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26 Febbraio 2025
16:32

Chi era Salvo D’Acquisto, cosa ha fatto e perché Papa Francesco ha deciso di beatificarlo

Il giovane vicebrigadiere dei carabinieri fu insignito della Medaglia d'oro al valor militare per essersi sacrificato il 23 settembre 1943 per salvare 22 civili durante un rastrellamento nazista. Il 24 febbraio Papa Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare il decreto che riconosce "l'offerta della vita" del vicebrigadiere, avvicinandolo di fatto alla beatificazione.

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Chi era Salvo D’Acquisto, cosa ha fatto e perché Papa Francesco ha deciso di beatificarlo
Salvo D'Acquisto
Salvo D’Acquisto.

Negli ultimi giorni si sta parlando molto di Salvo D'Acquisto, giovane carabiniere italiano ricordato per essersi sacrificato nel lontano 1943 per salvare un gruppo di civili innocenti da una rappresaglia nazista. Il 24 febbraio scorso, infatti, Papa Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare il decreto che riconosce "l'offerta della vita" di Salvo D'Acquisto, avvicinando il giovane carabiniere alla beatificazione.

Il 23 settembre del 1943, infatti, mentre il vicebrigadiere era in servizio a Torrimpietra (paese in provincia di Roma), una brigata di soldati tedeschi catturò alcuni civili italiani durante un rastrellamento, e minacciò di fucilarli in risposta a un presunto attacco partigiano. D'Acquisto, che all'epoca aveva solo 23 anni, si offrì al posto di quegli innocenti, e i tedeschi lo giustiziarono. Proprio per questa eroica azione – simbolo di amore per la sua patria –  venne insignito della medaglia d'oro al valor militare.

Chi era Salvo D'Acquisto e cosa ha fatto

Salvo D'Acquisto nacque il 15 ottobre 1920 a Napoli, primo di cinque figli di una famiglia profondamente osservante dei Vangeli, crescendo quindi con i principi di carità e generosità. Sin da giovanissimo, infatti, Salvo si recò spesso con il prozio all’Ospedale della Vita (dove erano ricoverati i tubercolotici) e a quello degli Incurabili di Napoli per visitare i malati, portando loro dei piccoli regali.

Nonostante il carattere molto timido e riservato, Salvo era conosciuto per il suo animo compassionevole, soprattutto nei confronti di chi aveva bisogno di protezione. Tra le tante testimonianze delle sue azioni, si ricorda di quando, tornando da scuola, accompagnò fino a casa uno studente che era stato preso di mira dai compagni perché era gobbo. Quando invece fu testimone di una scena di scherno nei confronti di una studentessa che aveva un occhio di vetro, il ragazzo si mise in mezzo per difenderla, e le diede un bacio sull’occhio in segno di accettazione.

Dopo aver frequentato due Istituti salesiani e il Conservatorio di musica San Pietro a Maiella (era infatti un ottimo baritono), nel 1939 decise di arruolarsi nei Carabinieri alla Scuola allievi Carabinieri di Roma, e l'anno successivo venne assegnato alla seconda Divisione Carabinieri "Podgora".

In seguito, partecipò alla Campagna del Nordafrica, dove fu mobilitato con la 608ª Sezione Carabinieri della 13ª Divisione Aerea "Pegaso" a Bengasi. Durante il conflitto, fu ferito e fu ricoverato per diverse settimane all’ospedale da campo di Derna, e poi a quello militare di Bengasi a cauda dell'enterocolite, sopraggiunta a seguito di una ferita alla gamba.

Nel 1942, tornò in Italia e frequentò un corso accelerato per diventare vicebrigadiere (nel caso vi stiate interrogando sulle sue mansioni, questa figura deve coordinare e supervisionare una stazione dei Carabinieri e può essere responsabile di determinate operazioni), ottenendo il grado il 15 dicembre dello stesso anno. Una carriera lampo, insomma, che lo destinò alla stazione carabinieri di Torrinpietra, vicino Roma.

L'incidente che portò alla rappresaglia dei tedeschi

Dopo l'8 settembre 1943, a seguito del Proclama Badoglio – ossia l'armistizio tra l'Italia e gli Alleati che segnava di fatto la fine della partecipazione italiana alla Seconda Guerra Mondiale al fianco della Germania nazista – circa 25 divisioni tedesche si stanziarono in Italia. L'occupazione nazista, che interessò principalmente il centro e il nord del paese, comportò la presenza di numerosi reparti, e tra loro c'era anche quello dei paracadutisti tedeschi della 2. Fallschirmjäger-Division che si stabilì vicino a Torre Perla di Palidoro, che era sotto la giurisdizione della stazione in cui prestava servizio Salvo D'Acquisto.

Il 22 settembre di quell'anno, alcuni dei soldati tedeschi stavano ispezionando delle vecchie munizioni sequestrate dalla Guardia di Finanza, quando vennero colpiti dall'esplosione di una bomba a mano, o forse da alcuni ordigni usati per la pesca illegale. Due dei paracadutisti morirono sul colpo, e altri due rimasero feriti.

