
Ci sono più cose in Cielo e in Terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia.
Così recitava l’Amleto di Shakespeare. Soprattutto in Terra, aggiungerei.
L’uomo infatti è sempre stato abituato a guardare il mondo col naso all’insù, fantasticando su mondi lontani e remoti, probabilmente trascurando le meraviglie e i misteri presenti nel suo.
Il raggio medio terrestre è di 6371 chilometri. Ciò significa che per raggiungere il centro della Terra dovremmo percorrere circa sei volte e mezzo la distanza in linea d’aria tra Catanzaro e Milano (6,5×950 chilometri circa).

Sapete fino a che profondità l’uomo è riuscito a scavare? 12 chilometri.
Abbiamo scavato un pozzo e raccolto dati geologici «diretti» solamente fino a circa 12 chilometri di profondità (più o meno la distanza tra Catanzaro centro e Catanzaro Lido).
Kola è il nome del pozzo più profondo sul pianeta Terra e si trova nel cuore della glaciale penisola di Kola, nell’estremo Nordovest della Russia. Il progetto del pozzo «superprofondo» (Kola Superdeep-Borehole) è un affascinante progetto ingegneristico con scopi scientifici avviato nel lontano 24 maggio 1970, che ha raggiunto il record di profondità nel 1989 (ben 12.262 metri). Da allora, principalmente per motivi tecnici, non si è potuto proseguire oltre, fallendo l’obiettivo iniziale di scavare per 15 chilometri di profondità nella crosta terrestre.
Come la maggior parte di tutti i pozzi esplorativi sulla Terra, anche il pozzo Kola ha un diametro medio di circa 20 centimetri.

Quasi insignificante dal punto di vista delle dimensioni, ma enormemente importante per i dati e le informazioniche può offrire. Attorno ai 12 chilometri, oltre a trovare acqua (nessuno avrebbe immaginato di trovarne a una simile profondità) gli scienziati russi si sono imbattuti in rocce di 2,7 miliardi di anni con una temperatura di 180 °C, un centinaio in più rispetto a quella attesa. Era troppo elevata per i «trapani» delle perforatrici (volgarmente chiamate «trivelle») così, dopo alcuni anni di studio, nel 1992 decisero di «gettare la spugna».
A 300 °C, infatti, la punta dei trapani (drill-bit in inglese) non avrebbe più funzionato e sarebbe stato impossibile raggiungere l’obiettivo prefissato dei 15 chilometri di profondità. A causa della carenza di fondi il progetto è stato chiuso nel 2006 e, nel 2008, le strutture sono state abbandonate.
L’interno della Terra è per ora letteralmente inaccessibile dal momento che non abbiamo né i materiali, né la tecnologia per scavare oltre qualche manciata di chilometri.
Risulta curioso il fatto che l’uomo sia andato sul suolo lunare, abbia compiuto viaggi nello spazio per centinaia di migliaia di chilometri, pianifichi di colonizzare il pianeta Marte e poi non riesca a scavare nella roccia terrestre un foro di oltre 12 chilometri di profondità. Sembra paradossale!
In realtà non lo è affatto, per un motivo semplice: attraversare l’atmosfera e viaggiare nello spazio è di gran lunga più semplice che attraversare uno spazio pieno (come la roccia). Un centrimetro cubo di roccia contiene molti più atomi di un centimetro cubo d'aria, figuriamoci di un centrimetro cubo di spazio fuori dall'atmosfera terrestre!
Morale della favola: dal punto di vista tecnico-scientifico forare il nostro pianeta a grandi profondità è una sfida enormemente più complicata e complessa di qualsiasi missione spaziale passata e futura.
Non mi meraviglierei se nel prossimo futuro metteremo piede sul suolo di altri pianeti senza aver mai messo una mano all’interno del nostro.