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26 Dicembre 2025
15:00

Perché si dice “che palle”: origine e significato dell’espressione per indicare noia o disappunto

“Che palle!” è tra le espressioni più diffuse per esprimere noia o fastidio. “Palle” è una metonimia per i testicoli e parte di un più ampio sistema di metafore corporee che proiettano emozioni sul corpo. Dall’uso militare novecentesco a oggi, la parola oscilla tra valori negativi e positivi.

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Perché si dice “che palle”: origine e significato dell’espressione per indicare noia o disappunto
che palle

In Italia quando vogliamo lamentarci, dire che siamo annoiati, mostrare disappunto, o inveire contro qualcuno, “che palle” è senza dubbio una delle espressioni che utilizziamo di più. Nel linguaggio comune, "palle" è una metonimia per i testicoli, è una forma ellittica e immediata per esprimere noia, frustrazione, fastidio. Come afferma Cafébabel, è un “turpiloquio sdoganato”, non molto elegante ma ormai entrato nell’uso quotidiano, usato anche da chi solitamente rifugge le espressioni volgari.

Il corpo è una mappa emotiva: dire “mi girano le palle” è una trasposizione fisica del nervosismo. Questa dinamica è presente anche in altre lingue (francese “j’en ai plein les couilles”, inglese “balls to it”, spagnolo “tener cojones”) ed è ciò che rende l’uso delle espressioni sessualizzate così universale. Espressioni come: “Che palle!” “Mi ha rotto le palle” “Mi girano le palle”, rientrano tutte in quella che i linguisti chiamano "metafora corporea", un meccanismo per cui si proiettano sul corpo stati d’animo o emozioni. Il corpo diventa un campo semantico: la rabbia è calore, la tristezza è pesantezza, e le “palle” diventano il luogo simbolico della pressione emotiva e psicologica.

Molte di queste espressioni hanno avuto un'accelerazione d’uso all’inizio del Novecento nel gergo militare delle due guerre mondiali, dove i soldati esasperati parlavano di "rottura di palle" come esasperazione fisica e mentale causata dalla trincea e dalla ripetitività del conflitto.

Una cosa interessante è anche osservare come la parola "palle" abbia assunto, a seconda del contesto, significati opposti:

  • Positivi: “uno con le palle”, “metterci le palle”, “avere le palle quadrate”; sono espressioni che indicano forza, coraggio, determinazione.
  • Negativi: “che palle!”, insieme alle espressioni che abbiamo citato prima, invece, indicano noia, fastidio, stanchezza.

È un caso di polarizzazione semantica: una parola che, come una calamita, attrae sia significati positivi che negativi. Questo è comune nei linguaggi in evoluzione, in cui i termini si arricchiscono di sfumature contestuali.

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