Il lanciafiamme è un'arma che, come suggerisce il nome, permette di propagare fiamme su vaste aree sfruttando varie miscele combustibili. Si tratta di una tecnologia di origine antica la cui moderna applicazione è frutto degli studi dell'ingegnere tedesco Richard Fiedler nel 1900. Da quel momento in poi la tecnologia del lanciafiamme diventò sempre più centrale nei conflitti bellici, in particolare durante la Prima e la Seconda Guerra mondiale e la guerra in Vietnam. Oggi i lanciafiamme sono utilizzati sia in guerra che per scopi civili, come ad esempio spettacoli e concerti. Ma come funziona esattamente? E quali tipologie di combustibile possono essere utilizzate?
Come è fatto un lanciafiamme
Nonostante ne esistano di diversi modelli, possiamo dire che i lanciafiamme utilizzati durante le guerre del Novecento erano costituiti principalmente da tre bombole da portare sulla schiena a mo' di zaino collegate tramite un tubo all'arma vera e propria. Per quanto riguarda le bombole, le due esterne contengono il liquido infiammabile mentre quella centrale contiene un gas compresso. Questo viene utilizzato per aumentare la pressione all'interno delle due bombole laterali, così da "spingere" il liquido combustibile attraverso il tubo che le collega alla pistola da impugnare.
Come fa a sparare le fiamme
La pistola da impugnare ha un grilletto: quando questo viene premuto un sistema di molle toglie un "tappo" dal tubo delle bombole, permettendo la fuoriuscita del combustibile liquido sotto pressione. Questo scorre nel corpo dell'arma, fino a raggiungere l'ugello: qui si trova il sistema di accensione. Questo può essere fatto in diversi modi: uno tra i modelli più semplici prevede l'utilizzo di una bobina metallica che, quando attraversata da corrente, si scalda a tal punto da riuscire ad incendiare il gas combustibile – cioè quello della bombola centrale.
I tipi di combustibile che alimentano un lanciafiamme
Esistono due grandi famiglie di combustibili. Da una parte ci sono i combustibili liquidi che includono benzina, kerosene, nafta e gasolio. Questi possono essere miscelati tra loro in varie proporzioni a seconda della tipologia di lanciafiamme e del tipo di fiamma che si vuole ottenere. Dall’altra parte ci sono invece i combustibili a gel, che non sono altro che combustibili liquidi ai quali viene aggiunto un gellificante, come il Napalm. In questo caso si ottiene una sorta di melassa che è in grado di essere sparata dal lanciafiamme a una distanza maggiore rispetto al normale combustibile liquido e, soprattutto, si attacca alle superfici sulla quale viene spruzzata, bruciando molto più a lungo, fino a 6 minuti. Questo è il motivo per cui, purtroppo, l’utilizzo del napalm in guerra per lanciafiamme e armi incendiarie era davvero terribile.
Il ritorno di fiamma
Come fa a non esserci il ritorno di fiamma? Mentre l’arma è in funzione la pressione del combustibile impedisce alla fiamma di tornare indietro, mentre quando lascio andare il grilletto, la valvola che abbiamo visto prima si chiude, impedendo il ritorno di fiamma con l’arma spenta. Poi dobbiamo anche considerare che il gas nella bombola centrale spesso è CO2, anidride carbonica, che è un gas inerte non infiammabile.