La capacità di imparare una nuova lingua è spesso percepita come un dono naturale: alcune persone sembrano assorbire facilmente vocabolario e grammatica, mentre altre trovano il processo complesso e frustrante. Ma è davvero questione di "essere portati"? La scienza e gli esperti di linguistica offrono una risposta più articolata, che coinvolge fattori genetici, neurologici, ambientali e psicologici. Esploreremo se esistano predisposizioni innate per l'apprendimento delle lingue, come l'ambiente e la motivazione influenzino il successo, e presenteremo casi studio ed esempi pratici.
La predisposizione naturale: cosa dice la scienza sull'apprendimento delle lingue
Imparare più o meno facilmente una lingua straniera è anche questione di genetica. Studi condotti su gemelli identici hanno infatti dimostrato che proprio la genetica può influenzare le abilità linguistiche. Un caso interessante è il lavoro di Robert Plomin, psicologo comportamentale, che ha osservato una correlazione tra capacità linguistiche e specifiche varianti genetiche. Tuttavia, questa predisposizione genetica non predetermina il successo: agisce piuttosto come un fattore che rende alcuni individui più sensibili agli stimoli linguistici.
La teoria di Noam Chomsky, filosofo, linguista, scienziato cognitivista, sul LAD (Language Acquisition Device) suggerisce che il cervello umano sia programmato per acquisire linguaggi durante l'infanzia. Questo dispositivo si basa su una "grammatica universale" che rende i bambini particolarmente ricettivi alle regole linguistiche. Un esempio pratico sono i bambini bilingui, che assorbono due lingue contemporaneamente grazie alla loro elevata plasticità cerebrale.
Fattori ambientali: l'importanza del contesto per imparare le lingue
Anche l'ambiente gioca un ruolo cruciale nell'apprendimento delle lingue straniere, specialmente nei primi anni di vita. Uno studio del MIT del 2018 ha dimostrato che la capacità di acquisire la grammatica di una lingua è massima fino ai 18 anni, ma l'esposizione precoce aumenta drasticamente la probabilità di raggiungere la competenza nativa. Un esempio lampante è quello delle famiglie immigrate: i figli spesso padroneggiano la lingua del paese ospitante meglio dei genitori, che hanno iniziato a impararla in età adulta.
Il metodo CLIL (Content and Language Integrated Learning), applicato in molte scuole europee, ha dimostrato che integrare l'insegnamento di contenuti disciplinari con una seconda lingua migliora sia la comprensione che l'uso pratico della lingua. In Finlandia, ad esempio, gli studenti che apprendono scienze in inglese ottengono risultati migliori rispetto a quelli che studiano in una sola lingua.
Motivazione e psicologia: il cuore dell’apprendimento
Lo psicologo canadese Robert Gardner ha proposto che il successo nell'apprendimento linguistico dipenda da due tipi di motivazione: integrativa (desiderio di avvicinarsi a una cultura) e strumentale (necessità di utilizzare la lingua per lavoro o studio). Un caso di successo è rappresentato dai rifugiati che, motivati dall'urgenza di integrarsi, apprendono nuove lingue in tempi relativamente brevi.
Un altro studio condotto dall'Università di Oxford ha dimostrato invece che l'ansia da prestazione può ostacolare l'acquisizione linguistica. Tuttavia, la fiducia in sé stessi e il superamento della paura di sbagliare migliorano le prestazioni. Corsi di lingua con approcci comunicativi (ad esempio, il metodo Berlitz) puntano proprio sulla riduzione dell'ansia attraverso simulazioni realistiche.
Età e plasticità cerebrale nell'apprendimento delle lingue straniere
I bambini hanno una maggiore plasticità cerebrale, il che rende più semplice per loro assimilare nuove lingue. Tuttavia, recenti ricerche suggeriscono che anche gli adulti possono ottenere ottimi risultati se adottano tecniche mirate. Ad esempio, un progetto del Politecnico di Zurigo ha mostrato che adulti che utilizzano app come Duolingo o Babbel, possono migliorare rapidamente competenze linguistiche specifiche.
Un caso interessante è quello di Steve Kaufmann, un ex diplomatico canadese che ha imparato più di 20 lingue dopo i 50 anni. Kaufmann attribuisce il suo successo alla combinazione di pratica costante, esposizione culturale e tecniche di apprendimento digitale.
Il caso di Genie Wiley, al contrario, una bambina americana cresciuta in isolamento fino ai 13 anni, ha dimostrato quanto l'apprendimento linguistico sia influenzato dall'età. Nonostante gli sforzi, Genie non è mai riuscita a sviluppare pienamente una lingua, evidenziando l'importanza dell'esposizione precoce.