
Era il 1907 e Francis Galton – statistico, biologo e antropologo britannico – si trovava a una fiera di bestiame dove era in corso una competizione: stimare il peso di un bue. Galton notò che la stima media fatta da centinaia di persone era incredibilmente vicina al peso reale dell’animale. Non solo: l’errore collettivo era molto più basso di quello medio del singolo individuo.
È questo il principio della “saggezza della folla”: l’idea che il giudizio collettivo di un gruppo eterogeneo possa superare quello di un singolo esperto.
Galton usò questo esempio per sostenere l’estensione del diritto di voto e dare al popolo, la "folla", il diritto di esprimere la propria opinione individuale. Oggi questo principio trova applicazione in sondaggi, mercati finanziari, scommesse e decisioni politiche. Il problema, però, è che non tutte le folle sono sagge. Per esserlo, una folla dev’essere composta da individui molto diversi, motivati a rispondere al meglio e che non si influenzano tra loro. Se queste condizioni non si verificano, la folla tenderà a dare la risposta sbagliata.
Vediamo l’esempio più famoso di saggezza della folla, quali sono le caratteristiche di una folla saggia e come gli errori della folla influenzano la nostra società.
Come una folla indovinò il peso di un bue senza pesarlo
Nell’articolo pubblicato sulla rivista Nature, Galton racconta di come si trovasse a Plymouth ad una fiera di campagna quando si imbatté in un concorso: centinaia di persone dovevano indovinare il peso della carne che si sarebbe ricavata da un bue. Ogni partecipante pagava una piccola quota per partecipare, scriveva la propria stima su un biglietto e chi si avvicinava di più avrebbe vinto il concorso insieme al premio in carne.
Al termine della competizione, Galton raccolse le 787 stime dei partecipanti e le ordinò dalla più bassa alla più alta. Prese poi la stima centrale, chiamata mediana, che ha esattamente metà delle stime al di sopra e metà al di sotto. Questa era di 548 kg, solo 5 kg in più rispetto al peso reale dell’animale (543 kg). Il dato ancora più sorprendente emerse quando calcolò la media: 543,5 kg. Solo mezzo kg di differenza dal valore reale.
Ciascun individuo, da solo, aveva fatto errori molto più grandi, ma la folla, nel suo insieme, aveva avuto ragione. Secondo Galton, questo era un buon argomento a favore del giudizio popolare. Se l’insieme dei cittadini medi riesce a stimare il peso di un bue meglio di un singolo esperto, forse estendendo il diritto di voto a più persone, si possono ottenere risultati politici migliori. Questo tema era particolarmente rilevante nell'Inghilterra di inizio novecento, quando era in corso il dibattito per l’estensione del diritto al voto e se considerare valida o meno l’opinione popolare.
Perché funziona e come sono fatte le folle sagge
L’idea dietro il principio della saggezza della folla è semplice: ogni giudizio individuale contiene una parte di informazione utile e una parte di errore. Mettendo insieme molte stime indipendenti, gli errori tendono a cancellarsi e l’informazione si combina, portando a una risposta più precisa.
Ma per funzionare davvero, la folla deve avere alcune caratteristiche. Galton ne individuò tre principali:
- Motivazione: i partecipanti devono essere interessati a dare la risposta giusta. Alla fiera, tutti volevano vincere il premio, non davano risposte casuali e facevano del loro meglio.
- Indipendenza: i componenti non devono influenzarsi a vicenda e non devono essere emotivamente legati alla risposta. Alla fiera ognuno decideva per sé, non c’era confronto tra i partecipanti prima di scrivere sul biglietto. Troppa comunicazione, o la pressione del gruppo, può distorcere il risultato.
- Aggregabilità: deve esserci un modo per sintetizzare le risposte in un’unica opinione comune. Nel caso della fiera erano la media e la mediana, nel caso democratico è il voto della maggioranza.
A queste tre condizioni, nel tempo se ne sono aggiunte altre due:
- Diversità: più le opinioni sono diverse, più è probabile che gli errori si compensino. Un gruppo eterogeneo, con componenti molto diversi, dà risposte migliori di uno omogeneo, con componenti molto simili tra loro.
- Assenza di controllo centralizzato: non dev’esserci un’autorità che guida o manipola le risposte.
Quando la folla sbaglia e perché succede spesso
La saggezza della folla ha applicazioni in molti ambiti diversi: quiz (pensiamo al famoso “aiuto del pubblico” di “Chi vuol essere milionario”), identificazione di truffe online, previsioni politiche, economiche, sportive e ambientali. Eppure, sappiamo bene che non sempre le folle sono sagge. Chiunque abbia partecipato ad una manifestazione o sia parte di una tifoseria lo sa: anche persone intelligenti possono prendere decisioni stupide quando sono parte di un gruppo. In teoria, una folla saggia è fatta di individui che riflettono e decidono in modo autonomo. In pratica, però, siamo animali sociali, e ci lasciamo influenzare facilmente da ciò che pensano gli altri e dalle emozioni del momento.
Uno studio del 2011 ha mostrato che le previsioni fatte da gruppi di tifosi di football americano erano sistematicamente distorte: l’eccessivo affetto per la propria squadra portava a sovrastimarne le probabilità di vittoria, allontanandosi dai risultati reali. Un altro studio del 2019 ha dimostrato che quando le persone possono vedere le opinioni altrui tendono ad allinearsi al consenso anche se sono in disaccordo, e questo peggiora la qualità della risposta complessiva. È l’effetto gregge: tendiamo a seguire la massa, ma così la folla smette di dare risposte intelligenti.
Questi limiti sono ancora più evidenti sui social network. In teoria, sarebbero strumenti perfetti per raccogliere opinioni eterogenee su larga scala, creando una “folla” molto saggia. Nella pratica, spesso rinforzano le bolle di pensiero e sono vulnerabili a manipolazioni esterne (bot, account falsi, influencer pilotati), compromettendo la diversità e l’indipendenza delle opinioni.
Il modo migliore per minimizzare gli errori, quindi, è di confrontarci con molte persone, molto diverse da noi. Ce lo dice la matematica.