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4 Aprile 2025
10:00

Femminicidi in Italia e in Europa: com’è la situazione e cosa dicono i numeri

I femminicidi in Italia hanno visto un aumento tra il 2020 e il 2023, con un lieve calo del 6% nel 2024. Anche in Europa, i numeri rimangono allarmanti, con paesi come la Germania e il Regno Unito che registrano un alto numero di vittime.

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Femminicidi in Italia e in Europa: com’è la situazione e cosa dicono i numeri
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Ancora una volta, l'Italia è stata scossa dalle notizie dei femmicidi di due giovanissime donne, Sara Campanella e Ilaria Sula, e il dibattito sulla violenza di genere si è riacceso nuovamente con grande intensità. La 22enne Campanella, studentessa alla Facoltà di Tecniche di laboratorio Biomedico, è stata accoltellata il 31 marzo a Messina da un ex collega di Università che la ossessionava da due anni. Il corpo della coetanea Ilaria Sula, studentessa della Facoltà di Statistica alla Sapienza di Roma, è stato invece ritrovato il 2 aprile in una valigia gettata in un dirupo in zona Furio Camillo (Roma), uccisa per mano dell'ex compagno. Due storie brutali, che hanno riacceso l'attenzione su quell'enorme problema sociale che è l'annientamento delle donne in quanto donne. I dati sui femminicidi risultano in calo nel primo trimestre del 2025 rispetto agli anni precedenti, ma il problema sussiste ed è grave a prescindere dai numeri, anche perché minimizzato a livello istituzionale.

Il femminicidio resta quindi un grande problema in Italia, da affrontare su molti livelli. Ma che cosa si intende per questo crimine, e cosa dicono i numeri su questo fenomeno in Italia e in Europa?

Che cos'è il femminicidio e quali sono le sue cause

L’omicidio di una donna compiuto come atto estremo di violenza misogina è definito “femminicidio”. Le definizioni precise possono variare, ma si tende a ritenere che non tutti gli omicidi che hanno come vittima una donna siano femminicidi: il movente dell'omicidio deve essere specificamente legato al fatto che la vittima è una donna.

Questo crimine, spesso compiuto da ex fidanzati, ex mariti, familiari, conoscenti o gli stessi compagni delle vittime, viene spesso anticipato da violenze fisiche, psicologiche, sessuali ed economiche con l'obiettivo di esercitare controllo, potere e dominio sulla donna in questione.

Dietro al femminicidio stanno molte componenti culturali e psicologiche complesse, ma una è forse più degna di nota di altre perché spesso fugge all'attenzione quando si leggono notizie di questo genere. Esiste un meccanismo psicologico molto complesso nella mente dell'assassino per cui la donna non è più vista come essere umano, ma come oggetto. La vittima infatti viene deumanizzata dal killer: è priva di valore, autonomia, indipendenza, vita e desideri propri, e viene percepita solo e unicamente come una (ex) proprietà. Quando si priva una persona della sua umanità, infatti, è più facile giustificare atti di violenza nei suoi confronti, perché non si vede più il motivo di portarle rispetto. Proprio questa visione di possessione dell'altra persona alimenta nell'assassino gelosia patologica e violenza, fino a sfociare nell'omicidio.

Ma per quanto ostracizzato (anche perché poco compreso da molti e perché necessità di un'attenzione profonda), il motivo principale e matrice dell'odio nei confronti delle donne rimane il sistema patriarcale o quantomeno i suoi retaggi. Per secoli, nel mondo, le donne sono state viste come entità subordinate all'uomo: dovevano sposarsi, fare figli, curare la casa, seguire determinate condotte di umiltà e morigeratezza. Non dovevano saper leggere, né scrivere o sviluppare la capacità di analisi sul mondo perché così era possibile tenerle sotto controllo. Rendere una metà del mondo analfabeta dal punto di vista funzionale ed emotivo è stato ciò che per secoli ha permesso di non porsi domande su quali fossero i suoi desideri e i suoi diritti. Del resto, l'infantilizzazione di un'intera categoria ha fatto sì che difficilmente le sue vittime potessero trovare gli strumenti per fuggire ai propri cancellieri o carnefici.

I dati sui femminicidi in Italia: in calo nel primo trimestre del 2025 

Secondo le statistiche pubblicate dal Ministero dell'Interno in cui viene considerato il periodo 2019-2024, i femminicidi sono aumentati tra il 2020 e il 2023, per poi scendere del 6% tra il 2023 e il 2024. Solo lo scorso anno le donne uccise sono state 113, di cui 61 uccise dal compagno o dall'ex (dati Servizio Analisi Criminale).

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I femminicidi in ambito familiare e affettivo hanno subito un progressivo decremento a partire dal 2021 al 2023, ma sono incrementati del 3% durante lo scorso anno. Nell'ambito degli omicidi familiari e le vittime femminili costituiscono il 65% delle vittime totali sia nel 2023 che nel 2024.

Nell'anno passato, oltretutto, sono leggermente aumentati i femminicidi in cui l'assassinio è un ex partner della vittima: in questi casi, è chiara la predominanza delle vittime di genere femminile, con un'incidenza pari all'86% (91% nel 2023).