Il comandante del reparto attribuì subito la responsabilità dell'incidente ad "atti di sabotaggio da parte di ignoti locali" e chiese ai Carabinieri di collaborare per trovare i colpevoli entro l'alba, altrimenti ci sarebbe stata una rappresaglia. Il vicebrigadiere D'Acquisto, che in quei giorni comandava la stazione in assenza del maresciallo, cercò di spiegare che l'incidente era stato del tutto casuale e che dietro non c'era alcun dolo. I tedeschi però non accettarono questa spiegazione, e confermarono che se entro poche ore non avessero avuto i colpevoli ai loro piedi avrebbero mantenuto fede alle loro parole.

All'alba del 23 settembre, il reparto nazista iniziò a rastrellare la zona, e arrestò 24 persone (23 uomini e un ragazzino) scelti a caso tra gli abitanti. In seguito, ventidue di loro vennero portati sul luogo dell'esecuzione, la piazza principale di Palidoro, in attesa della fucilazione.

Perché D'Acquisto venne fucilato

Lo stesso D'Acquisto venne forzatamente prelevato dalla caserma da un gruppo di tedeschi armati e fu condotto in piazza, dove erano già stati radunati gli ostaggi. Dopo aver tenuto un interrogatorio farsa nel corso del quale tutti gli ostaggi si dichiararono innocenti, nella piazza venne portato anche Angelo Amadio, che i nazisti credevano collega di D'Acquisto, e che avrebbe dovuto assistere a quanto stava per accadere. Quando venne chiesto al vicebrigadiere di ripetere a voce alta il nome degli uomini presenti davanti a lui, D'Acquisto si rifiutò, perché sapeva che non erano responsabili di quella esplosione accidentale. Proprio per questo suo atto di disobbedienza venne separato da tutti e picchiato e bastonato da alcuni uomini del reparto tedesco.

Dopo questo fatto, gli ostaggi e il giovane vicebrigadiere vennero trasferiti fuori dal paese (nelle vicinanze della Torre di Palidoro). Ai primi vennero date delle vanghe per scavare la fossa comune in cui sarebbero dovuti finir dentro poche ore dopo. Poi i nazisti prepararono i fucili. All'ultimo momento, però, improvvisamente uno degli ufficiali tedeschi liberò i prigionieri e li rispedì a casa. Rimasero solo due uomini: Amadio e D'Acquisto.

Amadio, che in realtà non era un carabiniere ma un operatore delle ferrovie, fu l'ultimo a lasciare il posto, e l'ultimo a vedere vivo D'Acquisto, che si era assunto tutta la colpa di quanto accaduto per liberare gli innocenti alle sue spalle.

Il vicebrigadiere, una volta che i prigionieri in fuga verso il paese furono oltre l'orlo dell'orizzonte, rimase per pochi istanti davanti al plotone, poi venne giustiziato. Le sue ultime parole, a voce alta, furono: "Viva l'Italia!" come testimoniò Amadio, che raccontando i fatti nel 1957 disse:

Ci eravamo già rassegnati al nostro destino, quando il sottufficiale si mise a parlare con un ufficiale tramite l'interprete. Cosa disse il D'Acquisto all'ufficiale in parola non c'è dato di conoscere. Sta di fatto che dopo poco fummo tutti rilasciati: io fui l'ultimo ad allontanarmi da detta località, ma sentii il suo ultimo grido: "Viva l'Italia!"

Amadio, ormai in fuga e lontano tra le fronde, vide i soldati mentre coprivano il corpo di D'Acquisto con del terriccio, spostandolo in maniera grossolana con i piedi.

Il temperamento del giovane carabiniere aveva molto colpito i tedeschi, che il giorno seguente in paese dissero:

Il vostro Brigadiere è morto da eroe. Impassibile anche di fronte alla morte.

Per questo suo gesto eroico, il 25 febbraio del 1945 venne conferita a D'Acquisto la medaglia d'oro al valore militare. La sua salma riposa tutt'oggi nella cappella laterale sinistra della Basilica di Santa Chiara di Napoli.

La beatificazione di Salvo D'Acquisto da parte di Papa Francesco

Il processo di beatificazione di D'Acquisto, che riconosce il suo eroico sacrificio e il coraggio come esempio di virtù cristiana, è stato avviato nel 1983 dalla Chiesa cattolica.

Il 24 febbraio scorso, durante l’udienza concessa al Cardinale Pietro Parolin (Segretario di Stato) e al Monsignor Edgar Peña Parra (Sostituto per gli Affari Generali), il Papa – attualmente ricoverato presso il Policlinico Gemelli di Roma – ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare il decreto che riguardano l’offerta della vita del vicebrigadiere.

In ogni caso, il passo finale per la beatificazione è il riconoscimento di un miracolo attribuito alla sua intercessione, che dovrà essere verificato e approvato dalla Chiesa.

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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