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3 Aprile 2022
15:30

L’acqua all’uranio pubblicizzata negli anni ’30 non era poi così salutare!

Tra gli anni Venti e Trenta del Novecento venne messa in commercio una caraffa all'uranio che rendeva l'acqua radioattiva. A cosa serviva? E perché ebbe così tanto successo?

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L’acqua all’uranio pubblicizzata negli anni ’30 non era poi così salutare!
acqua-radioattiva

Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento iniziò ad entrare in commercio una serie di prodotti a base di elementi radioattivi. Sembra folle a pensarci oggi, ma all'epoca gli studi in materia erano estremamente ridotti (o addirittura assenti) e quindi questa misteriosa "radioattività" sembrava la cura di ogni male umano, una risorsa che la natura ci mette a disposizione e che (per la mentalità dell'epoca) sarebbe stato da sciocchi non usare! Dopo invenzioni del calibro delle "supposte al radio" o del "dentifricio al torio", fu commercializzata anche una brocca a base di uranio che rendeva l'acqua radioattiva. Ecco a voi il Revigator!

revigator
credit: ORAU.

È una storia assurda e per raccontarvela abbiamo deciso di riportare le informazioni presentate sia da enti ufficiali (come il NIST e l'ORAU), sia da studi scientifici sull'argomento.

Breve storia del Revigator

revigator
Credit: M. Epstein.

Tra la metà degli anni '20 e la metà degli anni '30, la Radium Ore Revigator Company riuscì a vendere centinaia di migliaia di brocche alte 30 cm e dal diametro di circa 20. Fin qui nulla di strano, no? Beh, al loro interno era presente uno strato poroso che conteneva carnotite. E che roba è? Si tratta di un minerale a base di potassio, uranio e vanadio. L'uranio decadeva e, tra i vari sottoprodotti, generava radon che veniva rilasciato nell'acqua: secondo i produttori, questo era "l'elemento perduto dell'originale freschezza". Secondo le credenze dell'epoca questo (pericoloso) elemento avrebbe permesso di curare una vasta gamma di malattie, dall'artrite alla flatulenza, passando anche per la demenza senile e l'avvelenamento.

L'utilizzo di questa brocca era estremamente semplice: era necessario riempirla d'acqua ogni sera; durante la notte questa assorbiva i prodotti di decadimento dell'uranio e il giorno successivo era pronta da bere. Dose consigliata? 6 bicchieri di acqua radioattiva al giorno. Richiamando le parole usate all'epoca per promuovere il prodotto:

I milioni di piccoli raggi che sono continuamente prodotti dall'uranio penetrano l'acqua e formano questo grande elemento per la salute – LA RADIOATTIVITÀ. Per tutto il giorno seguente la famiglia avrà due galloni di vera, salutare acqua radioattiva… È il modo in cui la natura ci può curare.

Quanto era pericolosa l'acqua radioattiva?

La domanda che tutti vi starete facendo è se (o soprattutto "quanto") quest'acqua fosse pericolosa. Con un sorprendente colpo di scena, l'acqua radioattiva non faceva male solo per la sua radioattività ma anche – e soprattutto – per l'elevata quantità di elementi tossici disciolti al suo interno.

revigator limitato
credit: ORAU.

Partiamo dalla radioattività. Secondo gli studi del chimico NIST Michel Epstein, la quantità di radon dispersa nell'ambiente esterno al Revigator era piuttosto ridotta; quella presente nell'acqua era invece sì molto alta (tra i 50 mila e i 200 mila picocurie per litro) ma, sempre secondo il ricercatore, considerando la moltitudine di malattie che all'epoca potevano portare alla morte, le probabilità di lasciarci le penne per questa quantità di radon erano relativamente basse. Una magra consolazione insomma.

Al contrario, i rischi per la salute aumentavano di molto se consideriamo gli elementi tossici disciolti nell'acqua – in particolare arsenico, uranio e vanadio (contenuti nella carnotite, cioè il minerale di uranio che rivestiva l'interno della brocca) e piombo (a causa del beccuccio della caraffa). Tutti gli esperimenti hanno mostrato livelli variabili di queste sostanze, ma comunque tutte superiori alle raccomandazioni dell'EPA (Environmental Protection Agency).
Le concentrazioni di elementi tossici erano ancora più alte se al posto dell'acqua venivano inseriti nella caraffa dei liquidi leggermente acidi, come succhi di frutta o vino.
Per fare un confronto, l'acqua aveva mediamente venti volte più arsenico e due volte più uranio rispetto ai valori massimi raccomandati dall'EPA; i liquidi più acidi potevano invece arrivare ad avere 300 volte più arsenico e il triplo di uranio!

Una storia tanto assurda quanto vera.

Bibliografia
Kitto, Michael E., et al. "Radionuclide and chemical hazards of a radium ore revigator." Journal of Radioanalytical and Nuclear Chemistry 296.1 (2013): 57-62.
M. Epstein, D.G. Miles Jr., and L.L. Yu. What were they drinking? A critical study of the radium ore revigator. Applied Spectroscopy. Volume 63, Issue 12, Pages 324A-354A and 1315-1442, (December 2009) , pp. 1406-1409(4). DOI: 10.1366/000370209790109003.

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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