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2 Dicembre 2025
15:30

Il fungo che “si nutre” dalle radiazioni di Chernobyl: un misterioso fenomeno che interessa anche alla NASA

Il fungo nero Cladosporium sphaerospermum riesce a vivere e proliferare nell'ostile ambiente di Chernobyl. Usa la melanina per "nutrirsi" grazie ai raggi gamma. Questo affascinante fenomeno potrebbe proteggere i futuri astronauti nello spazio.

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Il fungo che “si nutre” dalle radiazioni di Chernobyl: un misterioso fenomeno che interessa anche alla NASA
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Nel cuore della Zona di Esclusione di Chernobyl, all'interno del famigerato Reattore 4 protagonista del disastro nucleare del 1986, negli anni '90, è stato scoperto un fungo nero (Cladosporium sphaerospermum) capace non solo di sopravvivere a livelli altissimi di radiazioni ionizzanti, ma addirittura di proliferare proprio grazie a esse grazie a un pigmento che abbiamo anche noi esseri umani (la melanina) grazie a un interessante fenomeno chiamato "radiosintesi".

Questa specie, studiata approfonditamente dalla scienziata nucleare Nelli Zhdanova, sembra essere letteralmente "attratta" dalle fonti radioattive, proprio perché serve a questo fungo per vivere. Con la "radiosintesi" o "radiotropismo", infatti,  In pratica, il fungo utilizza l'energia dei raggi gamma prodotti dalle reazioni nucleari per alimentare il proprio metabolismo, in un processo analogo a quello della fotosintesi nelle piante. Le piante usano la clorofilla – pigmento che dà il caratteristico colore verde – per trasformare la luce solare in energia chimica mentre questi funghi potrebbero raggiungere lo stesso risultato usando un altro pigmento, la melanina, e i raggi gamma.

fungo chernobyl
Colonia di Cladosporium sphaerospermum, il fungo nero di Chernobyl. Credit: Medmyco, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons

Esatto, la melanina – lo stesso pigmento presente nella nostra pelle che ci protegge dai raggi UV – sembra essere la chiave di tutto. Questo fungo ne è ricchissimo e gli conferisce il tipico colore nero. Il pigmento svolge un duplice ruolo vitale:

  • Convertitore di energia: cattura le radiazioni e ne sfrutta l'energia per la crescita. Studi hanno dimostrato che il Cladosporium cresce più velocemente in presenza di radiazioni rispetto a un ambiente normale anche se i meccanismi alla base sono ancora da chiarire.
  • Scudo protettivo: protegge il DNA del fungo dai danni causati dalle radiazioni, che altrimenti distruggerebbero il materiale genetico e le proteine.

Questa capacità di adattamento ha attirato l'attenzione della NASA. Lo spazio, infatti, è un ambiente ostile bombardato dai raggi cosmici (particelle ad alta energia), che rappresentano uno dei maggiori pericoli per la salute degli astronauti nelle missioni a lungo termine. Buona parte dei raggi cosmici è assorbita dalla nostra atmosfera, ma lo spazio ne è ricco.

Per testare le sue potenzialità, il fungo è stato inviato sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). I risultati hanno mostrato una crescita 1,2 volte più veloce rispetto ai controlli e una riduzione dei livelli di radiazione. Tuttavia, i motivi alla base di questa crescita accelerata sono ancora da definire con certezza. Sebbene la melanina e la "radiosintesi" sembrino giocare un ruolo chiave, non si può escludere che anche l'assenza di gravità (microgravità) contribuisca a stimolarne lo sviluppo.

Questi risultati sono promettenti in ambito spaziale e aprono la strada all'affascinante – e quasi fantascientifica – possibilità di creare veri e propri "bioscudi" auto-rigeneranti da utilizzare per proteggere le future basi spaziali.

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