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5 Luglio 2024
9:00

Perchè si dice “fare la scarpetta” e da dove viene l’espressione? Origini e significato

Da dove nasce l'espressione "fare la scarpetta"? L'inconfondibile gesto italiano di pulire il fondo del piatto con un pezzo di pane ha davvero a che fare con le scarpe? L'origine dell'espressione è incerta, ma sembra che fosse già in uso a Roma nell'Ottocento.

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Perchè si dice “fare la scarpetta” e da dove viene l’espressione? Origini e significato
Perche si dice fare la scarpetta

È uno dei gesti più tipici degli italiani a tavola: ripulire il condimento del piatto appena terminato con un pezzo di pane, nell’iconico gesto della mano. In un’espressione: fare la scarpetta. Se per certi versi indica che la pietanza è stata gradita, in contesti più formali è vista come una forma di maleducazione ed è considerata poco raffinata dal galateo.

Si tratta di un detto curioso dalle origini recenti, contrariamente a come si potrebbe pensare. Una delle prime attestazioni, secondo il GDLI (Grande Dizionario della Lingua Italiana), risale al 1987: “Fulco Pratesi, 53 anni, architetto, gira per Roma in bicicletta, fa il bagno non più di una volta alla settimana e non usa nemmeno tovaglie a pranzo per risparmiare acqua, predica persino la civiltà del ‘fare scarpetta’ per limitare i cambi di stoviglie durante il pasto”.

Una precedente apparizione, con medesimo significato ma forma diversa, si trova però già nel 1952, nel Prontuario di parole moderne di Angelico Prati, che fornisce un’indicazione geografica, anche stavolta Roma, e la definizione “fare il ritocchino, pulire il piatto con un pezzetto di pane dopo avervi mangiato”.

Facendo un ulteriore passo indietro, l’espressione compare già nel 1871 sulla rivista La Frusta, quando il personaggio di Gaspero “er gobbo” pronuncia la frase: “Famme fa' la scarpetta a ‘sto tantino de sugo, che c’è arimasto”. Tutte le attestazioni ci confermano che la locuzione circola nell’uso comune, colloquiale e familiare, almeno dalla metà del XX secolo, a Roma o comunque nell’Italia centromeridionale, confermata anche dalla presenza della locuzione in dizionari di abruzzese (1893) e molisano.

Ciononostante, sono scarse le teorie sulla sua origine. Le più fortunate sono due: quella secondo cui  la "scarpetta" si sarebbe riferita a una pasta di forma concava che avrebbe favorito la raccolta dei resti di sugo nel piatto, e quella invece per cui "scarpetta" si sarebbe riferita a una scarpa leggera e flessibile, poco elegante, per alludere a un’azione da “morto di fame”.

Un’altra ipotesi interessante e fortunata è quella per cui "scarpetta" richiami "scarsetta", utilizzata sopratutto nel sud Italia di un tempo per indicare la povertà, che obbligava la gente ad accontentarsi del poco disponibile e a non sprecarne nulla.

Sebbene questo modo di dire sia diffuso in tutta Italia, da Nord a Sud, sono diversi gli esiti di quest’espressione lungo le specifiche regioni dello Stivale; ognuna ha il suo personale modo per intendere il medesimo atto: nell’area centro-settentrionale, in particolare in Lombardia e Piemonte, è largamente diffuso pucciare, così come in alcune zone della Puglia e della Sicilia sud-orientale. Sempre in Sicilia, come in Calabria, sentiremo usare abbagnari, ammugghiari, ammogliare. A Bologna si dice fare toccino, così come a Firenze fare la carrozzina o strafare, e a Biella stuiare.

Per concludere, se vi siete mai chiesti se si può fare la scarpetta al ristorante, sappiate che secondo il Galateo la risposta è , purché si usi solo la punta delle dita per tenere il pane, stando attenti a non toccare il sugo se non con quest'ultimo!  Lo conferma anche il maestro chef Gualtiero Marchesi che in molte dichiarazioni ha decretato che non c’è niente di meglio per uno chef di un piatto che torna in cucina lustro e pulito con gusto.

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