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2 Ottobre 2025
16:49

Che cosa significa l’abbordaggio di una nave e cosa dice il diritto internazionale

La marina militare israeliana ha abbordato le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla a 70 miglia dalla costa: ma cosa significa l'abbordaggio di nave e cosa prevede il diritto internazionale in merito?

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Che cosa significa l’abbordaggio di una nave e cosa dice il diritto internazionale
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Dopo più di 30 giorni di navigazione verso la Striscia di Gaza, la Global Sumud Flotilla è stata abbordata dalla marina militare israeliana, che ha da poco confermato il fermo di tutti gli attivisti coinvolti (tra cui 22 italiani), ora in viaggio verso il porto di Ashdod per poi essere espulsi da Israele entro 48/72 ore. Ma che cosa vuol dire abbordare una nave, come si realizzava in passato e che cosa stabilisce il diritto internazionale al riguardo?

Dagli abbordaggi storici alla Flotilla: cosa significa e come avveniva

Per definizione, l'abbordaggio indica “l'azione di accostare fra loro i bordi di due navi”: da un punto di vista militare, significa attaccare una nave nemica, accostandosi al suo bordo. Nella pratica, quindi, significa affiancare un'altra nave, considerata una minaccia, con l'obiettivo di fermarla, bloccare l'equipaggio ed eventualmente arrestarlo. Nel corso della storia, l'abbordaggio era una delle tattiche di combattimento più utilizzate per prendere il controllo fisico di una nave nemica: le antiche galee da guerra, come quelle dei Greci e dei Persiani, erano armate con pesanti arieti (una grossa trave di legno rinforzata in ferro e usata per sfondare porte e mura) per perforare i fianchi dell'imbarcazione avversaria. L‘Impero Romano, invece, aveva progettato una rampa speciale, chiamata corvus, con due punte d'acciaio gemelle montate all'estremità: una nave veniva manovrata accanto a quella avversaria e la rampa veniva calata sul ponte nemico per consentire all'equipaggio di attraversarlo.

Nel Medioevo, l'abbordaggio era quasi l'unico modo per combattere in mare: proprio per questo, le navi iniziarono a essere costruite sempre più in altezza, per dare all'equipaggio il vantaggio di attaccare o sparare dal proprio ponte verso quello avversario. Con l'arrivo dei cannoni a bordo delle navi, a partire dal XVII secolo, gli episodi di abbordaggio si ridussero gradualmente, anche se continuarono a essere utilizzati soprattutto dai pirati, che puntavano a catturare il bottino navale creando il minor danno possibile alla nave o al suo carico.

Che cosa prevede il diritto internazionale sull'abbordaggio in acque internazionali

Dal punto di vista del diritto internazionale, il trattato di riferimento è nuovamente la Convenzione di Montego Bay del 1982 (Convenzione ONU sul diritto del mare), che all'articolo 110 stabilisce:

Salvo il caso in cui gli atti di ingerenza derivino da poteri conferiti in virtù di trattati, una nave da guerra che incrocia una nave straniera nell’alto mare non avente diritto alla completa immunità secondo il disposto degli articoli 95 e 96, non può legittimamente abbordarla, a meno che non vi siano fondati motivi per sospettare che:

a)  la nave sia impegnata in atti di pirateria;

b)  la nave sia impegnata nella tratta degli schiavi;

c) la nave sia impegnata in trasmissioni abusive;

d)  la nave sia priva di nazionalità; oppure

e)  pur battendo una bandiera straniera o rifiutando di esibire la sua bandiera, la nave abbia in effetti la stessa nazionalità della nave da guerra.

Qualsiasi intervento, tra l'altro, deve essere preventivamente autorizzato dallo Stato di cui batte bandiera l'imbarcazione (se presente). Tuttavia, nel corso del tempo si è cercato di semplificare questo meccanismo, sia perché la mancata risposta, entro un certo termine, poteva essere equiparata a un'autorizzazione all’abbordaggio, sia perché, in casi di particolare urgenza, era necessario procedere all’abbordaggio immediatamente, senza preventiva autorizzazione. In questo modo, si è quindi cercato di combinare il rispetto di due principi del diritto internazionale: il principio di territorialità, che vieterebbe l’abbordaggio di navi battenti bandiera straniera senza autorizzazione, e il bisogno di sicurezza in alto mare, che richiede, in casi gravi ed eccezionali, interventi di polizia immediati da parte di polizie marittime, anche straniere.

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