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6 Marzo 2025
18:15

Cosa cambia con la riforma del test di medicina 2025: primo semestre aperto a tutti e graduatorie

La riforma del test di medicina 2025 voluta dalla ministra Bernini è arrivata alla Camera: il testo prevede l'accesso libero per il primo semestre, a cui seguirà la formazione di una graduatoria in base ad esami e crediti formativi conseguiti.

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Cosa cambia con la riforma del test di medicina 2025: primo semestre aperto a tutti e graduatorie
test medicina

La Camera dei Deputati si sta preparando ad approvare per l'anno 2025 la riforma alla legge 264/1999 che regola l'accesso al test di Medicina nazionale. La ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha proposto le modifiche con l’obiettivo di eliminare il test preliminare per chi, dopo la formazione superiore, vuole scegliere la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Sulla base del modello francese, gli studenti si iscriverebbero quindi tutti al primo semestre, dopo il quale verrebbe effettuata una selezione. Se la riforma verrà approvata, questi cambiamenti potrebbero già entrare in vigore dall’anno accademico 2025-2026.

Riforma test di medicina 2025: cosa cambia e quando entrerà in vigore

Le facoltà coinvolte nella riforma saranno Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria, ad oggi tutte regolate dal test d’ingresso in formato quiz.

Secondo quanto discusso fino a ora, il primo semestre di lezioni sarà libero, dopodiché in base agli esami sostenuti, ai voti e ai crediti formativi conseguiti, si provvederà a stabilire una graduatoria. Questo modello prende dichiaratamente spunto da quello francese: qui però c’è un intero anno “di prova”, che può essere ripetuto una sola volta, dopodiché si procede con la scrematura.

La graduatoria finale sarà comunque unica e nazionale. È possibile consultare il provvedimento con gli articoli e commi di legge, aggiornato al 6 marzo 2025, in attesa di comunicazioni ufficiali.

Queste le parole della ministra Bernini al termine della discussione generale sul disegno di legge:

Questa riforma è una rivoluzione copernicana, un salto quantico irrimandabile e lo dico con assoluta certezza. Stiamo cercando di applicarla già dall'anno accademico 2025-2026.

Gli obiettivi della riforma del test di Medicina

Obiettivo della riforma, secondo quanto riportato dalla ministra, dovrebbe essere il potenziamento della formazione dei futuri medici, per migliorare quindi l’intero servizio sanitario nazionale. Altra evidenza sottolineate in sede di presentazione delle riforma è l'intento di eliminare i movimenti definiti “clandestini” relativi al test – irregolarità, diffusione del test prima della prova, eccetera – oltre che la volontà di azzerare le costose modalità di formazione che preparano al test.

Non stanno mancando ovviamente obiezioni e criticità sollevate dalla Fondazione Gimbe, dalla Crui – Conferenza dei Rettori e dalle associazioni di medici, specializzandi e studenti.

Storia del test di Medicina: perché c’è il numero chiuso

La facoltà di medicina non è sempre stata a numero chiuso: fino ai primi del ‘900, infatti, era possibile accedervi solo se si proveniva da una formazione scolastica elitaria.

Fino all'anno 1923 era possibile iscriversi a Medicina solo dopo aver frequentato il liceo classico: chiaramente, questo garantiva una certa preparazione culturale di base, ma scremava di molto la possibilità di frequentare la facoltà e restringeva, tendenzialmente, la frequentazione a studenti che provenivano da un contesto sociale abbiente.

In quell'anno la possibilità di iscrizione si è estesa ai diplomati del liceo scientifico e nel 1969 a tutti i diplomati. Dagli anni ‘70, quindi, la facoltà di Medicina è diventata più accessibile e inclusiva, ma il risultato è stato ovviamente un sovraffollamento che non poteva garantire la qualità dell’istruzione.

Nel 1987, basandosi su una direttiva dell’Unione Europea, viene quindi istituito il test di ammissione, con l’obiettivo di formare un numero di medici realmente commisurato alle reali esigenze sanitarie di ogni paese. Si è però dovuto aspettare il 1999 per una legge che regolasse il test in tutta Italia, confermata poi dalla Corte Costituzionale nel 2013.

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