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21 Maggio 2024
20:30

Cosa significa la “i” di iPhone? Un giorno sparirà dall’iconico smartphone di Apple?

Il prefisso “i” sta per 5 parole differenti, di cui la più importante è "internet". Potrebbe essere abbandonato anche da prodotti storici come iPhone e iPad, in quanto ha perso il suo significato originale. A sostenerlo sono alcuni esperti di marketing, tra cui Ken Segall.

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Cosa significa la “i” di iPhone? Un giorno sparirà dall’iconico smartphone di Apple?
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Steve Jobs mentre presenta il primo iPhone a San Francisco nel 2007. Credits: Blake Patterson, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons.

Secondo Ken Segall, il creativo che 26 anni fa convinse Steve Jobs a includere il prefisso “i” nel nome del primo computer Macintosh commercializzato dopo il suo ritorno in Apple (l'iMac), oggi Apple non avrebbe più ragione nell'usare la “i” sui suoi prodotti. Questo perché la “i” serviva a etichettare i dispositivi che erano in grado di connettersi a Internet, il che non era una cosa scontata negli anni ‘90 e nei primi anni 2000, a differenza dei nostri giorni. Effettivamente, la “i” non è stata più utilizzata per prodotti presentati dopo la morte di Steve Jobs.

Ecco spiegato il motivo per cui stando a quanto affermato da Segall (e da altri esperti del mondo pubblicitario) l'iPhone potrebbe in futuro essere ribattezzato Apple Phone. Sembra molto improbabile Apple arrivi a tanto, anche se l'iconica “i” è stata già eliminata da alcuni prodotti Apple (per esempio iTunes è diventato Apple Music).

Il significato della “i” nel nome di alcuni prodotti Apple

Sul perché Apple avesse deciso di adottare la “i” su alcuni dei suoi prodotti ne sono state dette tante. Una delle ipotesi più fantasiose è quella secondo cui il prefisso fosse una sorta di “tributo” a Jonathan Ive, il celebre designer che dal 1997 al 2019 ha disegnato le linee e le curve che hanno reso celebri i prodotti tecnologici dell'azienda di Cupertino.

In realtà, il significato della “i” è stato svelato in una slide richiamata dallo stesso Steve Jobs durante la presentazione dell'iMac, il 6 maggio 1998. Il prefisso in questione racchiudeva al suo interno un profondo significato di rinnovamento e cambiamento per l'azienda di Cupertino, che da relativamente poco tempo aveva riaccolto il suo cofondatore dopo un assenza di ben 12 anni (dal 1985 al 1997). Cambiamento che poteva essere difatti riassunto attraverso cinque parole, che per l'appunto avevano la “i” come iniziale, e che ben definivano gli scopi per cui era stato concepito l'iMac:

  • internet: consentire agli utenti di accedere facilmente a Internet.
  • individual (individuale): essere un prodotto autonomo.
  • instruct (istruire): essere utile per l'istruzione.
  • inform (informare): consentire agli utenti di informarsi sul Web.
  • inspire (ispirare): favorire l'ispirazione per realizzare nuove cose in futuro.
Steve Jobs spiega il significato della "i" | Geopop
Steve Jobs spiega il significato della "i" durante la presentazione dell’iMac. Credits: Joshua G via YouTube.

Dalla presentazione del primo iMac, la “i” è diventata una sorta di marchio di fabbrica per molti prodotti Apple, tra cui l'iBook (un computer portatile, successivamente rimpiazzato con il MacBook), l'iPod (il lettore musicale di Apple, oggi non più in vendita), l'iPhone (lo smartphone di Apple) e l'iPad (il tablet prodotto dall'azienda). Il prefisso è stato usato anche per contraddistinguere alcuni servizi, tra cui iCloud, iTunes e la suite iWork (che comprende le applicazioni Pages, Numbers e Keynote).

Secondo quanto affermato da Segall nell'articolo The End of ‘iPhone’ (“La fine di iPhone”), per Apple sarebbe il caso di abbandonare una volta per tutte la “i” (nonostante sia, difatti, una sua fortunata invenzione). Ecco come si è espresso al riguardo:

La “i” deve sparire. È ormai priva di significato. Certo, [Jobs] ha costruito [Apple] attorno a essa, ma ricordate che la “i” è sempre stata un sottomarchio. Ci possono essere esperti di marketing che dicono che Apple sarebbe pazza ad abbandonare il prefisso – è ancora davanti ad alcuni dei più grandi marchi di sempre – ma non può essere protetto, e per troppo tempo ci sono state aziende con cose collegate a Internet con la “i”, e questo è un problema per Apple, conosciuta per l'innovazione.

Dello stesso avviso è anche Ashwinn Krishnaswamy, partner dell'agenzia di branding Forge Coop di New York, che ha affermato:

La connettività oggi è onnipresente. Non c'è più il concetto di online contro offline, quindi ha poco senso aggiungere una “i” ai prodotti. È usata eccessivamente, è datata.

La politica della Apple post-Steve Jobs

Difatti Apple ha già dimostrato di aver abbandonato l'uso della “i”. Basti pensare alla politica della Apple post-Steve Jobs, che ha visto debuttare prodotti orfani dell'iconica iniziale minuscola, tra cui Apple Watch (che a quanto pare non è stato chiamato iWatch anche a causa di una piccola startup che aveva registrato il marchio prima di Apple), Apple Pencil (che non è stata chiamata iPencil), Apple Vision Pro (il visore per la realtà mista di Apple) e Apple Music (il servizio di streaming musicale di Apple, che non è stato chiamato iMusic).

Facendo due conti, dunque, la direzione di Apple sembra essere profondamente cambiata da quando Tim Cook ha preso le redini dell'azienda. Gli unici prodotti che continuano a mantenere la “i” sono infatti quelli pensati e annunciati da Steve Jobs (eccezion fatta per Apple TV che, a quanto pare, non venne chiamata iTV per evitare diatribe legali con la rete televisiva indipendente britannica ITV).

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