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Sentirsi totalmente immersi in ciò che si sta facendo, sia esso un lavoro di scrittura a mano, un’analisi excel al computer, una coreografia di danza in sala prove o la pittura di una miniatura. Passano le ore, non ce ne accorgiamo, veniamo riportati alla realtà dai morsi della fame; il sole è calato, ci domandiamo stupiti: “caspita, ma che ore sono?!”. Abbiamo sperimentato lo stato di “flow”, uno stato mentale nel quale siamo completamente immersi in un’attività su cui è riversata l’intera nostra attenzione in maniera sostenuta nel tempo. Il concetto di “flusso produttivo” o “stato ottimale” è stato introdotto e studiato dallo psicologo ungherese Mihály Csíkszentmihályi nel 1990, con un volume in lingua inglese, tradotto in italiano soltanto nel 2021 (anno della morte dello psicologo) con il titolo: Flow. Psicologia dell’esperienza ottimale, seguito negli anni da altri volumi di approfondimento. Puntare al raggiungimento di uno stato di flow può essere una buona idea non soltanto per l’aumento della produttività che ne consegue, ma soprattutto perché a tale stato è associata una maggiore gratificazione e una minore sensazione di stress. Vediamo dunque come funziona e quali sono gli elementi del “flow”.

Come entrare nello stato di flow e cosa si intende
Il flow è uno stato mentale in cui la nostra attenzione è immersa completamente e in modo prolungato in un'attività. Ci sono degli elementi da tenere di conto se vogliamo che la nostra attività ci porti nello stato di concentrazione totale che desideriamo raggiungere. In primo luogo, è necessario stabilire degli obiettivi chiari e ben definiti. Senza punti di arrivo a breve e a lungo termine e senza un feedback dei risultati immediatamente percepibili, sarà difficile monitorare ed essere soddisfatti dei vari piccoli progressi ottenuti durante l'attività, a discapito della gratificazione che è il carburante principale del flow. È fondamentale inoltre trovare obiettivi e sfide commisurate al nostro livello di abilità: il compito deve essere impegnativo il tanto che basta da risultare stimolante, sfidante, ma non così tanto da sconfinare nella frustrazione. Alla base della ricerca del flow deve essere quindi presente una consapevolezza realista di sé e delle proprie abilità. Forse questo è uno dei punti più delicati: nella società dell’informazione, spesso i nostri metri di misurazione sono globali. I social ci espongono alle eccellenze su scala planetaria, e i giudizi sulle nostre abilità finiscono per risentire di paragoni assurdi.

Un altro punto essenziale è l’eliminazione delle distrazioni. Distrarsi significa interrompere il flow, o il processo graduale che ci porta verso quello stato. Creare un ambiente che ci inviti alla concentrazione, che ci renda facile raggiungere gli strumenti del nostro lavoro (fisico o digitale che sia) significa togliere il maggior numero di barriere tra noi e lo stato di gratificazione produttiva. È stato poi osservato che scomporre il tempo in blocchi di 25-50 minuti aiuti a sostenere il flow per una durata totale maggiore, riducendo l’affaticamento mentale che la condizione di attenzione sostenuta prolungata comporta.
Come raggiungere lo stato di flow: l’importanza della motivazione
È facile capire che gli elementi nobili per il raggiungimento del flow sono l’impegno, la passione e la motivazione. Ciò non significa per forza dedicarsi unicamente a ciò che sappiamo piacerci, ma può voler dire interpretare il lavoro che stiamo svolgendo sotto un’ottica gratificante e motivante. Se questo sembra essere più facile per attività che coinvolgono il corpo, con particolare riferimento ad attività artistiche o sportive, che hanno dalla loro anche un massiccio rilascio di endorfine che creano una sorta di piccola dipendenza verso quell’attività, più difficile risulta essere per attività statiche, come quelle svolte davanti ad un libro o ad uno schermo. Qui, potrebbe aiutare notevolmente cambiare il contesto di lavoro, la sede, o reinterpretarne lo scopo. Compilare tabelle excel potrebbe essere visto come la cosa più noiosa sulla faccia della terra, ma ha una sua ritmicità rituale, e soprattutto potrebbe portare ad analisi e insight realmente soddisfacenti, tanto più se lo scopo dell’analisi combacia con i nostri obiettivi e le nostre prerogative etiche.
Cosa succede nel cervello quando si è nello stato di flow
Esperimenti elettroencefalografici ci forniscono numerosi dettagli rispetto al comportamento della corteccia cerebrale durante lo stato di flusso. Innanzitutto, sono state studiate le onde cerebrali, ovvero le frequenze, ovvero le onde elettromagnetiche generate dall’attività sinaptica dei neuroni. Nello stato di flow si assiste ad un aumento delle onde alfa (8-12 Hz), correlate a stati di veglia rilassata, e theta (4-8 Hz), che sono le medesime riscontrate in stati meditativi, durante la fase onirica del sonno, durante momenti di creatività e apprendimento. Sul versante dell’attivazione delle aree cerebrali, è interessante notare una diminuzione dell’attività della corteccia prefrontale, solitamente associata a funzioni esecutive quali l’autocontrollo ed il monitoraggio del proprio comportamento. Questa singolare dinamica sarebbe alla base della riduzione dell’autocritica, il giudizio di sé e l’autoconsapevolezza, favorendo piuttosto la spontaneità e la fluidità dell’azione nella quale siamo coinvolti. L’ingresso nello stato di flow è associato ad un sensibile aumento di serotonina, endorfine e dopamina, che lasciano emergere sensazioni di piacere, ricompensa e motivazione intrinseca. Per completare una panoramica generale, riportiamo anche una maggiore connettività tra differenti regioni cerebrali, con particolare riferimento ai centri dell’attenzione, della memoria e del controllo motorio. Lo stato di flow aumenta la quantità di scambio di informazioni tra queste aree in direzione di una sincronicità armonica di natura tanto visuo-motoria quanto mentale.