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L’overbooking è una strategia commerciale che consiste nel vendere più servizi di quelli che si possono erogare (nel caso dei voli, più biglietti dei posti disponibili in aereo), nella consapevolezza che qualche acquirente sarà costretto a rinunciare, a causa di qualche impedimento. Le compagnie aeree calcolano, in base alle statistiche, quanti biglietti in più possono vendere su ciascuna tratta. Ciò nonostante, può capitare che i calcoli non si rivelino esatti e che su alcuni voli si trovino più persone che posti. In tal caso, le compagnie sono costrette a lasciare a terra alcuni passeggeri. Si tratta, però, di un’eventualità remota ed esistono dei “trucchi” per renderla ancora meno probabile.
Cos’è e cosa vuol dire overbooking
L’overbooking, traducibile con sovrapprenotazione, è una strategia di gestione dei ricavi applicata soprattutto dalle compagnie aeree, che in casi frequenti vendono più biglietti dei posti a disposizione su un aereo, nella consapevolezza che alcuni passeggeri non potranno presentarsi al gate a causa di qualche impedimento. Supponiamo che una compagnia operi un volo con un aereo da 200 posti. La compagnia non vende 200 biglietti, ma 210, perché presuppone che almeno dieci persone, pur avendo acquistato il biglietto, non partiranno. In tal modo, incasserà una cifra maggiore, avendo venduto dieci biglietti in più, e non subirà alcuna conseguenza: se almeno dieci passeggeri non si presenteranno all’imbarco, nessuno si accorgerà dell’overbooking. Questo è ciò che accade di solito.

L’overbooking, del resto, è legale o, per lo meno, non è espressamente vietato dalla legge. È applicato regolarmente da un gran numero di compagnie aeree. In misura minore, è utilizzato anche da hotel, agenzie di viaggio e aziende di altri settori.
Cosa succede quando si nega l’imbarco ai passeggeri
Può capitare che all’imbarco si presentino tutti coloro che hanno acquistato il biglietto o che il numero di passeggeri sia comunque superiore al numero di posti. Per esempio, se nell’ipotetico volo con 200 posti e 210 biglietti si presentano 205 passeggeri, cinque resteranno senza posto.
Che succede in questi casi? Per prima cosa, la compagnia chiede se ci sono dei “volontari” disposti, dietro un compenso pecuniario o altri benefici, a rinunciare all’imbarco. Se si trova un numero sufficiente di volontari, il problema è risolto. Se invece non si trovano volontari o il loro numero non è sufficiente, la situazione si complica perché, per ragioni di sicurezza, in nessun caso in aereo possono viaggiare più passeggeri dei posti a sedere disponibili. Di conseguenza la compagnia deve lasciare alcune persone a terra, in genere scegliendole attraverso algoritmi che tengono conto di diverse variabili (prezzo pagato, data del check-in, ecc.). Le persone alle quali è negato l’imbarco hanno diritto a un trattamento previsto dalla Carta per i diritti del passeggero: l’imbarco sul primo volo utile, l’assistenza nell’attesa della nuova partenza, compresa la fornitura dei pasti ed eventualmente la sistemazione in hotel, una compensazione pecuniaria.

Il diniego dell’imbarco, però, si verifica raramente. Non esistono statistiche globali, ma sappiamo, per esempio, che negli Stati Uniti nel 2016 ne fu vittima solo lo 0,09% dei passeggeri. E anche negli altri casi la media non si discosta molto da questa cifra. Infatti le compagnie riescono a “regolare” l’overbooking perché, usando algoritmi e dati statistici, calcolano su quali tratte e in quali periodi c’è maggiore possibilità che dei passeggeri non si presentino al gate.
Il caso del volo United Airlines del 2017
Per le compagnie, naturalmente, negare l’imbarco a uno o più persone è una pessima pubblicità e può anche capitare che qualche vicenda raggiunga le cronache dei giornali. Uno degli episodi più noti avvenne negli Stati Uniti il 9 aprile 2017 su un volo della United Airlines, in partenza da Chicago e diretto a Louisville. Quando i passeggeri erano già saliti in aereo, la compagnia si rese conto che quattro persone dovevano scendere, per fare posto a quattro membri dell’equipaggio che dovevano raggiungere Louisville per imbarcarsi su un altro volo.

La compagnia non trovò volontari e selezionò “dall’alto” i quattro passeggeri che dovevano scendere, ma uno di loro, David Dao, rifiutò di farlo, asserendo di essere un medico e di aver programmato delle visite a Louisville. Dao fu perciò fatto scendere con la forza dagli addetti alla sicurezza aeroportuale. La vicenda fece scalpore, anche perché fu registrata dagli altri passeggeri in un video che divenne presto virale, e alla United creò un serio danno di immagine, al punto da costringerla a rivedere la sua politica sull’overbooking. Si trattò, però, di una vicenda molto particolare, perché ai passeggeri non fu solo negato l’imbarco, ma furono obbligati a scendere quando erano già in aereo.
Come tutelarsi dall’overbooking
E allora come ci si protegge dall’overbooking? Non esiste una strategia efficace al 100%. In genere, è meno probabile che sia negato l’imbarco a chi aderisce a un programma di frequent flyer, perché talvolta gli iscritti sono esclusi dalla selezione. Può essere utile anche fare il check-in con anticipo. In ogni caso – ribadiamo – il diniego dell’imbarco è una eventualità remota ed è pressoché impossibile che si venga costretti a scendere dopo essersi imbarcati.