
Chapeau è una parola francese che significa letteralmente “cappello”, ma nel passaggio all’italiano ha cambiato significato: la usiamo come un’esclamazione per mostrare ammirazione, stima o sincero apprezzamento. È il corrispettivo formale dell'espressione colloquiale “tanto di cappello”, un modo per riconoscere apertamente il valore di qualcuno. In pratica è come riprodurre, con una singola parola, il vecchio gesto di togliersi il cappello davanti a una persona meritevole.
Cosa significa chapeau e le origini dell'espressione
In francese chapeau è un sostantivo maschile, al plurale diventa chapeaux. In italiano, invece, è entrato come forestierismo invariabile: rimane identico al singolare e al plurale (“un chapeau”, “due chapeau”). Nell’uso quotidiano, però, non viene trattato come un nome, funziona quasi esclusivamente come un’interiezione, un’esclamazione d’elogio a tutti gli effetti.
L’origine dell’espressione sta in un’abitudine antica ma diffusissima: scoprirsi il capo in segno di rispetto. Togliersi il cappello davanti a qualcuno significava riconoscerne il rango, l’autorevolezza o la dignità. Da qui è nato prima il modo di dire “tanto di cappello” e – solo in un secondo momento – la sua variante derivata dal francese chapeau, percepita come più raffinata o, in certi contesti, un po’ “alla moda”. La forma corretta resta sempre quella francese: niente “sciapò”, “sciapo” o adattamenti improbabili. Proprio perché si tratta di un forestierismo, nei testi più formali è opportuno scriverlo seguendo la grafia francese e chiarirne il significato alla prima apparizione.
Quando si utilizza
In italiano “chapeau” si impiega soprattutto per: elogiare una performance particolarmente riuscita (che sia sportiva, professionale o artistica); mettere in risalto un’idea brillante, una soluzione ingegnosa o una frase che colpisce; riconoscere un gesto umano o morale notevole, come un atto di coraggio, di generosità o di correttezza.
Il registro è tendenzialmente medio-alto: l'esclamazione conserva una sfumatura elegante, a volte leggermente teatrale. È frequente nel linguaggio giornalistico, in televisione, sui social e nel parlato informale ma un minimo curato. Può però essere usato anche in chiave ironica o sarcastica, quando si vuole sottolineare un comportamento discutibile ma talmente clamoroso da meritare un “complimento” capovolto (“Hai trovato il modo più complicato per sbagliare: chapeau!”). Si gioca sul contrasto tra la forma alta dell’elogio e il particolare demerito dell'azione compiuta. In ogni caso, la funzione principale dell’espressione resta la stessa: segnare una reazione forte, positiva o ironicamente amplificata, a ciò che qualcuno ha fatto o detto.