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Oggi come oggi possiamo scattare foto di buona qualità anche quando c'è poca luce, ad esempio di sera, semplicemente tirando fuori il telefono dalla tasca. Ma come riesce uno smartphone a restituire immagini così dettagliate in condizioni che, fino a pochi anni fa, lo avrebbero messo completamente in crisi? Tutto questo è merito della modalità notturna, anche chiamata «night sight», una funzione che sfrutta la fotografia computazionale: un insieme di tecniche avanzate di elaborazione software che permettono alla fotocamera del telefono di catturare dettagli che l'occhio umano, o una singola esposizione fotografica, faticherebbe a percepire.
In pratica, quando attivate la modalità notturna, il telefono non scatta una sola foto, ma una sequenza di immagini con esposizioni diverse. Queste vengono poi combinate automaticamente per ottenere un unico scatto più luminoso, ricco di dettagli e con meno rumore (quella “grana” fastidiosa che compare più facilmente nelle foto scattate al buio). Il tutto avviene in pochi secondi, grazie a sensori sempre più sofisticati e a un software che riconosce, corregge e valorizza ogni zona dell'immagine, senza che sia necessario impostare manualmente valori come l'ISO o l'otturatore. La modalità notturna può essere impostata così che si attivi automaticamente o manualmente e, a seconda del produttore, può integrare funzionalità aggiuntive come quelle utili per l'astrofotografia.
Vediamo più nel dettaglio come funziona la modalità notturna della fotocamera dei nostri smartphone e come permette di scattare foto molto più chiare, nitide e bilanciate in ambienti poco illuminati.
Come funziona la modalità notturna dello smartphone
Quando scattate una foto di notte con il vostro smartphone, entrano in gioco diversi scatti consecutivi con tempi di esposizione differenti. L'esposizione è la quantità di luce che raggiunge il sensore della fotocamera: in condizioni di scarsa illuminazione, per ottenere una buona immagine, è necessario aumentare il tempo in cui l'otturatore resta aperto, così che il sensore catturi più luce. La quantità di luce che entra nei sensori, quindi, è molto inferiore a quella che colpiva la pellicola. I sensori, però, non possono essere ingranditi più di tanto, altrimenti rischierebbero di non entrare in uno smartphone: proprio per questo, sono stati sviluppati degli algoritmi che si occupano di trattare la luce in ingresso per amplificare il segnale e produrre foto di buona qualità.
In ogni caso, un tempo di esposizione più lungo comporta un maggiore rischio di mosso o micro-mosso, motivo per cui è fondamentale che il telefono rimanga il più fermo possibile durante lo scatto. L'ideale sarebbe, in questi casi, poggiare lo smartphone su una superficie stabile o, ancor meglio, usare un piccolo treppiede da viaggio.
La modalità notturna sfrutta una variante della tecnica chiamata HDR (High Dynamic Range), che consiste nel combinare più immagini dello stesso soggetto, scattate con diverse esposizioni, per ottenere una foto finale con una gamma dinamica più estesa. Questo significa che l'immagine sarà in grado di rappresentare sia le parti più scure (le ombre) sia quelle più luminose (le alte luci) in modo bilanciato. L'obiettivo è far emergere dettagli invisibili a occhio nudo o troppo scuri per una singola esposizione.
Il concetto di modalità notturna dei principali produttori di smartphone
Ogni produttore implementa questo principio in modo diverso, utilizzando algoritmi proprietari: per questo motivo, una foto in modalità notturna scattata con un iPhone di Apple può apparire diversa da una scattata con uno smartphone Android, ad esempio uno della serie Galaxy di Samsung o della serie Pixel di Google, pur essendo tecnicamente simile nel funzionamento.
I telefoni di punta oggi usano anche una tecnica chiamata pixel binning, che consiste nel “fondere” più pixel del sensore per creare una sorta di “super-pixel”, più grande e sensibile alla luce. Questo processo riduce il rumore e migliora la luminosità dell'immagine finale. È uno dei motivi per cui potete ottenere buoni scatti notturni anche senza usare il flash, che spesso produce risultati innaturali o con ombre troppo nette, che rendono la foto piatta e innaturale.
Apple, ad esempio, ha introdotto la modalità Notte con iPhone 11 e da allora l'ha resa disponibile su tutte le fotocamere dei modelli successivi, inclusi gli obiettivi ultra-grandangolari e teleobiettivi. Il sistema si attiva automaticamente quando viene rilevata una bassa luminosità ambientale, e permette anche di regolare manualmente il tempo di esposizione per avere maggiore controllo. Se l'iPhone rileva che c'è movimento nella scena o che state muovendo il telefono, vi fornisce un aiuto per centrare meglio il soggetto e migliorare l'allineamento degli scatti multipli.
Anche Google ha fatto scuola con la funzione Night Sight, che ha reso i suoi smartphone Pixel dei riferimenti assoluti nella fotografia al buio. La sua variante di astrofotografia, ad esempio, consente di catturare dettagli del cielo notturno – stelle, costellazioni e persino la Via Lattea – con una nitidezza sorprendente, normalmente irraggiungibile per la maggior parte delle fotocamere tascabili.
Samsung, dal canto suo, ha puntato molto su quella che chiama Nightography, una modalità ottimizzata con intelligenza artificiale che combina fino a 30 immagini in un solo scatto. Questo permette di ricostruire colori, texture e luminosità anche in condizioni estremamente sfavorevoli, come le notti urbane o i concerti.

Tenete presente, comunque, che per ottenere risultati davvero soddisfacenti, è sempre utile che ci sia almeno una fonte di luce ambientale, anche minima. Una lampada fioca, un'insegna al neon o i fari di un'auto possono aiutare l'algoritmo a ricostruire meglio la scena, regalando scatti che non richiedono ritocchi e pastrocchi vari in post-produzione.