
Ambizioso progetto promosso dall’attuale governo turco di Recep Tayyip Erdoğan, il Canale Istanbul (Kanal Istanbul) è un canale artificiale di 45 km pensato per collegare il Mar Nero al Mar di Marmara, con l’obiettivo di alleggerire il traffico navale oggi concentrato nel Bosforo. L’iniziativa conferirebbe alla Turchia un posto di prim'ordine nelle rotte marittime internazionali e viene presentata come un’opportunità per migliorare la navigazione e potenziare l’economia. Tuttavia, numerosi esperti e organizzazioni ambientaliste sollevano serie critiche riguardo alle possibili minacce alla biodiversità e al territorio.
Il maxi progetto del Canale Istanbul
Il canale artificiale, lungo circa 45 chilometri, correrà parallelamente allo Stretto del Bosforo, allo scopo di decongestionare il traffico navale dell’area. Il tracciato si svilupperà a ovest della sezione europea della città di Istanbul: partirà a sud dal Mar di Marmara, attraverserà il Lago Küçükçekmece e la diga di Sazlıdere, per poi sfociare a nord nel Mar Nero. In questo modo il nuovo canale taglierà la porzione occidentale della città, trasformando di fatto il centro storico in un’isola compresa tra il Mar Nero, il Mar di Marmara, il Bosforo e la nuova infrastruttura.
Il costo del progetto è stimato intorno ai 7,65 miliardi di euro. Dal punto di vista del traffico, il nuovo canale sarebbe in grado di eguagliare – se non superare – i transiti attualmente registrati nel Bosforo, pari a circa 165 navi al giorno. Le motivazioni che hanno spinto il governo turco ad approvare un intervento di tale portata sono diverse. La prima è la necessità, già citata, di decongestionare lo Stretto; la seconda riguarda la sicurezza: consentire il passaggio di petroliere e navi che trasportano gas o materiali altamente pericolosi in prossimità di una metropoli densamente abitata è considerato troppo rischioso. Le potenziali conseguenze di un incidente, sia sul piano umano sia su quello ambientale, sarebbero estremamente pesanti.

Critiche al progetto, tra ambiente e geopolitica
Se da un lato, il governo turco presenta il progetto del Kanal Istanbul come una misura anche a tutela dell’ambiente, sostenendo che ridurrebbe il rischio di incidenti, dall’altro numerosi esperti evidenziano rischi ambientali di ben altro tipo. Secondo diversi studi, infatti, il nuovo canale potrebbe danneggiare in modo significativo gli ecosistemi marini dell'area, alterando la salinità, le correnti e l’equilibrio idro-biologico tra il Mar Nero e il Mar di Marmara. A queste criticità si aggiunge la trasformazione del territorio: la costruzione dell’opera richiederebbe la distruzione di vaste aree boschive e zone forestali, che verrebbero sacrificate per far posto al tracciato del canale e al suo bacino artificiale.
Nel frattempo, i lavori avviati nel 2021 proseguono tra tensioni e contestazioni, anche sul piano geopolitico. Il canale ricadrebbe infatti sotto la Convenzione di Montreux, che regola il passaggio delle navi militari attraverso lo Stretto del Bosforo, con il rischio di alterare gli equilibri strategici dell’intera regione.