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L'età delle vittime è compresa tra i 18 e i 50 anni, con una predominanza nella fascia di età tra i 30 e i 50 anni (donne sposate o conviventi), proprio come i loro aggressori.

I report del Ministero dell’Interno riguardanti questo crimine a partire da quest'anno usciranno con cadenza trimestrale sul proprio sito. Infatti, sono già stati resi noti i primi dati (gennaio-marzo 2025). Rispetto ai femminicidi commessi nello stesso periodo dell’anno precedente, emerge che il numero degli eventi è attualmente in diminuzione.

Femminicidi nel mondo e un focus sui nostri vicini europei

L'ultimo report delle Nazioni Unite uscito nel 2024 ha evidenziato come solo nel 2023 almeno 51.100 donne e ragazze siano state uccise da uomini con cui avevano avuto una relazione o da familiari stretti, e il dato è in aumento rispetto alla stima del 2022, che ha contato 48.800 vittime. Ciò significa che, nel mondo, ogni 10 minuti una donna viene uccisa.

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Nel 2023, secondo le stime del report, il numero più alto di vittime è stato registrato in Africa, con 21.700 vittime. A seguire c'è l'Asia con 18.500, le Americhe con 8.300, l'Europa con 2.300 e l'Oceania, con 300 vittime. Le stime, però, non sono nemmeno finali, date le persistenti limitazioni in termini di disponibilità dei dati. Ciò significa che i numeri reali potrebbero essere anche molto più alti.

A livello europeo, in particolare, non va meglio in altri Paesi, se guardiamo ai nostri vicini.

Nel 2024 in Francia ci sono stati 93 femminicidi, come testimonia anche il collettivo "Féminicides par compagnons ou ex", che raccoglie le storie delle vittime e si impegna per sensibilizzare l'opinione pubblica.

La Spagna, invece, i femminicidi sono diminuiti del 30% in vent'anni, come riporta il Ministero dell'Uguaglianza. Nel 2024 ha registrato 57 femminicidi, rendendolo l'anno con il numero più basso dal 2003.

In Germania, solo nel 2023, secondo il rapporto più recente dell'ufficio federale di polizia criminale, si sono verificati ben 360 femminicidi. Praticamente una donna ogni giorno. Nel 2021, i femminicidi registrati erano 337, posizionandosi tra i paesi con il numero più alto di femminicidi in Europa. A riguardo dei terribili dati che arrivano dalla Germania, la giornalista Fatma Aydemir ha scritto sul Guardian:

I casi di violenza domestica in Germania sono aumentati drasticamente durante la pandemia, come altrove , ma invece di tornare ai tassi precedenti al lockdown, continuano ad aumentare, anche se le donne non sono più, almeno in teoria, confinate nelle loro case violente. In pratica, molte comunità tedesche non hanno spazio nei rifugi per donne o le risorse per aiutare le donne che dipendono economicamente. Il costante aumento degli affitti , il divario retributivo di genere ancora prevalente, la divisione ineguale del lavoro di cura: tutti questi fattori significano che molte donne semplicemente non possono permettersi di lasciare i loro aggressori. Dove dovrebbero andare?

Non meno preoccupanti sono i dati che arrivano dal Regno Unito: secondo il progetto Counting Dead Women, nel periodo dal 2009 al 2024 sono state registrate oltre 2000 donne uccise da uomini, che corrispondono a circa una donna ogni tre giorni.

La sensibilizzazione e il ruolo della società civile

In Italia, a seguito del caso Giulia Cecchettin sono state intraprese alcune misure legislative, come il rafforzamento delle misure di protezione (per esempio è stato previsto l'uso del braccialetto elettronico per monitorare gli aggressori e garantire la sicurezza delle vittime, ma non sempre ha dimostrato di funzionare) o il "Disegno di Legge per la Protezione delle Donne in Pericolo" in cui si prevede l'arresto in flagranza differita fino a 20 giorni. Ciò significa che pur non trovando l'aggressore sul luogo del reato al momento in cui la violenza è avvenuta, le autorità possono arrestarlo successivamente (entro un certo termine) se ci sono prove solide che dimostrano il reato denunciato dalla vittima o dai familiari. Inoltre, lo scorso 7 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di disegno di legge mirato a riconoscere il femminicidio come fattispecie autonoma di reato, sanzionata con la pena dell’ergastolo.

Tuttavia, le misure legislative e giudiziarie, finora, raramente si sono dimostrate utili nel prevenire i femminicidi, anche considerando i casi in cui sono state depositate in questura numerose denunce da parte delle vittime. Le leggi, quindi, non bastano: vanno accompagnate da campagne di sensibilizzazione ed educazione affettiva insegnata nelle scuole, ma anche da un cambiamento dei linguaggi utilizzati dai media, che contribuiscono a sensibilizzare l'opinione pubblica.  La strada per sradicare la cultura della violenza è ancora lunga da fare, e va percorsa su ognuno di questi fronti.

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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