
L’underwater economy, branca dell’economia blu, racchiude tutte quelle attività economiche che sono legate all’ambiente sottomarino: lo sviluppo di tecnologie sottomarine avanzate, l’estrazione di risorse marine (minerali, petrolio e gas), le energie rinnovabili, la pesca, l’acquacoltura e la protezione degli ecosistemi marini a livello nazionale e internazionale.
Per tutti questi motivi l’interesse nel settore è cresciuto molto rapidamente negli ultimi vent’anni. In questo senso, l’underwater ha un ruolo di primo piano anche solo per la gestione delle risorse, cruciali per la sicurezza energetica globale e i rapporti di potere tra le nazioni. Ma non è solo questione di risorse, perché negli oceani passa circa un milione e mezzo di chilometri di cavi sottomarini, che trasportano il 98% delle comunicazioni globali. Se pensiamo al futuro, non possiamo escludere l’ipotesi delle guerre ibride, che potrebbero incentrarsi su risorse preziose come i cavi, ma anche su infrastrutture vitali come i gasdotti e gli oleodotti che passano sui fondali oceanici, e i cui rifornimenti sono sempre a rischio durante i conflitti, e visti i tempi che corrono, proteggere queste strutture sta diventando sempre più un imperativo per la sicurezza globale.
Questo tipo di economia è un settore in via di espansione che è sempre più centrale nelle politiche europee, e l’Italia sta investendo in questo senso sia con un grande polo specialistico inaugurato solo nel 2023 a La Spezia, sia con le grandi aziende che stanno investendo nei progetti di ricerca e sviluppo.
Caratteristiche dell'economia blu
Questo settore ha delle caratteristiche davvero particolari, prima tra tutte l’'iperscrutabilità. Questo termine si riferisce alla dicoltà di monitorare e comprendere le risorse e le attività sottomarine, perché a certe profondità le condizioni ambientali sono dicili, e nonostante i progressi tecnologici degli ultimi anni (tra cui l’uso di robot sottomarini e sensori super avanzati) la scarsa visibilità rende davvero complessa la raccolta di dati sugli ecosistemi e sulle risorse naturali. Inoltre, nonostante i mari e gli oceani rappresentino un “capitale naturale” enorme (coprono il 70% del globo e occupano un’area di 360 milioni di chilometri quadrati) al giorno d’oggi non c’è ancora una raccolta globale sistematica di dati marini, e meno del 20% dei fondali è stato mappato con tecniche moderne. Tutto ciò rende dicile fare previsioni precise sul lato dell’impatto economico.
La tecnologia dell’economia sottomarina però è in continua evoluzione, per andare incontro alle sfide dell’esplorazione e del monitoraggio dell’ambiente sottomarino per poterne sfruttare le risorse. Tra queste tecnologie spiccano soprattutto i sonar avanzati, che utilizzano le onde sonore per mappare i fondali marini e rilevare oggetti. Ad esempio, il sonar a scansione laterale e il sonar 3D permettono di visualizzare dettagliati fondali marini, e sono estremamente utili per l'estrazione mineraria e la pesca sostenibile.
Un'altra innovazione fondamentale in questo campo è quella dei sistemi di monitoraggio acustico per tenere d’occhio gli ecosistemi marini. Questi sensori percepiscono i suoni naturali degli animali marini per monitorare la biodiversità e rilevare cambiamenti nei loro comportamenti. ma ci sono anche i robot sottomarini che utilizzano le tecnologie acustiche per navigare e comunicare in ambienti bui e a grandi profondità per raccogliere quanti più dati possibili.
Sempre a livello di innovazione tecnologica, ci sono anche le tecnologie di comunicazione acustica sottomarina che servono per trasmettere e ricevere informazioni in tempo reale tra dispositivi sottomarini, come veicoli autonomi subacquei (AUV) o robot subacquei (ROV). A differenza dei sistemi di monitoraggio, questo tipo di tecnologie invia attivamente segnali sonori che vengono poi ricevuti e interpretati per scambiarsi dati, come le informazioni di navigazione o i risultati delle rilevazioni scientifiche. Queste tecnologie sono essenziali per le operazioni sottomarine autonome, in cui non è possibile utilizzare segnali radio.
Infine, c’è anche l'imaging acustico, che è utilizzato per ispezioni non invasive di infrastrutture sottomarine come gasdotti e piattaforme petrolifere.
Le sfide del settore, tra gestione delle risorse e innovazione tecnologica
Nonostante il suo enorme potenziale, l'economia sottomarina va incontro a diverse sfide che richiedono una gestione e un’attenzione soprana e una cooperazione internazionale reale che riesca a garantire un giusto sfruttamento delle risorse. Senza dimenticare che la sfida sarà anche sulle innovazioni tecnologiche, che dovranno essere capaci di affrontare le acque più buie.
