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Sono passati 16 anni esatti dal 15 settembre 2008, quando la statunitense Lehman Brothers, quarta banca più grande del mondo, dichiarò la bancarotta, dando il via al più grande fallimento bancario della storia (o, come citarono alcuni economisti all'epoca, semplicemente "un'enorme catastrofe"). Le cause del crac finanziario di questa grande banca – spiegate in maniera eccelsa dal film premio Oscar di Adam McKay "La grande scommessa" (2015) – furono molteplici, ma la causa che ebbe il ruolo maggiore fu indubbiamente la crisi dei mutui subprime, ossia dei prestiti concessi nel mercato immobiliare a delle persone che non avrebbero mai potuto ottenere i soldi in condizioni normali, perché avevano minori garanzie di pagare i propri debiti e rischiavano di essere insolventi, come poi effettivamente accadde.
Il fatto è particolarmente rilevante perché costò decine di migliaia di miliardi di dollari e generò 30 milioni di nuovi disoccupati, ma non solo: investì le borse di tutto il mondo, dando il via a una recessione globale e a una nuova fase dell'economia internazionale che influenza il mondo ancora oggi.
Che cosa è successo alla Lehman Brothers e perché fallì
La Lehman Brothers, banca d'affari ufficialmente attiva dal 1906, si occupava già di consulenza finanziaria dal lontano 1860. L'istituto di credito era talmente enorme che all'epoca dei fatti del 2008 nessuno si immaginava la fine che avrebbe fatto, ma anzi si pensava che fosse "too big to fail" (troppo grande per fallire). Per capire il perché tutto è andato a rotoli dobbiamo fare un piccolo salto indietro, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni 2000.
Nel 2001, a seguito dell'attentato delle torri gemelle, gli Stati Uniti erano entrati in un periodo di crisi, e Federal Reserve System, banca centrale USA, optò per una politica monetaria senza precedenti, tagliando a ripetizione i tassi. Il mercato così ebbe più liquidità, e le banche iniziarono a prendere soldi a tassi bassi dalla FED per concedere prestiti a famiglie e imprese. Era il momento propizio per il mercato immobiliare, che nei primi anni 2000 era nettamente in crescita. Inoltre, già alle fine degli anni Novanta molte istituzioni creditizie statunitensi avevano iniziato a reperire le risorse subordinando il loro rendimento e capitale alla solvibilità dei clienti a cui avevano concesso dei mutui (spesso mutui ipotecari), che erano considerati dei prodotti finanziari sempre sicuri.

Non tutti però potevano permettersi di ottenere un mutuo normalmente, perché non potevano fornire alle banche garanzie di solvibilità. E fu così che entrarono in gioco i mutui subprime, che avevano dei tassi di interesse più alti della media e venivano concessi a coloro che le banche in genere ritenevano inaffidabili perché potenzialmente inadempienti. I tassi di interesse di questo tipo di mutui erano molto bassi, ma sarebbero cresciuti esponenzialmente dopo pochi anni dalla loro apertura (dettaglio che non venne spiegato bene ai contraenti, che poi si ritrovarono in un situazione insostenibile). Le banche concedevano sempre più mutui di questo tipo all'epoca, e così i prezzi delle case salivano senza sosta, perché la richiesta del pubblico era molto ampia.
Ma questa bolla che diventava sempre più grande era destinata a esplodere. Nel 2006 i prezzi delle case smisero di crescere, soprattutto grazie alla stretta sui tassi decisa dalla FED. Tassi più alti significava che i mutui costavano di più, quindi la domanda da parte del pubblico diminuiva. Sempre più insolvenze iniziarono a fare capolino, perché molte delle famiglie e delle imprese col tempo non erano più riuscite a pagare le rate dei mutui subprime, che come abbiamo detto spesso avevano interessi a tasso variabile e che col tempo si erano alzati in maniera insostenibile. Il valore di portafoglio di molte banche si ridusse enormemente, e poco a poco si concretizzò il rischio che loro stesse si erano assunte e che speravano che non si verificasse mai.
Quando i conti della Lehman Brothers sono precipitati

Il periodo aprile-giugno 2008 la banca registrò perdite per quasi 3 miliardi di dollari, e le azioni in borsa erano cadute del 73% rispetto all'inizio dell'anno. All'inizio di quell'estate fu chiaro a chi lavorava per LB che la banca si sarebbe dimostrata insolvente. Così cerca di farsi acquisire da una banca Coreana, ma senza successo. Il 9 settembre le azioni precipitano ancora di più, perdendo quasi il 45%. La situazione si era fatta disperata, perché nel frattempo la banca aveva annunciato di aver perso altri 3,9 miliardi di dollari e continuava a tampinare gli investitori con richieste di vendita.
Il 13 settembre la FED prese in mano la situazione, e optò per liquidare d'emergenza le attività. L'idea, però, venne momentaneamente messa nel cassetto perché la banca inglese Barclays aveva annunciato che avrebbe potuto acquisire la Lehman Brothers. Il Primo ministro britannico Gordon Brown però respinse l'offerta, dicendo che sarebbe stato come "importare un cancro nel sistema bancario inglese", e ciò non accadde.
Fu così che accadde l'inevitabile: all'1.00 di notte del 15 settembre 2008 l'ufficio stampa della Lehman Brothers comunicò al mondo il suo fallimento, e che si sarebbe avvalsa del Chapter 11 che negli USA garantisce protezione in caso di bancarotta. La banca si era lasciata alle spalle una sorta di voragine legata ai prodotti ipotecari (soprattutto quelli legati ai mutui subprime) debito totale di 613 miliardi di dollari e circa 26mila dei suoi dipendenti, che finirono disoccupati.
Gli effetti sulla Borsa e le conseguenze del crollo
In Borsa furono giorni intensi come non mai: le azioni della Lehman Brothers crollarono dell'80% e portarono l'indice Dow Jones al peggior ribasso dall'11 settembre 2001. L'amministratore delegato della banca, Richard Fuld, finì presto sotto inchiesta per corruzione e falso bilancio per aver versato ad alcuni membri del Congresso (anch'essi indagati per corruzione) quasi 300mila dollari. Ma non fu solo questione di corruzione e di azzardo nell'erogare prestiti a persone poco affidabili: in primis fu una inefficace regolamentazione del sistema finanziario a permettere tutto questo.
La Lehman Brothers aveva un’esposizione enorme nel sistema finanziario internazionale, e il suo crac inevitabilmente diede il via a una grave crisi di fiducia nei mercati e a un lungo periodo di recessione che ebbe eco in quasi tutto il mondo, tanto che alcuni Paesi non si sono ripresi ancora del tutto. Per arginare la situazione e salvare le banche, i governi e le banche centrali europee misero in campo una serie di aiuti finanziari mirati, pensando a strategie per salvare i depositi e i conti pubblici. Questa terribile catastrofe sicuramente servì per instaurare delle regole bancarie più ferree: difatti alle banche venne imposta maggiore solidità patrimoniale, con criteri più stringenti sul capitale e sulla liquidità. L'obiettivo era quello di scongiurare che un evento del genere si ripetesse un'altra volta, e finora – non c'è che dire – ha funzionato (e si spera anche in futuro!).