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Perché l’aereo a Toronto si è ribaltato e si sono salvati dall’incidente tutti i passeggeri: le ipotesi

Sono cominciate le indagini sull'incidente aereo all'aeroporto internazionale di Toronto, in Canada, in cui un aereo si è ribaltato in pista in fase di atterraggio. Una possibile causa dell'incidente al volo Delta Airlines potrebbe essere un microburst, una raffica di vento discendente che potrebbe aver impedito all'aereo di rallentare abbastanza e averlo destabilizzato durante l'atterraggio.

19 Febbraio 2025
18:30
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Perché l’aereo a Toronto si è ribaltato e si sono salvati dall’incidente tutti i passeggeri: le ipotesi
incidente aereo toronto

Hanno avuto inizio le indagini ufficiali sull'incidente aereo a Toronto avvenuto ieri 17 febbraio quando un aereo Bombardier CRJ-900 partito da Minneapolis e operato da Endeavor Airlines, sussidiaria di Delta Airlines, si è ribaltato e incendiato durante l’atterraggio all’aeroporto internazionale Pearson. Fortunatamente, delle 80 persone a bordo si sono salvati tutti: i feriti sono 18, di cui 3 in modo grave. Le autorità hanno prelevato la scatola nera dell'aereo per analizzare i dati e ricostruire causa e dinamica dell'incidente. Un'ipotesi possibile riguarda la presenza di un microburst, una raffica di aria fredda discendente.

Come si è ribaltato l’aereo a Toronto: la dinamica dell’incidente

Partiamo da un presupposto: stando a quanto abbiamo potuto vedere dalle riprese dell’atterraggio, l’aereo sembra avere toccato terra troppo bruscamente. È stato un atterraggio violento. Un elemento che salta a un occhio attento è che l’aereo non è atterrato “con il muso in su” come vediamo succedere in genere, ma con un profilo molto orizzontale. In gergo tecnico sembrerebbe che non sia stata effettuata quella manovra chiamata flare che consente al velivolo di diminuire a sufficienza la sua velocità verticale prima di toccare la pista. Quello che appare è che i piloti potessero essere stati impossibilitati ad approcciarsi alla pista più dolcemente.

A questo punto l’aereo ha toccato il suolo ad alta velocità e si è visibilmente inclinato verso destra, finché la punta dell’ala non ha toccato terra e si è trascinata per circa 3 secondi sulla pista prima che l’aereo cominciasse a rovesciarsi. È possibile che un atterraggio non perfettamente simmetrico abbia concentrato buona parte del carico dell’impatto col suolo su uno solo dei carrelli, e questo abbia destabilizzato l’assetto dell’aereo portandolo a inclinarsi. Nelle giuste condizioni, che però sono molto rare, la rotazione del velivolo e la portanza residua dell’altra ala potrebbero essere state sufficienti per far completare la rotazione all’aereo fino a farlo ribaltare.

Le possibili cause dell'incidente in fase di atterraggio

Ok, quindi non c’è stata la manovra di flare e l’atterraggio è stato troppo brusco. Ma quali possono essere le cause? Ribadiamo che al momento non lo sappiamo, e a far luce sulle dinamiche esatte saranno le indagini. Quello che possiamo fare al momento sono considerazioni generali e ipotesi verosimili.

L’ipotesi che si sia trattato di un “banale” errore di manovra da parte del pilota, non può essere escluso, ma appare come un’ipotesi improbabile visto che si tratta di procedure standard.

Una possibilità concreta è che i piloti abbiano avuto difficoltà di manovra negli ultimi secondi di volo a causa di improvvise raffiche di vento discendenti che potrebbero aver spinto troppo rapidamente l’aereo verso il basso. Si tratta dei cosiddetti microburst – la versione su piccola scala dei downburst di cui si sente soprattutto in estate e che spesso vengono scambiate per trombe d'aria. Sono correnti che si formano in presenza di nubi temporalesche o comunque con forte sviluppo verticale. In queste nubi si crea un delicato equilibrio tra correnti più calde che salgono e correnti più fredde che scendono, e a un certo punto può capitare che l’aria fredda “cada a terra” tutta insieme ad alta velocità. E quando queste correnti si schiantano al suolo, si “aprono” a ventaglio creando piccole raffiche orizzontali al suolo.

microburst
Dinamica di un microburst ed effetti su un atterraggio aereo. Credit: NOAA

Il rapporto meteorologico METAR (Meteorological Aerodrome Report) parla al momento dell’incidente di raffiche fino a 35 nodi, cioè 65 km/h: le condizioni meteo erano un po’ al limite ma comunque entro i limiti operativi, altrimenti il volo non avrebbe avuto l’autorizzazione ad atterrare. Un microburst quindi è compatibile con le condizioni meteo, potrebbe aver impedito all’aereo di rallentare abbastanza in fase di discesa e potrebbe aver creato venti laterali al suolo in grado di destabilizzare ulteriormente l’assetto del velivolo. Ribadiamo comunque, ancora una volta, che questa è soltanto una educated guess, un’ipotesi plausibile.

Perché non ci sono state vittime?

Ma come è stato possibile che un’incidente così grave possa avere avuto un esito così positivo, senza nessuna vittima! Effettivamente a guardare i video dello schianto e del ribaltamento sembra quasi impossibile, però è successo.

Il fatto che la fusoliera dell’aereo, cioè il suo corpo centrale, abbia resistito bene all’impatto è una testimonianza della buona costruzione di questo velivolo. A questo va aggiunto che l’intervento dei Vigili del Fuoco è stato praticamente immediato (visto che erano già sul posto) e ha impedito alle fiamme di propagarsi prima che terminasse l’evacuazione. Parte del merito va anche agli assistenti di volo, che hanno coordinato ed eseguito le operazioni di evacuazione in modo impeccabile.

Cosa succederà adesso: le procedure previste per le indagini

In caso di incidente aereo la procedura prevede l’avvio delle indagini coordinate dalle autorità competenti canadesi (perché l’aereo è stato costruito in Canada) e statunitensi (perché la linea aerea, la Delta Airlines, è USA). Le investigazioni hanno lo scopo di stabilire le cause e la dinamica dell’incidente in modo da adottare eventualmente misure per evitare che eventi di questo tipo accadano ancora in futuro.

Entro un mese le autorità presenteranno un rapporto preliminare che integrerà i dati raccolti dalla scatola nera: i Flight Data Recorder (FDR) con tutti i dati degli strumenti e le posizioni dei comandi, e il Cockpit Voice Recorder (CVR) con gli audio di tutte le comunicazioni all’interno della cabina di pilotaggio, tra loro e con la torre di controllo. A questo verranno aggiunte le interviste ai piloti, che sono sopravvissuti all’incidente e dunque sono in grado di fornire la loro testimonianza sui fatti accaduti. Molto probabilmente questo rapporto sarà in grado di spiegare come e perché è avvenuto l’incidente. Successivamente, entro un anno verrà presentato un rapporto ufficiale.

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Ho una laurea in Astrofisica e un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste. La prima mi è servita per imparare come funziona ciò che ci circonda, la seconda per saperlo raccontare. Che poi sono due cose delle tre che amo di più al mondo. Del resto, a cosa serve sapere qualcosa se non la condividi con qualcuno? La divulgazione per me è questo: guidare nel viaggio della curiosità e del mistero. Ah, la terza cosa è il pianoforte e la musica in ogni sua forma.
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