Quest’ultima infatti sarà tra le sfide più costose: il settore di ricerca e sviluppo dell’underwater economy richiede enormi investimenti per scoprire tecnologie subacquee che possano lavorare in ambienti di alta pressione e scarsa visibilità. Al momento le risorse destinate alla ricerca sono ancora insucienti, e proprio questo aspetto limita il progresso soprattutto nell’ambito di quelle aree marine che sono ancora inesplorate o quasi.
Tra le sfide più urgenti, però, c’è la gestione sostenibile delle risorse (che siano minerali, terre rare, pesce o energia) la cui domanda cresce di anno in anno senza sosta. Senza regolamentazioni adeguate da parte delle istituzioni internazionali, l’overfishing (pesca eccessiva) e un’eccessiva estrazione di minerali potrebbero portare a danni irreversibili agli ecosistemi marini, fino alla loro completa distruzione. Trovare un equilibrio tra l'estrazione e la conservazione dell'ambiente sarà essenziale per il futuro di questa economia, e in questo saranno essenziali i trattati internazionali e il rispetto degli stessi da parte delle aziende del settore. Per perseguire questo obiettivo saranno fondamentali le attività degli osservatori indipendenti e il monitoraggio satellitare delle flotte di pesca. Entrambi infatti aiutano a identificare le violazioni delle normative, come ad esempio la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.
Un'altra grande sfida sarà quella di ridurre e combattere l’inquinamento marino causato da plastica, metalli pesanti, petrolio e sostanze chimiche spesso disperse senza riguardo nei confronti degli ecosistemi, ma che a lungo andare si stratificano dando via a una catena di eventi dannosi non solo per la fauna e la flora marina, ma anche per l’ impatto sulle industrie legate al mare, come il turismo subacqueo e la pesca. In questo senso, sarà necessario per i governi promuovere la sensibilizzazione sul valore e sulla fragilità di questi ecosistemi.
La terza e ultima sfida, non è da meno, però. Per quanto complessa a causa della natura transnazionale degli oceani, sarà necessaria anche una ferrea regolamentazione dell'economia sottomarina con leggi e trattati internazionali che proteggano le risorse marine ed evitino l'overfishing e l'inquinamento. Le acque internazionali, infatti, non sono sotto il controllo diretto di uno specifico Stato, e ciò rende dicile l'implementazione di normative ambientali e la gestione delle risorse.
Il futuro dell'economia sottomarina
Le prospettive di crescita dell'economia sottomarina dal 2025 al 2050 sono estremamente promettenti. In particolare, sarà il settore energetico marino (l'energia dalle maree, dalle onde e l'eolico offshore) a vedere un'espansione significativa, grazie alla crescita della domanda di energia rinnovabile che guiderà gli investimenti in queste tecnologie.
Le tecnologie subacquee vedranno un rapido sviluppo, soprattutto nell’ambito della difesa e della sicurezza sottomarina, dove l'adozione di sottomarini avanzati e droni subacquei aumenterà, alimentando la crescita del settore militare. In Italia si stanno muovendo passi importanti in questo senso grazie al Polo Nazionale della dimensione Subacquea (PNS) inaugurato nel 2023 a La Spezia, che promuove, sviluppa e coordina le sinergie delle diverse eccellenze nazionali nel settore per sviluppare nuovi mezzi.
Secondo le analisi di Fincantieri, leader del settore, tra il 2025 e il 2033 l’economia underwater avrà un valore complessivo di circa 400 miliardi di euro, che comprenderà vari comparti, tra cui l’energy offshore, la Difesa, l’ICT (tecnologie per l’informazione e la comunicazione), il deep sea mining (estrazione di risorse minerarie) e l’Oil&Gas.
In particolare, nel settore della Difesa (con i bilanci rivisti al rialzo in tanti Paesi europei) le tensioni geopolitiche mondiali continuano a sostenere grandi investimenti sul fronte sottomarino. In uno scenario come questo ci sono aziende come Fincantieri che oltre ad avere più di 100 anni di esperienza nella costruzione di sommergibili, sa unire le competenze civili e militari per realizzare navi e sistemi marittimi supertecnologici. Tra i tanti progetti all’attivo c’è anche lo sviluppo di tre sottomarini U212NFS (Near Future Submarine) per la Marina Militare Italiana, che a partire dal 2027 sorveglieranno le vie di comunicazione marittime e subacquee anche nell’ambito delle alleanze NATO e UE. Oltre a questo e tanti altri progetti, sta anche sviluppando soluzioni per la sorveglianza e la protezione dei cavi sottomarini, che come abbiamo detto sono essenziali per le comunicazioni globali.