L'amianto (o asbesto) è un materiale fibroso – o per meglio dire un insieme di materiali fibrosi – dalle ottime proprietà isolanti e ignifughe. Il problema è che queste fibre si possono staccare dal materiale e diventare respirabili, causando gravi malattie ai nostri polmoni, anche a distanza di decenni – come sostenuto anche dal Ministero della Salute. In questo video vi racconteremo non solo in che modo l'amianto possa essere dannoso per la nostra salute, ma anche perché è stato così usato in passato e qual è la situazione amianto in Italia oggi.
Cos'è l'amianto?
L'amianto, in realtà, non è un singolo materiale ma è un nome che viene dato a 6 minerali fibrosi appartenenti alla famiglia dei silicati. Circa il 95% dell'amianto commerciale è il cosiddetto crisotilo, un minerale che tipicamente si presenta di un colore grigio-biancastro. L'altro tipo di amianto molto diffuso è la crocidolite, che invece tende al blu. Esistono poi anche altre varietà come l'amosite, l'actinolite, la tremolite e l'antofillite, anche se dal punto di vista commerciale sono sicuramente meno rilevanti delle due citate in precedenza.
Tutti questi vengono definiti minerali fibrosi perché anche a scala microscopica si presentano sotto forma di fibre, come se fossero dei piccoli aghetti grandi tra 1 e 5 micron circa: siamo nell'ordine del millesimo di millimetro! Il problema è che queste fibre sono inalabili e quindi possono causare problemi alla nostra salute.
Perché e quando l'amianto è pericoloso?
Le fibre di amianto possono essere respirate e concettualmente possiamo immaginarle come dei piccoli aghetti. La maggior parte vengono filtrati dal naso ma qualcuno può raggiungere i nostri polmoni, più nello specifico gli alveoli polmonari – il cui ruolo è quello di arricchire il sangue di ossigeno e ripulirlo dall'anidride carbonica. Qui le fibre di amianto vengono intercettate dai macrofagi, cioè speciali globuli bianchi che inglobano particelle estranee per difendere il nostro organismo. Il punto è che queste cellule possono rimanere infilzate dalle fibre più lunghe, rendendo inefficace questo sistema di difesa. Gli aghetti di amianto possono poi infilzare le cellule della pleura, portando alla formazione di diverse malattie, tra le quali, purtroppo, anche i tumori.
Detto questo dobbiamo tenere in considerazione che non tutte le tipologie di amianto sono uguali. Infatti cambia il cosiddetto tempo di biopersistenza, cioè il tempo in cui gli aghetti restano nel nostro corpo. Nel caso del crisotilo parliamo di una decina di mesi, mentre per la crocidolite si parla di diversi anni – e per questo motivo è considerata una tra le varietà di amianto più pericolose. Tra l’altro un grosso problema delle patologie legate all’amianto è che ci mettono molti anni a manifestarsi, a volte nell’ordine delle decine di anni, quindi è difficile accorgersene subito. In generale possiamo dire che le persone più colpite sono gli operai che hanno lavorato direttamente con l’amianto e spesso anche le loro mogli, perché lavando i vestiti hanno inalato purtroppo grandi quantità di fibre.
Come mai l’amianto era così tanto utilizzato?
L'utilizzo dell'amianto su una così grande scala era legato al suo basso costo, alla sua grande reperibilità e soprattutto alle sue ottime proprietà tecniche: l'amianto infatti è un materiale sia ignifugo che isolante. Veniva usato ad esempio per i guanti da forno, come materiale ignifugo all'interno degli aerei e come isolante sia termico che acustico in edilizia: tutti abbiamo sentito parlare del famoso cemento-amianto detto o eternit.
L’amianto in Italia e nel Mondo
Nonostante i danni alla salute causati dall'amianto siano ben noti, in alcuni Paesi questo materiale viene utilizzato ancora oggi: parliamo ad esempio di Russia, Cina, India, Kazakistan, Brasile e Zimbawe. Per fortuna, la maggior parte dei Paesi comunque ne ha vietato l’estrazione, la produzione e la vendita a partire dalla seconda metà del Novecento. In Italia ad esempio l’amianto è vietato dalla legge 257 del ‘92.
Ovviamente i danni causati dall'amianto negli anni passati esistono ancora: stando a un report del 2022 dell’Istituto Superiore di Sanità, parliamo a livello mondiale di oltre 230 mila vittime per malattie correlate all’amianto ogni anno. Anche in Italia i numeri non sono confortanti e ancora oggi si parla di oltre 4000 vittime all’anno.
La rimozione dell’amianto
A questo punto verrebbe da pensare: ora che sappiamo che fa male, prendiamo tutto l’amianto che è rimasto e lo togliamo dagli edifici, così siamo a posto!
Purtroppo non è così semplice.
Il concetto chiave è un manufatto che contiene amianto, come una tettoia in eternit, diventa potenzialmente pericolosa solo nel momento in cui si altera o si rompe, perché è in quel caso che le fibre possono essere liberate in aria ed essere respirate. Fin tanto che quell’oggetto è integro però non disperde fibre, quindi romperlo apposta per rimuoverlo potrebbe paradossalmente liberare molte più fibre di quelle che rilascerebbe il materiale se lo si lascia lì dov’è.
Per questo motivo la legge prevede di trattare gli oggetti che contengono amianto non solo con la rimozione ma anche con altre pratiche, come ad esempio l’incapsulamento che prevede di cospargere l’oggetto con speciali vernici che evitano il distacco delle fibre. Ad ogni modo si tratta di una materia estremamente complessa e quindi se avete il sospetto che in casa vostra ci sia questo materiale, rivolgetevi ad esperti per capire qual è la cosa migliore da fare.