▶ farmacie
  • scia ▶ scie

La I si elimina quando C e G sono precedute da consonante:

  • goccia ▶ gocce
  • arancia ▶ arance
  • pioggia ▶ piogge
  • provincia ▶ province

Ciò vale anche per le parole che finiscono con la sillaba -scia:

  • coscia ▶ cosce
  • fascia ▶ fasce

Delle parole viste qui sopra ce ne saranno due che saltano all'occhio: ciliegie e province. Questo perché può capitare di vederle scritte in maniera diversa, rispetto alla regola, ossia "ciliege" e "provincie" (comune su diverse targhe di origine antiche che si possono ancora trovare sparse per l'Italia). Ciò accade perché la regola che abbiamo visto qui sopra è stata adottata da metà del secolo scorso, e nei testi più antichi si seguiva l'etimologia latina, ossia provinciae e cereseae.

Plurali invariabili e irregolari

Il pescespada come diventa al plurale? È uguale, perché invariabile. Lo stesso vale per parole che usiamo spesso come "serie", "specie", "crisi", "analisi" ecc.

Ma ci sono sostantivi che sono proprio irregolari al plurale, e che vanno imparati a memoria, come ad esempio:

  • bue ▶ buoi
  • dio ▶ dèi
  • tempio ▶ templi
  • osso ▶ ossa (se indicano l'insieme delle ossa del corpo), ossi (se indichiamo i singoli pezzi)
  • miglio ▶ miglia (misura di distanza), migli (plurale del cereale)
  • lenzuolo ▶ lenzuoli (biancheria singola), lenzuola (biancheria del letto nella sua interezza, comprese tutte le parti che la compongono).

Nomi composti

I nomi composti sono insidiosi, perché la loro formazione dipende dal rapporto grammaticale tra gli elementi che li compongono, e ciò fa sì che non esista una regola unica.

Quasi tutti, almeno una volta, ci siamo domandati quale sia il plurale di "capotreno". Capotreni? Capitreno? Capitreni? In questo caso, la forma corretta al plurale sarebbe quella di capitreno. Questo perché "capo" ha funzione di soggetto principale tra i due sostantivi.

Ma ciò non vale, ad esempio, per la parola "caporedattore", che si può invertire in "redattore-capo". In questo caso, "capo" ha la funzione di attributo, quindi il plurale diventa "caporedattori". Seguono questa regola anche capoluogo (capoluoghi) e capoverso (capoversi). L' unica eccezione è "caposaldo", perché saldo non è un sostantivo, ma un aggettivo, e al plurale diventa "capisaldi".

Ci sono diversi sostantivi che sono composti da un aggettivo e da un sostantivo (maschile o femminile), che generalmente formano il plurale come fossero nomi semplici, cambiando cioè solo la desinenza del secondo elemento:

  • Altopiano ▶ altopiani
  • Ci sono poi delle eccezioni:
  • Mezzobusto ▶ mezzibusti
  • Mezzanotte ▶  mezzenotti

Ci sono poi nomi composti da due sostantivi, e i casi sono due:

    1. Se i sostantivi sono entrambi dello stesso genere (entrambi maschili o entrambi femminili), va al plurale solo il secondo sostantivo:
      • Cassapanca ▶ cassapanche
      • Cartapecora ▶ cartapecore
      • pescecane ▶ pescecani
      • toporagno ▶ toporagni
    2. Se i sostantivi sono di genere diverso, invece, varia solo il primo sostantivo:
      • pescesega ▶ pescisega
      • grillotalpa ▶ grillitalpa

      Ma ci sono due eccezioni:  banconota (banconote), boccaporto (boccaporti) e ferrovia (ferrovie).

I nomi composti da un sostantivo (maschile o femminile) e da un aggettivo, invece, formano invece il plurale cambiando la desinenza di entrambi i termini:

  • caposaldo ▶ capisaldi
  • cassaforte ▶ casseforti
  • Terracotta ▶ terrecotte
  • Gattamorta ▶ gattemorte

L'unica eccezione è palcoscenico, che al plurale diventa "palcoscenici".

Poi ci sono quei sostantivi in cui una delle due parole è un verbo. Nei sostantivi composti da un verbo e da un nome singolare maschile, varia solo quest'ultimo:

  • grattacapo ▶ grattacapi
  • coprifuoco ▶ coprifuochi
  • parafango ▶ parafanghi

La stessa regola vale per i sostantivi composti in cui il sostantivo è la parola femminile "mano":

  • baciamano ▶ baciamani
  • corrimano ▶ corrimani

I sostantivi composti da un verbo e da un nome singolare femminile, invece, rimangono invariati (portacenere, battistrada, scioglilingua rimangono uguali al plurale). Ci sono però delle eccezioni:

  • cacciavite ▶ cacciaviti
  • salvagente ▶ salvagenti

Se invece il nome composto è formato da due verbi, il sostantivo rimane invariato al plurale (il fuggifuggi rimane i fuggifuggi).

Sostantivi in ca/ga: c'è un'unica eccezione

Ma il plurale di belga… qual è?

Come riporta l'Accademia della Crusca, sappiamo che i sostantivi che terminano in -ca e -ga (per esempio, monarca, collega) formano tutti il plurale in -chi e -ghi (monarchi e colleghi) se sono maschili, in -che e -ghe se sono femminili (per esempio, basilica/basiliche, bottega/botteghe). La parola "belga", però, è un'eccezione alla regola, e il suo plurale è "belgi", preservando il nome francese degli abitanti, ossia i "Belges". Il plurale femminile, invece, è regolare (belghe).

Forestierismi: da "computer" a "fan"

Negli ultimi anni abbiamo preso sempre più parole in prestito dall'inglese, ma non tutti sanno che al plurale non va aggiunta la lettera S.

"Computer", al plurale rimane "computer". Lo stesso vale per altre parole note, come "film", "toast", "browser" e "meme".

Sono parole la cui forma è bloccata, e non rientrando nel sistema flessivo della lingua, al plurale restano invariabili.  Le uniche eccezioni accettate sono "fans" e "goals", ormai molto usate sui social, anche se non sarebbero tecnicamente corrette.

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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